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Recensione

Golden Dragon 3: Il signore dell'ombra
Edizione EL 1994
autore/i Oliver Johnson
Recensore pippo79

Prima opera di Oliver Johnson senza il suo abituale collega e grande amico Dave Morris; il terzo scenario di questa serie (giunta forse tardivamente in Italia, nel periodo del crepuscolo dei librogame), ci mette nei panni del primo Guerriero della Guardia Imperiale del re Paladino Valafor di Lalassa, deciso a indagare sulla scomparsa del suo signore e sulla successiva decadenza del regno in seguito all’insediamento a corte di Averok, il fratello del sovrano: esso aveva inizialmente sostituito dignitosamente Valafor, ma dopo qualche tempo aveva finito per rinchiudersi nella cittadella imperiale, sparendo dalla circolazione per molti anni nel corso dei quali aveva emanato leggi e tasse capaci di ridurre alla povertà il territorio di Lalassa. Tutta la vicenda risultava molto oscura: per questo il nostro protagonista aveva deciso di lasciare la terra natia ed indagare per conto suo sui motivi di degradazione del regno.
Questo è il primo tassello di un nuovo lungo e splendido prologo di cui non rivelo altro, in quanto merita di essere letto dall’inizio alla fine; ben presto, comunque, il nostro eroe si ritroverà ad intraprendere un viaggio verso il castello del Signore dell’Ombra, il vero artefice della decadenza di Lalassa.
Degno di menzione è il suo nome (Arkayn Darkrobe), uno dei più spettacolari mai escogitati da un autore in un librogame. L’avventura è suddivisa poi in modo assai tradizionale; vi è una prima parte non eccessivamente lunga in cui esploreremo i territori che circondano il Castello dell’Ombra. Già in questa fase iniziale potremo entrare in possesso di alcuni utili oggetti da impiegare nella fortezza di Darkrobe e fare la conoscenza con alcuni singolari individui, su tutti un tale Stentorian di Snout, condannato all’immobilità perenne dalla sua armatura arrugginita...
Per arrivare alla fortezza vi sono comunque svariate possibilità, e già con questa scelta, Johnson non sembra voler incastonare il giocatore in un rigido true path tipico di tanti Dimensione Avventura o anche di altre sue opere scritte in coppia con Dave Morris. Il lettore dovrebbe dunque arrivare senza  particolari patemi alle soglie del maniero, ma anche all’interno di esso il percorso sarà piuttosto lineare sino allo scontro finale con Darkrobe; vi saranno innanzitutto tre possibili entrate, e ciascuna di esse presenta degli ostacoli più o meno problematici, anche se, teoricamente, l’ingresso migliore  ci sarà consigliato da una filastrocca recitata da un vecchio mendicante. Nel nostro girovagare all’interno dei corridoi e delle stanze del Castello dell’Ombra, incontreremo mostri e individui riconducibili a quello che è lo stereotipo clasiico di un grande autore di libri-gioco come J.H. Brennan; da una bizzarra congrega di ingordi spettri condannati a mangiare carne umana per l’eternità (avremo addirittura la possibilità di prendere parte al loro banchetto…) a un Uomo Lucertola vestito di pizzo e pantaloni di velluto che, peraltro, si potrà ingannare facilmente. Tra combattimenti piuttosto frequenti (e alcuni tra l’altro mal bilanciati) e incontri con creature di ogni genere, l’arrivo agli appartamenti privati di Arkayn Darkrobe e allo scontro finale (consigliabile in questa circostanza l’utilizzo di un oggetto che già avremo a disposizione dall’inizio dell’avventura) si snoda attraverso svariate strade. Bello quindi, il finale di questo semplice, ma divertente libro.

Longevità 6.5: 

Non c’è una sola strada giusta per arrivare al duello con il fortissimo negromante Darkrobe; i bivi,presenti anche in alcuni punti definiti del castello, possono portarci al suo cospetto in maniera diversa, e i tanti oggetti che troveremo verranno per lo più utilizzati al momento giusto.  Sul piano della longevità note positive dunque, dato che il libro
può essere letto tranquillamente più volte vista anche la sua non eccessiva lunghezza.

Difficoltà 6: 

Come già detto è riscontrabile solo in alcuni combattimenti; un nostro colpo va a segno ottenendo un 8 o un numero superiore in qualche occasione, in cui peraltro potremo essere soggetti anche a grosse perdite di VIGORE in caso di lancio dei dadi negativo; inoltre in altre circostanze (tra cui ovviamente anche nello scontro con Darkrobe), si potrà anche morire sul colpo in occasione di lanci di dadi troppo bassi.

Giocabilità 7: 

Con questo suo esordio in solitario, Oliver Johnson non ha evidentemente voluto complicare troppo la vita al lettore, se non in alcuni combattimenti. A differenza del precedente libro della serie, nemmeno la RPS e l’Agilità vengono messe a dura prova. Anche le possibilità di recuperare punti di Vigore sono strategicamente ben disseminate nel corso dell’avventura.

Chicca: 

/

Totale 6: 

Libro senza né infamia né lode, dotato comunque di un ottimo stile narrativo come è consuetudine anche di altri volumi in cui Oliver Johnson ha messo lo zampino.