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Recensione

Dimensione Avventura 14: La Città dei Ladri
Edizione Librogame's Land 2009
autore/i Ian Livingstone
Recensore ilsaggio79

Prima di dire alcunchè su questo quattordicesimo capitolo della serie Dimensione Avventura è doveroso da parte mia farte una precisazione: per me un librogame è sempre e innanzitutto un “libro” e quindi, nell' esprimere il mio personale ( e opinabile) giudizio, non posso prescindere mai da un attenta e pignola analisi dello stile narrativo, infatti il librogame dotato del più bilanciato sistema di gioco mi lascerà comunque freddo se non sarà scritto in una prosa quantomeno discreto. Detto ciò posso immediatamente sottolineare che per quanto riguarda La città dei ladri tale requisito primario viene ad essere ampiamente soddisfatto, certamente anche grazie ad un puntuale lavoro dei traduttori, e la narrazione scorre piacevole in ogni parte dell' opera a aprtire già dal prologo.
In questo ci troviamo, noi che siamo avventurieri mercenari che campiamo alla giornata saltanto da un impresa ad un altra, ad attraversare fortuitamente la città di Silverton. Ben presto veniamo informati di una maledizione che grava sulla città: Di notte viene attraversata in lungo ed in largo da Mannari della luna, creature malvagie e dotate di enorme forza che cercano una fanciulla reclamata in sposa dal Principe delle tenebre Zanbar bone, loro padrone. Nessuno sa come fare per liberarsi del principe, eccetto forse lo stregone Nicodemus, il quale però da parecchio tempo s'è trasferito in un imprecisato domicilio a Port Blacksand, rinomata luogo di ritrovo di ladri, banditi, tagliagole e quant' altro la feccia della popolazione dei dintorni è in grado di partorire, e dove nessuno ardisce recarsi a cercarlo. Nessuno, sia ben chiaro, eccetto noi, che difatti con 30 pezzi d'oro e una nuova spada donatici dal padre della pulzella, il giorno seguente partiamo alla volta della malfamata città.
Iniziamo la nostra avventura quindi già a ridosso della città, nella quale ci introdurremo dopo aver subito l' interrogatorio di benvenuto da parte della guardia cittadina. Varcata la soglia l'autore, con uno stile narrativo sapiente e accattivante, alza il velo su quella che è una vera e propria corte dei miracoli popolata di personaggi improbabili e forse pericolosi. Il nostro incedere per le strade è studiato pur senza essere lento o noioso, l'impressione che si ha man mano che la lettura scorre nei paragrafi è quella di avanzare con passo moderato e l'occhio attento (ma anche divertito) che vaga da un edificio all' altro. C' è insomma una tensione di fondo che non ci abbandona mai e ci tiene ben desti mentre superiamo case e negozi all' interno dei quali possono celarsi desiderabili oggetti o spiacevoli incontri.Dove entrare? Dove tirare dritto? Sono domande alle quali ahimè sapremo rispondere solo nelle successive partite.
Superata la prima parte giungiamo finalmente all' incontro con Nicodemus, il vegliardo però non ha nessuna voglia di abbandonare il suo ritiro per affrontare Zanbar bone e si limita a indicarci una serie di oggetti che ci saranno necessari per liberarci del nostro nemico. La seconda parte dell' avventura diviene quindi una ricerca negli edifici della città che ancora dobbiamo esplorare nel tentativo di procurarci tutto l'occorrente allo scontro finale. Ad un certo punto saremo costretti a scontrarci con le guardie cittadine che ci chiederanno ragione della nostra presenza a Port Blacksand, e in un modo o nell' altro dovremo superarle e abbandonare la città.
Una volta fuori delle mura cittadine ci avvieremo verso l'ultima tappa della storia ossia l' incontro con Zanbar Bone all' interno del suo tetro maniero, questo però soltanto se avremo raccolto tutti gli oggetti necessari, altrimenti il fallimento sarà decretato fin da subito e tra sbuffi e parolacce saremo costretti a tornare al paragrafo 1 e ritentare da capo. Comunque anche avendo tutto la nostra probabilità di successo è ridotta fin da qui ad un terzo contro due terzi di probabilità di fallimento (non vi dico però perchè). Una volta introdottoci nel castello dobbiamo cercare di raggiungere il principe, di cui ignoriamo il luogo di riposo, e al contempo cercare di evitare le insidie celate nelle varie stanze che via via esploriamo. Sarà qui che potremmo con sorpresa renderci conto della necessità di possedere qualche altro oggetto che non ci era stato espressamente indicato, e così fare una fine che non sospettavamo: tornare di nuovo all 1! (@#*!!!). Infine se tutto fila liscio affronteremo l' oscuro principe delle tenebre e lo ridurremo rapidamente in un mucchietto di cenere (salvo ritrovarsi in quei due terzi di probabilità cui ho accennato sopra e quindi essere costretti anche in questo caso a tornare all' 1), dopodichè non paghi, appiccheremo il fuoco al castello e ce ne andremo via a fare una grassa dormitaprima di rientrare in città a riscuotere il plauso dei cittadini e una sostanziosa ricompensa.
Questo è quanto per quel che concerne la storia e, come detto in precedenza, il giudizio sulla narrazione è estremamente positivo e da solo già questo basta per fare de La città dei ladri un librogame col quale cimentarsi. Chiaramente però resta da analizzare la parte ludica del libro, e qui arrivano i dolori, ed il giudizio s' abbassa sensibilmente. Andiamo a vedere perchè:

