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A voi i nostri giudizi! (questa settimana il ritardo è giustificato)


babacampione ha scritto:

Lucca Goblin and Games è uno di quei Corti per eletti: serve una connessione internet, bevande da consumare, una conoscenza di Lucca Games e una passione per le parodie.Ebbene, quando ho letto il racconto non ero in possesso di nessuno di quei requisiti e, sebbene poi avessi recuperato internet e birra, tuttavia Lucca Games e i Corti demenziali continuano a non essere nelle mie corde. Non me ne vorrà l'autore, quindi, se non ho apprezzato la sua opera, che è sicuramente originale, dal momento chesfrutta le risorse multimediali e cita situazioni divertenti, che sicuramente sono capitate a molti lettori. Ma questo Corto non mi lascia nulla: non mi sono immedesimato nel protagonista, né nelle situazioni. Il personaggio principale inoltre non mi trasmette nulla, così come lo scopo della missione, una trita e ritrita ricerca dello stregone malvagio in un dungeon. Un segno rosso anche sulla forma perché ho trovato qualche refuso di troppo. Cosa salvo allora di questo Corto? Beh, la realizzazione, che è curata particolarmente bene, con i rimandi funzionanti (anche quello alla mappa), i bei dise-gni e le possibilità di personalizzare l'esperienza ludica scegliendo il robot più bello, più potente, o semplicemente quello che permetteva la bevuta più apprezzata. Troppo poco però per ambire agli allori di questo Concorso.

Hyeronimus ha scritto:

Sono di ritorno dal Play di Modena, dove ho fatto parte della troupe della Tana dei Goblin. Torno a casa e mi tocca recensire un corto dove si parla di un'invasione di Goblin e dove bisogna giocare da tavolo. Andiamo bene...

Questo corto è un mare di roba e non so proprio da cosa sia meglio iniziare, quindi procedo un po' a caso.
Anzitutto vorrei riconoscere l'impegno che sicuramente c'è stato. Abbiamo diversi disegni a colori (a me questi robot piacciono molto), e il video, che furbescamente permette all'autore di risparmiare pagine, si rivela utile all'apprendimento delle regole, e tornando al discorso iniziale, anche questo è frutto di grande impegno, perché per quanto alcune riprese siano sfocate, bisogna dedicarsi tanto sia durante il girato che il montaggio.
Ambientazione del corto: Lucca Comics in chiave goblin, parodia che sonda sia nei pregi che nei difetti di questa immensa kermesse che tutti amiamo. L'autore non descrive Lucca e secondo me non c'era proprio bisogno, dato che tutto si svolge sottoterra e dato che presumo tutti noi siamo stati alla fiera almeno una volta. Tutto il corto è volutamente indirizzato a un tipo preciso di pubblico, si capisce. Nessun lettore esterno al nostro ambiente potrebbe capirci molto, e questo è sicuramente un difetto e per trasformare questo corto in un librogioco aperto a chiunque, bisognerebbe stravolgerlo.
Tutti i riferimenti ad avvenimenti reali della fiera possono essere capiti solo da chi ci è stato almeno una volta, così come le citazioni possono essere colte solo da chi come me è un nerd irrecuperabile.
Provo a fare un breve elenco di quelle che ho trovato:
Meglio orco che Comunista – Porco Rosso "meglio porco che fascista".
Nazzobelli – scommetto che è Sergio Bellinazzo.
Ultimo combattimento del corto – ha gli stessi mostri dell'ultima stanza dell'ultimo scenario di Hero Quest.
Goblin Socievole – Lupo Solitario.
Berbie Hennan – Herbie Brennan.
Gabbia Round – Casa Pound.
Goblinerto Recchioblin – Roberto Recchioni.
Dorminion – il gioco Dominion.
S.L.U.R.P.S. : il gdr G.U.R.P.S.
Traino Rinaldi – Rinaldo Traini.

Ed è proprio quest'ultimo l'omaggio che ho più apprezzato, in quanto stiamo parlando del fondatore di Lucca Comics, senza la quale le nostre vite sarebbero così noiose.

Refusi: ne ho scovati solo due, frutto secondo me di distrazione, e non di ignoranza.
Stile narrativo: metafore e descrizioni dettagliate quasi inesistenti. Può piacere o meno ma questa scelta ha reso la lettura leggera e scorrevole. Tutto è chiaro, sempre se, tornando al discorso di prima, il lettore sia già stato a Lucca. La mia impressione è che l'autore abbia fatto di tutto per lasciare più spazio possibile ai combattimenti, e quindi alla parte ludica del corto, rinunciando a una vera trama, al pathos e agli approfondimenti di luoghi e personaggi incontrati (che poi stiamo parlando di un corto, non è che ci si possa mettere a scrivere poemi).
Per quanto riguarda i protagonisti...Sono dei robot, inutile caraterizzarli se non per il loro potere combattivo, e va bene così. Ho apprezzato l'equilibrio nella scelta delle bevande (a bevanda più alcolica corrisponde abilità più utile).
La comicità demenziale: c'è a chi piace tanto (i cartoni animati di maggior successo la usano) e c'è chi non la digerisce, questione di gusti.

