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Recensione

Fighting Fantasy 4: Starship Traveller
Edizione Penguin Books Puffin Imprints 1983
autore/i Steve Jackson
Recensore Yaztromo

Starship Traveller e' il quarto volume della serie storica Fighting Fantasy della Puffin, nonche' il terzo librogame firmato da Steve Jackson tra il 1982 e il 1983, dopo The Warlock of Firetop Mountain (in collaborazione con Ian Livingstone) e Citadel of Chaos. Verra' ripresentato anche dalla Wizard Books nella sua prima serie Fighting Fantasy ed e' stato tradotto in Italiano a cura della EL di Trieste nel 1989 col titolo di I Viaggiatore dello Spazio.

Pur essenso solo il quarto volume della serie, Steve Jackson ha "rotto" una lunga serie di canoni, dimostrando che Fighting Fantasy non era una serie ingessata e ancorata alle proprie certezze. Prima di tutto c'e un cambio drastico di genere, dal momento che si passa dal fantasy classico al fantascientifico (anzi, diciamolo chiaramente: e' proprio una versione della serie originale di Star Trek in salsa Fighting Fantasy, un po' come Freeway Fighter di Ian Livinstone, che verra' pubblicato un paio di anni dopo, riprendera' in grandissima parte Mad Max), poi c'e' un numero di paragrafi inferiore ai classici 400 (in Starship Traveller sono 340+3, con l'unico finale positivo al 340 e tre paragrafi finali che sono di fatto un'estensione delle regole), e poi c'e' il regolamento modificato per fare spazio alla gestione di tutto l'equipaggio (compresi ufficiale scientifico, medico, di sicurezza e ingegnere), all'uso dei fulminatori nei combattimenti  (possono essere settati per uccidere o per stordire) ai combattimenti tra navi stellari, fornite di opportuni scudi deflettori. C'e' anche il teletrasporto! Le modifiche regolamentari esaltano la flessibilita' del regolamento di base di Fighting Fantasy e la versione "Star Trek" colpisce al cuore i leggiocatori senza possibilita' di scampo!

Peccato che purtroppo gli aspetti piu' interessanti e positivi di questo librogame finiscano all'incirca con il regolamento. L'avventura e' quella dell'equipaggio della nave spaziale che si chiama non Enterprise, ma Traveller (e qui c'e' forse un pochino di malafede, perche' all'epoca spopolava un gioco di ruolo a tema fantascientifico che si chiamava, per l'appunto, Traveller, e per un certo periodo la Puffin e' stata obbligata a scrivere chiaramente nella pagina dedicata ai diritti che questo volume non aveva niente a che vedere con il gioco di ruolo Traveller) e per un colpo di sfortuna va ad infilarsi in un buco nero per uscire in un universo sconosciuto.

Lo scopo del gioco sara' quello di trovare le coordinate di un'altro buco nero che possa riportare indietro la nave spaziale e la velocita' necessaria per attraversarlo senza pericolo. Tre numeri.
Ci troveremo quindi a saltare da un pianeta abitato da qualche razza aliena intelligente all'altro, in cerca di informazioni e stando ben attenti a non lasciarci le penne nemmeno individualmente, perche' se un ufficiale muore in missione verra' sostituito da un suo sottoposto con punteggi inferiori e non disponibile a farsi teletrasportare sui vari pianeti perche' non c'e' il sostituto del sostituto.

Il problema e' che i vari pianeti e i vari alieni, che si susseguono rapidamente e senza lasciare segno nella memoria e soprattutto nel cuore del lettore, sono piuttosto insipidi e poco interessati, con caratterizzazioni fiacche.

L'avventura e' costruita come un true path lineare parecchio stretto e difficile, ma a parte l'emozione di poter finalmente guidare l'Enterprise/Traveller, rimane poco o nulla.

Anzi il percorso è talmente obbligato e complesso da scovare nella sua completezza che il lettore medio cadrà facilmente nella frustrazione abbandonando la missione ben prima di conquistare l'epilogo vincente. Per riuscirci è necessario rileggere la storia diverse volte, sorbendosi evoluzioni non proprio logiche e passaggi che risultano noiosi già in prima lettura. Una serie di elementi che possono facilmente sfociare in frustrazione e contribuiscono ad abbassare e di molto la godibilità del titolo.

Diciamo che, ipotizzato che Steve Jackson e Ian Livingstone avessero scommesso su chi era piu' bravo ad adattare un film a Fighting Fantasy, Ian Livingstone con Freeway Fighters (Mad Max) avrebbe vinto a mani basse su Steve Jackson con Starship Traveller (Star Trek). Un fatto piuttosto infrequente.

Longevità 6: 

L'avventura e' piuttosto corta da completare (forse Steve Jackson era troppo pressato dai tempi di consegna), ma e' difficile da terminare con successo e sono necessari diversi tentativi prima di trovare la strada che incrocia i tre numeri necessari per risolvere la questione nel migliore dei modi; tuttavia non lo vedo come un librogame che si rilegge con gran piacere a distanza di anni, se non per prendere in esame l'ottimo regolamento. Inoltre molti potrebbero mollarlo prima di riuscire ad averne  ragione, annoiati e frustrati  dall'evoluzione illogica del true path.

Difficoltà 5: 

Il problema non e' tanto la difficolta' (ci sono dei capolavori di Steve Jackson che sono piu' difficili), quanto il fatto che manca un percorso logico per superare gli ostacoli: bisogna prima di tutto avere la buona sorte di scegliere i pianeti giusti dove teletrasportarsi.

Giocabilità 6: 

Il regolamento e' da 10 per quanto e' entusiasmante, la costruzione dei paragrafi, che sono lineari e non permettono piu' di tanto di tornare sui tuoi passi, creando cosi' un true path basato sulla fortuna e' da 2. Media pilatesca: 6.

Chicca: 

Il regolamento, come detto: di gran lunga la cosa più entusiasmante del titolo.

Totale 5.5: 

Il peggior librogame scritto da Steve Jackson per la collana Fighting Fantasy. Se vi interessa questo autore (mitico) e' consigliabile orientarsi su altri volumi e lasciare questo magari alla fine, da sviscerare giusto per spirito di completezza.