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Recensione

Cavol Quest 1: Cavol Quest
Edizione Plesio Editore 2020
autore/i Giacomo Bernini,Roberto Gerilli,Stefano Cappanari
Recensore Landar97

UNA RECENSIONE DEL CAVOLO

Benvenuti nel mondo fantasy di Nerdasia! O meglio, a Borgo del Cavolo. Insomma, benvenuti nei panni di Prudenzio Guardapolli (PG), l’aspirante Guybrush Threepwood dei librogame.
Con un nome buffo, un passato da poveraccio e tanta voglia di diventare famoso, ecco pronto il nostro personaggio.

CavolQuest è originale, non innovativo, non vuole esserlo e non lo deve essere, è un librogame dall’umorismo vintage, da nerd e per nerd. Citazioni, situazioni e rotture della quarta parete puntano nella direzione di una gioviale risata tra intenditori.

Questa è la nuova avventura a bivi che Plesio Editore propone al pubblico di appassionati.
Per riuscire nella sua misera impresa, che consiste nel recuperare un esattore delle tasse scomparso, il nostro PG potrà fare affidamento sul suo sistema di abilità. Si tratta in realtà di un aspetto volutamente abbozzato, in quanto secondario rispetto al core del gioco, che consiste nella scelta del movimento sulla mappa e delle opzioni di interazione.

Un aspetto che emerge sicuramente fin dalle prime pagine è la vasta conoscenza da parte dei tre autori del mondo dei librogame, elemento che permette loro di mettere in atto un’ironia sottile e mirata, in grado di divertire i veterani e non pesare troppo ai più inesperti.
Ironia è la parola d’ordine che regna sovrana in questa opera. Niente paura, si tratta di un’ironia ben calibrata, che si sposa bene con la narrazione, strappando un sorriso in corsa, senza fermare il flusso degli eventi per fare la battuta.

Anche i dialoghi, molto frequenti e ben strutturati, si conciliano bene con le vicende, permettendo un’immedesimazione convincente e calzante. Una particolare menzione va fatta proprio per la resa grafica del testo, che permette al lettore di distinguere chiaramente ed intuitivamente il parlato, dai pensieri del protagonista e dal dialogo telepatico con Evremondo il Superbo, lo stravagante stregone intrappolato nella spada del protagonista.

Prudenzio ed Evremondo costituiscono un duo simpatico: un wannabe avventuriero impacciato e un potente stregone senza cuore, di cui non rimane che la voce canzonatoria. I due calcano le figure del lettore e degli scrittori, permettendo un livello di dialogo del tutto particolare con le menti dietro le righe d’inchiostro.
In generale, i personaggi sono ben caratterizzati, con stranezze che sbeffeggiano i cliché sottesi (a tal proposito è doveroso citare l’elfo sovrappeso).

La narrazione è piuttosto lineare, senza scelte che alterano la storia (a parte una, ma niente spoiler), la sfida è più simile a quella delle avventure grafiche, del tipo: trova l’oggetto giusto per procedere (peccato che, per forza di cose, quale oggetto usare sia indicato dal testo). Questa meccanica è incentivata dalla struttura a semi-mondo-aperto, che lascia al giocatore la possibilità di scegliere in che zona recarsi, tramite la disposizione di paragrafi sulle mappe.

Un’altra meccanica al contempo buffa e funzionale è quella secondo cui è lecito barare, incorporando nel sistema di gioco una cattiva abitudine che, ammettiamolo, abbiamo un po’ tutti.

Longevità 8: 

Quasi quattrocento paragrafi belli nutriti di testo vi terranno occupati per un bel po’.

Difficoltà 6: 

La sfida del gioco non è alta, in quanto il focus non è tanto sull’abilità nel compiere la scelta migliore, ma nell’esplorare il mondo e godersi tutti i risvolti delle vicende.
Inoltre, la possibilità di barare abbatte del tutto qualsiasi rischio di trovare un vicolo cieco, favorendo la perlustrazione a cuor leggero.

Giocabilità 8: 

I registri su cui appuntare livelli di abilità e nozioni varie sono presenti, ma sicuramente non necessari per chiunque abbia un pizzico di memoria.
Anche i dadi sono perfettamente sostituibili dai riquadri numerati a bordo pagina (lo stesso sistema già visto in molti librogame di vecchia data).

Chicca: 

La parte più difficile della recensione. Nessuna scelta renderebbe giustizia alle altre, perciò, per fare volutamente un torto a tutte, ne sceglierò una minore.
La dedica del libro è rivolta a Giada, la figlia di uno degli autori, nata durante la stesura del volume. Tale dedica cita: «Quando sarai grande e tuo padre dirà che dovrai comportarti in maniera matura, tu ricordagli che a 37 anni suonati lui ha scritto questa pazzia».
Vi è scesa la lacrimuccia?

Totale 8: 

In conclusione, CavolQuest è un’opera matura, un libro che merita ed esprime alla grande l’amore all’italiana per i librogame, facendo una lodevole ironia del loro mondo e più in generale del genere fantasy.
La padronanza della scrittura, rende la navigazione tra le pagine deliziosa e avvincente, di modo che i lunghi paragrafi, solitamente noiosi in un librogioco, scorrano velocemente sotto gli occhi del lettore.
La limitata libertà di scelta, che potrebbe sembrare una pecca, in realtà risulta una preferenza stilistica legittima, che invita il lettore a godersi una narrazione dal ritmo bilanciato. Proprio in virtù di questa struttura anche la rigiocabilità ne risente, avvicinando l’esperienza complessiva più a quella del libro che del gioco, il che non è necessariamente negativo o positivo, dipende dai gusti.