Regolamento: personalmente mi è piaciuto e mi ha molto divertito. Mi ha spaventato la lunghezza (parte scritta più video), ma alla fine per chi è nerd non c'è nulla di complicato e si usano materiali che tutti abbiamo in casa. Chi invece volesse giocare questo corto in ufficio...Ma veramente in ufficio uno dovrebbe lavorare!

Sono morto ben 4 volte, ma a lungo andare la mia abilità nello schiccherare è migliorata e alla fin fine ho esplorato solo le stanze che contenevano le chiavi, grazie al senno di poi. Ho subito il piccolo danno collaterale di guastarmi il fegato, ma per i librogame questo e altro.

In conclusione, corto sicuramente innovativo, che è più gioco che libro, parte da un regolamento e ne plasma sopra una storia (un pò come in arena di morte). Un corto secondo me più da boardgamer che da lettori accaniti. Non per tutti insomma.
Apprezzabile il coraggio di aver provato una nuova strada, anziché puntare a fare un bel compitino per vincere il concorso. Questo corto non penso vincerà ma sicuramente sarà ricordato, così come di un mondiale di calcio non viene ricordato chi vince, ma i calciatori più geniali (o più buffoni, tipo Higuita).

Aloona ha scritto:


Non posso farci niente, sono conquistata dai sistemi folli e multimediali. Forse non è originalissimo, ormai, avendo già avuto nelle passate edizioni qualcosa di simile, ma resta sempre una bella esperienza di gioco. Naturalmente, se si accettano tutti i suoi presupposti senza "barare", ma dopotutto... barare si può anche nel più classico dei giochi e il peggio è per chi non sfrutta le divertenti trovate del Corto in questione. Trovata vincente il combattimento/ subbuteo, anche se non sono proprio abilissima nel campo.
La prosa scorre senza picchi eccessivi, ma va a segno nell'ironia: personalmente, pur non riconoscendo tutte le citazioni fornite, mi sono divertita a riconoscere quantomeno tutte le tipologie più note dei classici "addetti ai lavori" e frequentatori di fiera. Particolarmente, ringrazio l'autore per l'impagabile parodia dei giochi indipendenti, realtà che ho ben vissuto e la cui parodia posso apprezzare doppiamente.
La concezione dei robot è molto carina e i disegni, pur se perfettibili, sposano bene lo stile comico demenziale, forse proprio in virtù della amatorialità. Simpatica l'idea del carburante "speciale"; un po' inutile la feature del Sesto Senso e avrebbe dovuto essere compensata da altre feature speciali per i restanti robot, ma non è certo grave.
Finale che strappa una buona risata, almeno a me. Nel complesso, gradito e, se non da vittoria, da rileggere più di una volta per scoprire tutte le stanze di questa folle fiera alternativa.

A head full of dreams

Aloona
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Re:

Mi dispiace non essere riuscito a giudicare questo corto ma non ho avuto possibilità di provare la parte "gioco" per cui non avrei comunque potuto dare un giudizio davvero obiettivo. In ogni caso il giudizio sarebbe stato positivo ma molto lontano dall'eccellenza per la solita ragione già esplicitata per Apocalisse!: i Corti autoreferenziali sono piacevoli se rientri nella categoria in questione, altrimenti annoiano e basta.

Io rientro nella categoria (ho colto tutti i riferimenti) ma nella prospettiva di un concorso ci vuole qualcosa che si rivolga a un pubblico eterogeno, non a una stretta cerchia di appassionati (il bando era esplicito in tal senso).

Per cui: bravo, autore, mi hai fatto ridere più volte ma se pensavi sul serio che avrei svuotato il frigo e allestito un campo di battaglia per giocare a un corto sei in errore - anche perché se devo metter su un ambaradan per giocare a un librogame mi faccio una partita a Catacombs o Flick 'em up che almeno gioco in gruppo.

(In ogni caso, a parte questo eccesso, continuo a sostenere che un possibile futuro per la narrativa interattiva nasce dalla fusione con i giochi da tavolo e questo racconto in parte dimostra che è vero).

Zakimos
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