Il nostro personaggio è dotato di tre punteggi: Abilità, che comprende la nostra forza, la nostra agilità e la nostra destrezza; Resistenza, che sostanzialmente riflette il nostro stato di salute ( Resistenza 0 = morte); Fortuna che ci indica quanto è probabile che rimettendo la nostra sorte al Padreterno ci vada bene, quest' ultimo punteggio s'abbassa man mano che ne facciamo uso ( si sa che pure il Padreterno non ha pazienza infinita). Tutti e tre i punteggi possono fluttuare sia verso l'alto che verso il basso, e questa la reputo una soluzione piuttosto intelligente che purtroppo di rado ho trovato adottata in altri librogame ( perchè mai la mia abilità non dovrebbe aumentare se trovo una spada fatata o anche semplicemente più maneggevole?). Inoltre partiamo equipaggiati di una spada eccellente, di un armatura di cuoio, di una lanterna, di 30 pezzi d' oro, e di una pozione scelta tra tre differenti che per due volte potrà, a seconda di quale abbiamo scelta, ridarci punti di abilità, resistenza o fortuna.
Ora la prima critica da muovere al libro, date le caratteristiche del personagggio, è che è troppo facile: i punteggi medi con i quali ci può capitare di intraprendere la storia sono tali da permetterci di superare agevolmente la quasi totalità degli scontri possibili. Come se non bastasse questo i punti che possiamo perdere per altri motivi sono pochissimi, difatti non ci cadono tegole sulla testa ne ci sono crepe nel fondo stradale che ci facciano prendere storte e perdere punti di resistenza ( non possiamo perderne neanche se digiuniamo, e questo nonostante si parta con una pantagruelica scorta di ben 10 pasti! ). Per fortuna e abilità le fluttuazioni sono un po' più accentuate, ma comunque abbiamo multiple possibilità di recupero e in sostanza non dobbiamo stare a preoccuparci troppo per la momentanea perdita di un punto di abilità o di fortuna. L' unico parametro che veramente può metterci nei guai è la quantità d' oro, Portblacksand è una città decisamente costosa, perciò è necessario tentare di procurarsene ad ogni occasione, e le occasioni fortunatamente non mancano.
La seconda critica è che gli oggetti si rinvengono troppo facilmente: una volta saputo cosa cercare è abbastanza intuitivo indovinare dove cercare, se per esempio doveste cercare farina andreste dal mugnaio o dal falegname? ( questo era un esempio inventato la farina lasciatela pure ai fornai ;-) ) ed inoltre non è che siano custoditi neanche troppo bene.
La terza e più doverosa critica è che non c' è abbastanza libertà d'azione: tolta la prima parte, per altro breve, dove è possibile scegliere tra tre differenti percorsi, dopo si può proseguire per un solo percorso “ giusto” che ci permetterà di raccogliere tutto il necessario per portare a buon fine l' impresa, e inoltre anche i percorsi alternativi sbagliati sono solo un paio.
La quarta e ultima nota dolente riguarda lo sbilanciamento delle parti della storia: È naturale che chiamandosi il libro “La città dei ladri” la parte più corposa dell' opera sia ambientata in quest' ultima, ma neanche è possibile ridurre la parte esterna alla città ad un caricaturale teatrino di pochi paragrafi. Praticamente ci ritroviamo ad ammazzare Zanbar bone senza nemmeno esserceni accorti! Decisamente valeva la pena di spendere qualche paragrafo in più per questa parte e renderla così la degna conclusione della storia. E lo stesso potrebbe dirsi per la conclusione in senso stretto, ossia il ritorno a Silverton e la riscossione del premio: s' accenna ad una festa in nostro onore ma in maniera così frettolosa che si ha quasi l' impressione di essere accomiatati con una stretta di mano ed un bicchiere di vino!

Longevità 6.5:  Non è troppo alta ma neanche bassissima, se difatti una volta provati i tre percorsi iniziali alternativi e dopo aver individuato Zanbar bone non ci sono molti motivi per ricimentarsi, lo stile veramente piacevole probabilmente vi spingerà a distanza di tempo a riprendere in mano il volume per riassaporarne l'atmosfera.

Difficoltà 6.5:  Non è granchè difficile, tuttavia non è neanche facile imbroccare la strada giusta al primo colpo: quasi certamente qualcosa che ci serve ci mancherà o subito fuori dalle mura o una volta arrivati al castello di Zanzar Bone. Nel complesso saremo costretti a rigocarlo almeno 3-4 volte prima di uscirne vincitori.

Giocabilità 6.5:  Come detto troppa poca libertà d'azione, e dove questa è presente troppo facile capire cosa fare. Dobbiamo però fare un plauso all' autore per la quasi totale assenza di morti istantanee.

Chicca:  Una razza di umanoidi chiamati Bay che sorprendiamo a giocare una partita del loro passatempo preferito: il baysball.

Totale 6.5: