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A scuola ti dicono anche che più il tema è lungo, più alto è il voto che prendi. Ti premiano se il tema è lungo. Sei castigato se è corto. Ti dicono che devi usare parole difficili, e i periodi vanno concordati con un certo virtuosismo.
Scrivere difficile è scrivere meglio? Naturalmente no, ma ti danno un voto alto se lo fai. Solo che stai usando la parola come arma per distanziare quelli che ne capiscono meno di te. Ed ecco che la scrittura, da strumento di comun(icaz)ione, diventa strumento di potere.
Guardate come siamo bravi noi che sappiamo scrivere così complesso. Noi siamo la legge e il professore, noi parliamo in questo modo che è ricco e giusto. Voi del popolo usate espressioni facili, semplici, e perciò vi meritate la bocciatura e la derisione. L'importante è usare tante parole, trattenere a lungo la soglia d'attenzione del pubblico. Se non capirà ciò che dico, è colpa sua che non ha ben studiato. Non nostra! Non è nostra responsabilità far sì che ciò che diciamo sia ciò che avevamo in mente di dire. È di chi legge e non riesce a capirla, e se ne va dicendo al vicino "torniamo a casa, questi ne sanno molto più di noi e non abbiamo modo di dire la nostra".

Io ho annunciato con precisi particolari perché è meglio scrivere in un modo piuttosto che in un altro.
Se mi sono sbagliato, vorrei saperlo.

Da che fonti attingo per sapere come si scrive un buon testo?

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

Buonasera popolo dei Corti!
Pubblico i giudizi della Triade in leggero ritardo (come la tradizione  vuole che accada almeno una volta per edizione teach )

Recensione di LordAxim

Un corto dalle descrizioni evocative, un sapiente uso dei colori e una narrazione onirica caratterizzata da tratti in chiaroscuro molto efficaci. L’atmosfera è cupa, quasi disperata, un incubo dal quale pare non esserci uscita: decisamente ben realizzato dal punto di vista narrativo. L’aderenza al bando è accettabile.
Ci sono però delle piccole note dolenti che con un surplus di attenzione avrebbero innalzato ulteriormente l’opera: l’enigma numerico, invero di difficoltà medio alta, non ha un paragrafo di sfogo in caso di mancata soluzione. Si rimane “bloccati sotto terra”. Certe descrizioni sembrano monche, ma questo non ritengo sia un difetto penalizzante perché in una proiezione onirica possiamo ammettere anche questo “mezzo” per il fine ultimo della creazione di una descrizione narrativo-psicologica.
Che la via verso il paragrafo finale sia comunque un epilogo ineluttabile è, tuttavia, una nota dolente.
L’originalità non manca, certamente le atmosfere possono essere un po’ penalizzanti per chi si approccia con una aspettativa di lettura più leggera.
In definitiva il mio voto è……

Recensione di Zakimos

Sotto Terra parte col botto grazie alla sua impaginazione. Troppo spesso sottovalutiamo questo aspetto nella presentazione di un corto e invece è fondamentale: presentare un testo ben formattato, chiaro e strutturato in modo corretto non serve solo dal punto di vista estetico, aiuta anche nella comprensione del testo e in questo caso, trattandosi di un corto "criptico", è doppiamente importante.
Rispetto a "Alla fine della terra", altro corto sperimentale di quest'anno, in questo caso però l'atmosfera onirica deriva più dallo stile usato che dagli eventi narrati, anche se l'autore non lesina situazioni "da incubo" che sono probabilmente il piatto forte del tutto, o quanto meno ciò che io ho gradito di più (mi riferisco in particolare all'incontro con la creatura di fango). Le scelte stilistiche portano con loro anche qualche problema di ritmo - nulla che non si potesse risolvere con un po' più di limatura, comunque. L'esperienza insegna che è meglio scrivere poche parole quando il concetto da trasmettere è denso e capita in alcuni frangenti che le parole in "Sotto Terra" siano un po' troppe: è un peccato perché indebolisce un messaggio che colpisce invece come un maglio di ferro arrivati alle fasi finali.
Spendo due parole anche sull'uso dell'io passato: l'ho trovata una scelta rinfrescante per staccarsi dalla solita e abusata seconda persona presente e non ho avuto problemi con l'immedesimazione.
Il finale è ovviamente l'altro enorme punto di forza del corto: è il migliore letto finora e riesce alla perfezione a essere un cliffhanger efficace ma senza lasciarti la delusione di non sapere come la storia proseguirà dopo - anzi, il bello sta proprio in quell'istante in cui ti chiedi "e ora?". Inutile dire che è anche uno dei corti che meglio ha centrato il tema di quest'anno.
La parte gioco è ben strutturata se si esclude alcuni elementi negativi abbastanza marcati, che quindi risaltano con più forza. Li avete citati già tutti: l'enigma con i cerchi è avulso dal resto, quello delle bugie è strutturato male (le persone non "dicono bugie" per rispondere alla nostra domanda) e la sequenza di 8 paragrafi senza bivi alla fine è davvero inaccettabile.
È un peccato, ma per quanto si tratti di difetti evidenti il mio giudizio complessivo sull'opera resta assolutamente positivo.

Recensione di Anima di Lupo

Leggendo il primo paragrafo, la cosa che ho notato subito di questo Corto è stata la scrittura con il passato remoto, aspetto che forse hanno notato tutti, perché risalta abbastanza ed è insolito per un'avventura a bivi. Apparentemente uno potrebbe pensare "non cambia nulla" ma secondo me non è così.  Il "Tu" non si batte. L'uso della seconda persona nei LG mette in luce un'immedesimazione da Oscar. "Vuoi seguire quel sentiero nella foresta?" Oppure "Vuoi tornare indietro al villaggio e prendere la strada maestra?"
"Vuoi tu fare le cose?" ti porta dentro il libro, c'è poco da fare. E in un LG, l'immedesimazione si piazza al 1° posto nella classifica dell'importanza dei parametri.
Qua abbiamo un "mi svegliai" come se raccontassi a qualcuno una vecchia storia, una vicenda accaduta tempo fa. Tutto ciò è accaduto a me, non ci sono dubbi (non come in Fire*Wolf, dove nemmeno accadono a te le cose perché é appunto questo Fire*Wolf che fa questo e fa quello...per carità!) ma è un po' come essere davanti al camino a raccontare la storia alla nipotina. Siamo un po' distanti dall'azione, dalla scena.
Fortunatamente, l'autore scrive bene e tampona la falla spazio/temporale con un lessico più che all'altezza e con una costante suspense che mi ha tenuto incollato al Corto dall'inizio alla fine.
Ma c'è un'altro aspetto che mi ha colpito al p.1 (il primo paragrafo va sempre molto curato, sia in un Corto che in un LG. Qua non abbiamo a che fare con un romanzo lineare. Qui dobbiamo catturare l'attenzione del lettore subito! Sennò quello si fa una brutta impressione e sono guai): la statuetta deforme e grassa, descritta brevemente ma molto bene, che squarcia le nubi su un'orizzonte fantasy.
Leggendo il racconto cammineremo sempre su questo filo sottile chiedendoci: dove siamo realmente?
Sì, sembra fantasy, ma lo è? Non ne siamo mai realmente convinti. E perché? Mi sono chiesto.
"Perché tutto è troppo astratto e di noi non sappiamo nulla" ho pensato. Finché non scopro chi sono o cosa sono non posso collocarmi nello spazio e nel tempo.
La bravura dell'autore è stata anche quella di tenerlo nascosto fino all'ultimo. Riservandoci quindi qualcosa in più di un colpo di scena.
E, badate bene, non sto parlando del personaggio ma di noi lettori. Lui in certi passaggi sembra sapere benissimo chi è. Quello che non sa è dove è. Emblematico il paragrafo 27 nel quale si domanda qual è lo scopo ultimo di quel viaggio, di quella situazione che lui stesso giudica assurda e folle ma non si domanda chi è. Invece al p.12, davanti alla creatura che sembra uscita dalla fervida mente di uno dei saggi creatori dell'età d'oro dei librigame, si apre completamente ammettendo di non ricordare nulla, neanche il proprio nome. C'è sempre, vedete, un certo distacco tra Noi e Lui, che allontana l'immedesimazione totale come fosse un elastico che all'altro capo ha invece la stessa (ottima) penna che cerca in tutti i modi di abbagliarci con la curiosità in ogni angolo del percorso. E questo elastico si allontana da noi quando capiamo che a parlare è Lui, il personaggio, e si avvicina quando palesemente siamo noi a decidere le azioni, anche se le abbiamo fatte tanto tempo fa.
Siamo dunque persi in questo Gormenghast senza uscite e dalle mille stanze ma che viene descritto in maniera infinitamente più moderna di Peake (manca quella cadenza prolissa e ridondante, infatti). Anche qua si può gustare ogni parola come nella trilogia novecentesca, anzi si deve gustare ogni parola. Pena la perdita della bellezza della prosa e del viaggio. La trama diventa quasi secondaria e sono gli eventi particolari di ogni paragrafo che ci incuriosiscono e vorremmo davvero saperne di più.

Dal punto di vista della giocabilità, il Corto è un torrente. Semplice e impetuoso (due esempi: visto l'inganno del tema che potrebbe apparire fantasy, al p.9 è fortissima la tentazione di interagire con le entità esterne, credendo magari che sia importante... Così facendo finiamo invece nell'ID del 22. Nella staffetta p.23/p.48/p.36 invece, oltre all'angoscia che traspare dal testo per la presenza degli arti umani che fuoriescono dalla parete di ossidiana, non abbiamo una scelta semplice perché toccare quella mano tremante porta con sé un abbandono della propria sicurezza. La mano è il primo organo con il quale scopriamo il mondo, quando diamo la mano a un altro gli accordiamo la nostra fiducia e se non lo stimiamo gliela stringiamo di certo mal volentieri. Quindi saremmo più propensi a non toccare nulla questa volta. Invece come sappiamo la ricompensa sarà la Lacrima trasparente.) fino al suo delta dove si adagia fin troppo, allargandosi in una serie di paragrafi lineari che magari hanno un senso come pathos letterale ma in un contesto tecnico come il nostro risultano eccessivi. Comunque, sono forse l'unica nota stonata in un racconto davvero ben scritto e costruito. Si poteva fare qualcosa? Sì. Si doveva fare qualcosa. Lo spazio c'era.
Ottima invece la gestione degli oggetti.

Chiudo con un passaggio che mi ha colpito al paragrafo 13, mentre "camminiamo" lungo la scogliera: "avevo la sensazione di essere l'unico vivo in un mondo morto" si legge. Ed è così. Spesso la prima sensazione che abbiamo è quella più giusta. Poi veniamo fuorviati da mille tesi e altrettante congetture, nostre e di altri che bramiamo di seguire perché nella vita serve una guida. Ma spesso la primissima sensazione che abbiamo dentro è quella giusta.
Questo passaggio non mi ha comunque permesso di capire il "segreto" del Corto, davvero ben nascosto.

Complimenti all'autore! Per me, una delle opere migliori quest'anno.

Fa che ciò che ami sia il tuo rifugio

Anima di Lupo
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Re:

Grazie alla Triade per l'aggiornamento tempestivo

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

gabrieleud ha scritto:

Da che fonti attingo per sapere come si scrive un buon testo?

nessuno può dirti come si scrive un "buon testo" in generale, tutt'al più in contesti specifici e limitati. In libreria trovi Paolo Nori come Walter Siti come Alessandro Piperno. Due mi piacciono e uno mi fa cagare, ma non penso certo che quello dei tre che aborro scriva "sbagliato": il suo stile è quello.

Tanto per far fruttare i 16,50 euro che mi ha estorto Carofiglio (in realtà l'ultimo libro non è male, ma dannazione, solo 170 paginette dopo una anno e mezzo di magra...), ti cito la parte in cui dice che tutti ci costruiamo delle categorie in cui inserire le cose e le persone. Per te usare tanti avverbi in -mente è sbagliato, ma dipenderà anche dal contesto, no? Anche solo per dare una certa musicalità al testo. hmm

Beato te che avevi delle maestre alle elementari decisamente più stimolanti della mia, fautrice delle solite minchiate sul fatto che non bisogna ripetere uno stesso termine troppe volte o fare frasi troppo lunghe smile2  (vabbeh, alle elementari può starci)

GGigassi
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Re:

GGigassi ha scritto:

Per te usare tanti avverbi in -mente è sbagliato, ma dipenderà anche dal contesto, no?

Difatti il problema non è usarne pochi o tanti. È usarli quando non servono, quando non aggiungono niente alla storia, ma tolgono tempo e spazio. Per esempio quando il protagonista "osserva attentamente" o "corre velocemente".

Nel mio pagellone ho spiegato ("dettagliatamente") quando aveva senso usarli e quando no.

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

gabrieleud ha scritto:

GGigassi ha scritto:

Per te usare tanti avverbi in -mente è sbagliato, ma dipenderà anche dal contesto, no?

Difatti il problema non è usarne pochi o tanti. È usarli quando non servono, quando non aggiungono niente alla storia, ma tolgono tempo e spazio. Per esempio quando il protagonista "osserva attentamente" o "corre velocemente".

Nel mio pagellone ho spiegato ("dettagliatamente") quando aveva senso usarli e quando no.

per te non aggiungono niente alla storia e tolgono spazio. Se uno osserva "attentamente" me lo vedo tutto concentrato con gli occhi mezzi chiusi, se uno corre "velocemente" penso che abbia veramente il diavolo alle calcagna e non stia facendo jogging.
E poi perché non allungare un po' il brodo? Sì, parlo con te, Gianrico!

GGigassi
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Re:

GGigassi ha scritto:

Se uno osserva "attentamente" me lo vedo tutto concentrato con gli occhi mezzi chiusi,

Io lo vedo invece con gli occhi molto spalancati.

Ma che differenza c'è fra osservare e osservare attentamente? Se l'autore vuole spiegarmi meglio che il personaggio sta osservando "attentamente", torniamo alla vecchia questione: descrivimi cosa succede. Dì che il protagonista prese la bottiglia, la avvicino fino a un palmo dal naso, e con un monocolo ficcato nell'occhio destro studiò i caratteri corsivi minuscoli dell'etichetta.

Allora sì che ha osservato attentamente.

Oggi ho letto sul giornale che i datori di lavoro non vogliono "provare a mettere alla prova" i ragazzi disabili. E per fortuna che a scuola mi dicevano che leggendo i giornali si impara a scrivere. Mah.

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

GGigassi ha scritto:

E poi perché non allungare un po' il brodo?

Perché la soglia di attenzione del lettore non è infinita. Se puoi raccontare la stessa storia con 1000 parole non ne devi usare 2000.

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

gabrieleud ha scritto:

GGigassi ha scritto:

E poi perché non allungare un po' il brodo?

Perché la soglia di attenzione del lettore non è infinita. Se puoi raccontare la stessa storia con 1000 parole non ne devi usare 2000.

dipende dal lettore bigsmile2
I voli pindarici sono così belli se si sanno scrivere rolleyes

GGigassi
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Re:

GGigassi ha scritto:

Notoriamente i manuali di scrittura, così come tutti quelli che riguardano un'attività creativa non solo pratica, vanno bruciati o al massimo usati per avere uno spunto su cui basarsi per fare il contrario

Quindi i manuali di chitarra, di canto, di scultura, di falegnameria sono del tutto inutili?

GGigassi ha scritto:

Ci sono anche manuali di regia, tanti per limitarmi a un altro solo esempio, che dicono che le inquadrature non devono durare più di 3 secondi per non stancare lo spettatore.

Irrilevante in narrativa, che è ciò di cui stiamo parlando.


GGigassi ha scritto:

Al che l'autore gli risponde che andare contro le regole sarebbe stato bloccare il pallone con la mano in area di rigore (o una roba così, non capisco niente di calcio), perché esiste un regolamento del gioco del calcio,

Non è affatto contro le regole. La regola 12 del calcio dice che toccare volontariamente il pallone con le mani comporta un calcio di punizione diretto (o di rigore). Quindi, se tu tocchi il pallone con le mani, ti viene assegnato un calcio di punizione contro. Non è una situazione che vada contro le regole, è anzi ben definita dalle regole. Una situazione in cui si va contro le regole è quando l'arbitro ammonisce due volte un calciatore senza espellerlo.
In italiano la costruzione normale è soggetto-verbo-oggetto, se cambi questa costruzione ottieni altro. Se usi il verbo prima del soggetto, di solito ottieni una domanda. Se sposti l'oggetto ottieni enfasi. Se parli con oggetto-soggetto-verbo non stai parlando italiano, ma giapponese. Se usi due soggetti, due verbi, non concordi fra i numeri e i generi, vai contro le regole della grammatica.

Se vuoi fare narrativa devi però applicare anche le regole della narrativa. Non cambiare il punto di vista, attenersi al tempo verbale della narrazione, svolgere la vicenda tenendo conto del tempo reale della storia. Se il protagonista è inseguito, le descrizioni devono essere rapide, essenziali. Se ha tempo di esplorare si potranno scoprire i dettagli dello scenario.
Sono regole fisse, ferree? Certo che no. Sono in continuo miglioramento, ci sono autori che sperimentano in continuazione per trovare metodi migliori. Queste regole cambiano se stai scrivendo di avventura o di romanticismo.

Non so cosa tu voglia dire con "allora Gadda sbaglia". Diciamo che tu vai a un corso di chitarra e ti insegnano a suonare da seduto, con le dita. Certo, se sei Jimi Hendrix puoi suonare coi denti, ma capisci da te che suonare coi denti non è uno dei talenti richiesti per essere additati come bravi musicisti. Così come studi musica puoi studiare narrativa. È una cosa che si impara, come tutte le altre abilità. Una volta che hai imparato le basi per scrivere bene, quando ne sai come Proust o Calvino puoi fare come ti pare.

Se pensi che le regole che vado ripetendo siano sbagliate, c'è un modo molto semplice per farmi cambiare idea. Dimostralo.

Nel calcio, il modo migliore per far capire a un allenatore che il suo metodo è sbagliato è fare quello che dice lui.
Quindi prendi una qualsiasi delle regole che ho detto, ribaltala e scrivi due paragrafi osservando la regola e poi facendo l'esatto opposto.

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

mi sa che si sta divagando dal topic...
Gabri perché non apri invece un thread apposta? mi pare che sia un tema interessante per tutti

Piango perché una volta ero un fratello, ed ora non lo sono più (K.Von Erich)

djmayhem
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Re:

gabrieleud ha scritto:



Se pensi che le regole che vado ripetendo siano sbagliate, c'è un modo molto semplice per farmi cambiare idea. Dimostralo.

Vai in una libreria e acquista 10 libri diversi per nazionalità ed epoca: avrai la dimostrazione. wink  Se poi non ti piace la Nothomb (punti di vista variabili) né Bacchelli (termini istentatamente desueti e costruzioni delle frasi che volevano ricalcare il latino) né Robbe-Grillet (decostruzione ossessiva) né Paolo Nori (...), beh: non piacciono a te, non mandarmeli dietro la lavagna smile2
(Robbe-Grillet e Paolo Nori sì, anche con qualche sonora bacchettata)

Non è che le tue regole sono sbagliate: sono solo regole. Non tutti sono obbligati a seguirle.

In effetti stiamo andando OT, ma almeno abbiamo rimpolpato un po' questo thread hmm
Spero che il concorso dei Corti di quest'anno non venga ricordato solo per questo hmm

PS: non sono così sicuro che Jimi Hendrix suonasse la chitarra coi denti, mi sa di bufala come il pipistrello "mangiato" da Ozzy Osbourne.

GGigassi
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Re:

GGigassi ha scritto:

Vai in una libreria e acquista 10 libri diversi per nazionalità ed epoca: avrai la dimostrazione.

Perché andare in una libreria quando posso allungare la mano e trovarli in casa? Ad ogni modo non vedo come prendere il Genji Monogatari e Fondazione & Terra, più altri 8 libri possa smentirmi.

La tesi che stiamo discutendo è che mostrare è meglio che raccontare. È indifferente il fatto che in un altro tempo, in un'altra epoca, in un'altra lingua, sia stato pubblicato qualcosa di diverso. Non aggiunge nulla alla discussione.
E poi perché dovrei fare io lo sforzo? Io ho documentato con abbondante dettaglio perché va mostrato e non raccontato. Tu non hai fatto nulla per dimostrarmi il contrario, hai solo detto "non è vero" e "non tutti fanno così". Che non è un argomento a sfavore, è solo un'asserzione vuota.

GGigassi ha scritto:

Se poi non ti piace la Nothomb (punti di vista variabili) [...]né Paolo Nori (...), beh: non piacciono a te, non mandarmeli dietro la lavagna

Quando mai ho inserito i miei gusti personali fra le regole che ho esposto? Avrai notato che per ogni Corto ho postato la mia valutazione suddivisa in due post: in uno eseguivo un'analisi della tecnica narrativa, suddivisa per punti e cercando di essere più preciso possibile per distinguere gli aspetti di valutazione; nell'altro dicevo le mie impressioni sul Corto. Mai ho mischiato le mie personali opinioni col giudizio sulla tecnica (quando l'ho fatto, l'ho reso esplicito).

GGigassi ha scritto:

Non è che le tue regole sono sbagliate: sono solo regole.

Purtroppo non sono nemmeno mie. Non le ho inventate io.


Non descrivere una emozione, falla accadere
Ernest Hemingway, USA 1899-1961

Sii conciso. Non è un caso che il Discorso di Gettysburg sia così breve. Le leggi della scrittura in prosa sono immutabili come quelle del combattimento, della matematica, della fisica.
Ernest Hemingway, USA 1899-1961

“Ricordati che la prosa è architettura, non decorazione di interni”.
Ernest Hemingway, USA 1899-1961

Un racconto deve avere una sola atmosfera e ogni frase deve essere costruita tenendo conto di quest’atmosfera.
Edgar Allan Poe, USA 1809-1849

La strada per l’inferno è lastricata di avverbi
Stephen King, USA 1947-(dichiara di essere ancora vivo)

Il passaggio da tenere sempre a portata di mano: ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio
Italo Calvino, Cuba/Italia 1923-1985

Cerca di eliminare le parti che i lettori tendono a saltare. Pensa a cosa salteresti tu leggendo un romanzo: fitti paragrafi che trovi abbiano troppe parole, per esempio.
Elmore John Leonard Jr. USA 1925-2013

Se è possibile eliminare una parola, eliminatela sempre.
George Orwell Gran Bretagna 1903-1950

[L'autore] dirà ciò che intende chiaramente, senza confondere le acque.
George Orwell Gran Bretagna 1903-1950

utilizzerà la parola giusta e non una sua cugina di secondo grado
George Orwell Gran Bretagna 1903-1950

rinuncerà a ciò che non serve
George Orwell Gran Bretagna 1903-1950

Non credere però che la grammatica sia tutto. Frasi scritte con un eccessivo rispetto delle norme grammaticali possono diventare rigide e poco “vere”. Ricordati infatti che lo scopo della fiction non è la correttezza grammaticale ma far accomodare il lettore e poi raccontargli una storia.
Stephen King. USA 1947

è sempre meglio preferire la forma attiva dei verbi rispetto alla forma passiva.
Stephen King, USA 1947

Anche gli avverbi, come la forma passiva, sono elementi caratteristici dello scrittore timido e come tali vanno evitati.
Stephen King, USA 1947

Durante la riscrittura devi essere molto severo con te stesso. Devi soprattutto snellire. Togli le divagazioni, elimina le spiegazioni inutili, pulisci lo stile.
«Se non riesci a sacrificare il 10% conservando gli elementi fondamentali della narrazione, vuol dire che non ci hai provato fino in fondo.»

Stephen King, USA 1947

Non siete Proust. Non fate periodi lunghi.
Umberto Eco, Italia 1932-2016

Questa gente non ha pronunciato queste frasi aprendo il balcone ed irrompendo sui passanti, per poi ritirarsi nei propri appartamenti come i cucù. Si tratta di osservazioni estrapolate da saggi o addirittura da lezioni accademiche sull'argomento. Ad esempio, Calvino aveva preparato un ciclo di sei lezioni da tenere ad Harvard nelle quali intendeva insegnare a scrivere.

Ma non vorrei passare per uno che si appella alla fallacia logica dell'autorità. Può essere che questi signori abbiano scritto buoni romanzi senza sapere il perché, che fossero semplicemente convinti di aver trovato delle buone regole, ma che il successo dei loro scritti risiedesse in tutt'altro motivo.

Capita.
Anche Michelangelo ha fatto le sue cappelle.

Così, da due anni a oggi, oltre a studiarmi il significato di "Show, don't tell" (da usarsi sempre se si è capaci di non annoiare) mi sono anche preoccupato di studiare il pensiero degli antagonisti, ovvero di coloro che sostengono che Tell è meglio di Show. Lo faccio con una certa frequenza, nel timore di affossarmi in un bias cognitivo: se ho torto, preferirei scoprirlo.

Il più grande sostenitore del Tell, o per meglio dire, il primo risultato sul motore di ricerca, è James Lofquist. Opere di James Lofquist:
1) Tell, don't show.

Nel quale si dice "sì, c'è un nocciolo di verità nello Show don't tell."
E in cui l'esempio principe è: "l'autore deve decidere se dire che la protagonista è nervosa, oppure se dimostrarlo visivamente. L'autore potrebbe dire che la protagonista si sta mangiando le unghie. Fra le due opzioni quale è meglio? Io preferisco la prima: la seconda opzione è una generica espressione di ansia e denota pigrizia da parte dello scrittore."

Quella di Lofquist è un'idiozia bella e buona.
Immagina di essere a teatro e sul palco c'è una donna seduta, immobile. Il regista potrebbe averle detto di tremare, di muoversi a scatti, di guardare fuori dalla finestra. Invece il regista solleva un cartello, rivolto alla platea, con scritto "lei è nervosa".
Che arte!

Commedia d'amore, al termine del primo atto il comprimario e la protagonista si dichiarano amore eterno, promettono di sposarsi. Sipario.
Prima che si apra il sipario sul secondo atto, interviene il regista sul palco e dichiara ad alta voce: "fra il primo atto e il secondo, il rivale cattivo uccide il promesso sposo. Lei ancora non sa chi è stato. Via al secondo atto."
Ma Cristo, faglielo recitare a loro!

E magari non ti dà fastidio quando nei film il regista non trova di meglio che fermare l'immagine, puntare il personaggio con una freccia gialla e far dichiarare alla voce fuori campo "questo è Tim, il riparatore. Sembra molto socievole, ma... tenetelo d'occhio! La sua cassetta degli attrezzi è molto particolare."
*puke*

Naturalmente, lo show don't tell potrebbe non essere la cosa migliore che abbiamo a disposizione. Se c'è di meglio, aspetto esempi.

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

gabrieleud ha scritto:

GGigassi ha scritto:


La tesi che stiamo discutendo è che mostrare è meglio che raccontare.

Ma no, nessuna tesi da discutere e dimostrare: ci sono solo stili diversi, che possono piacere o meno a seconda del vissuto, delle aspettative e della cultura del lettore. Nessuno è meglio di un altro, e anche se lo fosse non mi interessa comunque scoprire qual è. Se Chabon mi dice che negli '30 i ragazzini avevano un decino in più in tasca per comprarsi i fumetti non è che mi interessa sapere come erano fatti i soldi e come erano fatti i chioschi.

Tra i citati, oltre a paraculi alcolizzati che scrivevano della Guerra di Spagna belli comodi in alberghi di lusso, hai messo pure Elmore Leonard: tu hai letto Tishomingo Blues? Beh, io l'ho appena finito, ed è esattamente il contrario di quello che l'autore dice di fare smile2

E si potrebbero trovare miliardi di altre citazioni a suffragare una tesi piuttosto che un'altra (spesso disattesa dallo stesso che l'ha enunciata, come è inevitabile che sia), non ricordo chi diceva che se uno esprime un concetto con 200 parole invece che con 100, allora è il padrone del mondo.
Ma, come dicevo, non ho nessuna tesi da portare avanti. La letteratura è un mondo talmente vasto che è assurdo per me valutare le singole opere con il medesimo criterio.

E comunque siamo abbondantemente OT hmm  (tanto più che siamo intervenuti solo io e te, quindi della cosa agli altri non importa molto sad )

GGigassi
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Re:

Non so gli altri autori, ma sicuramente Proust, Joyce, Kafka e Dostoevskij, universalmente riconosciuti tra i più grandi romanzieri di tutta la storia della letteratura mondiale, non hanno seguito nessuna scuola di scrittura.

L'equivoco di fondo è che quelle che state chiamando "regole", non sono regole, al più "consigli di buona scrittura".
Non esistono "regole di scrittura". Esistono "regole grammaticali", quelle sì.

La maggior parte dei consigli di gabrieleud nei suoi bellissimi pagelloni, sono appunto solo consigli di miglioramento del testo. Non enumerazioni di regole violate.

Le regole consigli di scrittura sono suggerimenti che, a meno di non essere scrittori professionisti, è spesso consigliabile seguire.
Ma, ribadisco, non sono regole.
La cosa di seguire un solo punto di vista, di mostrare e non raccontare, di evitare gli avverbi, di evitare i doppi aggettivi e altre fisse che spesso si leggono, sono tutte "regole" ampiamente violabili, se uno lo fa intenzionalmente e sa quello che sta facendo.

A un certo punto esce fori un vecchio che fà dice: “Presto chiamate un’ambulanza”, dico “Ma che chiami? Non lo vedi che questi c’hanno si e no trenta secondi de vita?”. Aò so passati venti secondi, so’ spirati proprio così, all’unisono… Mortacci l£%0%0%0%0%0

¿„ãßꪧ¬
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Re:

Come dicono molto saggiamente alla Audemars Piguet: "to break the rules, you must first master them."

Dubito si possa sintetizzare meglio una così grande verità.

RaccontoGame SOTTO TERRA: Gioca Subito!


Sotto Terra per Android
Sotto Terra per Apple iOS

DarkSeed
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Re:

GGigassi ha scritto:

gabrieleud ha scritto:

GGigassi ha scritto:


La tesi che stiamo discutendo è che mostrare è meglio che raccontare.

E comunque siamo abbondantemente OT hmm  (tanto più che siamo intervenuti solo io e te, quindi della cosa agli altri non importa molto sad )

A me interessa moltissimo invece, ma sarebbe meglio continuare a leggervi in un topic dedicato :-D

È bellissimo vedersi sfoggiare una cultura del genere e sto leggendo consigli utilissimi.

Zakimos
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Re:

Zakimos ha scritto:



È bellissimo vedersi sfoggiare una cultura del genere e sto leggendo consigli utilissimi.

solo io ho l'impressione che Zakimos ci stia prendendo per il culo? smile2

GGigassi
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Re:

Allora. Purtroppo nelle ultime settimane non ho avuto tempo di scaricare e giocare le ultime avventure, ho ripreso oggi. Non voterò quindi l'ultima avventura in modo che siano annullati i miei primi tre voti e non ci sia una mia votazione parziale che esclude le due avventure che non ho potuto votare.
Su questo un piccolo appunto: la votazione è un deterrente alla partecipazione: l'iscrizione, lo scarico in formato fixed come il PDF, l'arrivo scaglionato dei testi, il tempo massimo per la votazione settimanale, il log al forum, i link delle avventure persi nei thread di un sotto-thread: non sono problemi insormontabili, ma ci vuole proprio tanta voglia.
Come questo commento: l'ho già scritto tutto una volta, ho fatto "invio" ma era scaduto il timing ed è scomparso nel nulla. Ma ora l'avventura.
L'avventura merita tanto, mi è piaciuta sotto molti aspetti: la scrittura, l'uso delle allegorie, il simbolismo. C'è una compattezza e una omogeneità delle immagini funzionale. Solo qua e là avrei limato alcune espressioni che utilizzano un linguaggio un po' forzato, ma si tratta di cose marginali.
Il difetto (perché c'è un difetto) è l'enigma matematico: in tutte le strade in cui mi ci sono imbattuto ho pensato "ok" e ho chiuso (non ho finito quindi tutta la storia). Perché lo trovo un elemento distraente, poco omogeneo con il resto della narrazione e infilato forzatamente per dare maggiore longevità alla storia. Ma non funziona e IMHO ammazza il lettore occasionale.
Mi scuso per la brevità, ma riscrivendo tutto per la seconda volta ho finito l'energia.

fbrzvnrnd
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Re:

Puoi usare la votazione jolly che al termine del concorso ti permette di votare un corto che non hai fatto in tempo a votare

Votiamo In Enciclopedia!
Copiate i messaggi prima di inviarli -pericolo slog/perdita dati!-

sancio
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Re:

fbrzvnrnd ha scritto:

il log al forum, i link delle avventure persi nei thread di un sotto-thread: non sono problemi insormontabili, ma ci vuole proprio tanta voglia.

ahinoi, hai ragione. Anche io che sono un utente relativamente vecchio rimango malissimo quando cliccando il link ai Corti vado nella sezione di TUTTI i Corti anno per anno e non direttamente a quello in corso. Ma è una cosa che era già stata evidenziata l'anno scorso o quello prima da un utente che diceva che appunto non aveva partecipato alle votazioni perché il concorso era un po' "nascosto".

GGigassi
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Re:

fbrzvnrnd ha scritto:

Allora. Purtroppo nelle ultime settimane non ho avuto tempo di scaricare e giocare le ultime avventure, ho ripreso oggi. Non voterò quindi l'ultima avventura in modo che siano annullati i miei primi tre voti e non ci sia una mia votazione parziale che esclude le due avventure che non ho potuto votare.

Il sesto corto è ancora in votazione, e con la settimana di votazione jolly puoi recuperare un corto non votato.
Considerato che uno l'hai scritto tu, in questo modo li puoi votare tutti.

A un certo punto esce fori un vecchio che fà dice: “Presto chiamate un’ambulanza”, dico “Ma che chiami? Non lo vedi che questi c’hanno si e no trenta secondi de vita?”. Aò so passati venti secondi, so’ spirati proprio così, all’unisono… Mortacci l£%0%0%0%0%0

¿„ãßꪧ¬
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Re:

SOTTO TERRA - Un rapido post mortem

Quando uscì il bando del concorso, a ottobre, io e la mia ragazza (che è grafica e illustratrice) decidemmo di creare un corto visuale, fatto di sole immagini; avevamo già un bel canovaccio, supportato da diverse idee interessanti. Come troppo spesso accade però - e il buon Murphy ama sempre ricordarci - un imprevisto intensificarsi dei suoi impegni lavorativi ne vanificò sul nascere la realizzazione.

Un po' scocciato e un po' scorato, interpretai la cosa come l'ennesimo segno del destino che non fosse aria; così non pensai più ai corti fino a metà febbraio quando, durante una serie di riflessioni più ampie, mi dissi che avevo proprio bisogno di concludere qualcosa, di vedere la fine di una mia creazione. Ed ecco che mi tornò in mente il concorso e decisi, proprio all'ultimo, di partecipare, con l'obiettivo di concludere un racconto e di vederlo "in pasto" al pubblico.

Nasce così "Sotto terra", in quattro intense sessioni notturne dell'ultima settimana utile, quella della consegna. Da dove? Da un'idea che mi era già frullata in testa varie volte, quella di creare uno spin-off di "Soli nelle Tenebre" dove il lettore potesse vivere una parte della storia non raccontata nel libro, dove potesse vedere una parte che, altrimenti, sarebbe rimasta nascosta.

Quindi leggendo "Sotto terra" e "Soli nelle Tenebre" si avrà la visione completa di quello che successe a quel poveretto, rimasto imprigionato sotto una frana. Infatti tutto quello che accade nell'incubo di "Sotto terra" non è casuale, ma il parto onirico di ciò che il nostro sepolto vivo ha visto, incontrato, percepito nel corso della sua storia in "Soli nelle Tenebre".

Ora veniamo alle note dolenti: l'essermi ridotto all'ultimo ha comportato una serie di nodi che, come mi aspettavo, sono venuti al pettine. La scarsità di tempo e la relativa complessità del racconto hanno chiesto un pegno sul fronte della cura e della revisione. Ecco quindi spiegati i refusi, il testo non sempre ottimale e snello come avrebbe dovuto essere, i due rami narrativi non perfettamente bilanciati e la parte finale senza bivi.

Nessuno di questi difetti mi rende felice, anzi, ma l'ultimo è quello che mi è dispiaciuto di più, sia perché ha di fatto ridotto l'efficacia del corto - e sapevo che mi sarebbe costato parecchio wink - sia perché su carta avevo tutto il grafo degli eventi finali, ma non ho avuto il tempo di svilupparlo.

La cosa positiva è che nulla andrà perduto e convoglierà nella versione finale - riveduta, corretta e comprensiva di tutti i feedback ricevuti durante il concorso - in appendice a "Soli nelle Tenebre". Grazie, ancora una volta, a tutti! smile

E ora, l'enigma grafico: altra pezza dell'ultimo momento! In origine doveva esserci un altro enigma, illustrato dalla mia ragazza, che purtroppo non ha fatto in tempo a realizzare nemmeno lui. Quindi ho dovuto improvvisare all'ultimo, inserendone uno che poco si legava con il racconto (complimenti a quelli che si sono accorti della "discrepanza" nell'uso del foglio e della penna e no, non c'era alcun intento polemico con il regolamento, anzi!)

Easter egg: la locazione della scogliera e quella delle braccia omaggiano due opere di Zdzislaw Beksinski, artista polacco che amo moltissimo e di cui, prima o poi, realizzerò l'idea antica di un racconto/romanzo dove ogni luogo ed evento narrati sono la trasposizione di una delle sue splendide opere.

Qui potete vedere le due omaggiate da "Sotto terra":

https://www.facebook.com/zdzislawbeksin … 541551556/
https://www.facebook.com/zdzislawbeksin … 758291556/

Partecipare al concorso è stato davvero divertente, utile e istruttivo. Grazie a tutti, organizzatori, autori e votanti: è stata una gran bella cavalcata! wink

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DarkSeed
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Re:

DarkSeed ha scritto:

Quindi leggendo "Sotto terra" e "Soli, nelle tenebre" si avrà la visione completa di quello che successe a quel poveretto, rimasto imprigionato sotto una frana. Infatti tutto quello che accade nell'incubo di "Sotto terra" non è casuale, ma il parto onirico di ciò che il nostro sepolto vivo ha visto, incontrato, percepito nel corso della sua storia in "Soli, nelle tenebre".

Ottimo! Quindi il Corto è uno spin-off di un testo che ancora deve essere pubblicato?

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

gabrieleud ha scritto:

Ottimo! Quindi il Corto è uno spin-off di un testo che ancora deve essere pubblicato?

Esattamente! XD

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DarkSeed
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Re:

mai avrei immaginato un simile retroscena! yikes

Pensavo che fosse un lavoro indipendente, se non altro il concorso ti sarà stato utile come laboratorio sperimentale "in vitro", come d'altra parte dici anche tu.

GGigassi
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Re:

GGigassi ha scritto:

mai avrei immaginato un simile retroscena! yikes

Pensavo che fosse un lavoro indipendente, se non altro il concorso ti sarà stato utile come laboratorio sperimentale "in vitro", come d'altra parte dici anche tu.

Partecipare al concorso è stato molto utile, sotto molteplici aspetti: un’esperienza parecchio divertente e istruttiva.

Inoltre il confronto con il “mondo esterno” è sempre un grande arricchimento ed è indispensabile per prendere piena coscienza dei confini della realtà. smile

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DarkSeed
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Re:

Congratulazioni per il secondo posto! applauso
Confermi o smentisci che uno degli incontri del corto (che ti fa impazzire e conduce a ID) è con un Grande Antico? bigsmile

A un certo punto esce fori un vecchio che fà dice: “Presto chiamate un’ambulanza”, dico “Ma che chiami? Non lo vedi che questi c’hanno si e no trenta secondi de vita?”. Aò so passati venti secondi, so’ spirati proprio così, all’unisono… Mortacci l£%0%0%0%0%0

¿„ãßꪧ¬
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Re:

¿„ãßꪧ¬ ha scritto:

Congratulazioni per il secondo posto! applauso
Confermi o smentisci che uno degli incontri del corto (che ti fa impazzire e conduce a ID) è con un Grande Antico? bigsmile

Grazie Abeas! smile

Per quanto riguarda l'incontro di cui parli è certamente con un'entità esterna, al di là della concezione umana della realtà. L'omaggio è chiaro anche se - più che ai Grandi Antichi - è rivolto agli ancor più potenti (e inconcepibili) Dei Esterni. wink

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DarkSeed
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Re:

Complimenti per il secondo posto.
E ancora complimenti per lo splendido paragrafo 52, che cade sulla testa del lettore come un fulmine a ciel sereno!

"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".

Adriano
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Re:

Adriano ha scritto:

Complimenti per il secondo posto.
E ancora complimenti per lo splendido paragrafo 52, che cade sulla testa del lettore come un fulmine a ciel sereno!

Grazie mille Adriano! Sono contento che il colpo di scena finale ti sia piaciuto molto. smile

Sto facendo tesoro di tutti i consigli e le critiche ricevute in sede di giudizio per revisionare il racconto nella sua versione definitiva.

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DarkSeed
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