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Un ponte fra tradizione e modernitàGrecia antica. Siamo Autolico, figlio del dio dei ladri Hermes, e siamo uno scaltro beone scansafatiche. Ma stavolta l’abbiamo fatta grossa, almeno secondo il resoconto del nostro mendace genitore. Per evitare la punizione dell’aver tentato di insidiare Atena durante un bagno, dovremo compiere ben sette fatiche (prima erano di più, poi le abbiamo concordate con papà) per tutta la Grecia e anche oltre. Parte così questo librogioco che è un classico istantaneo. È tradizionale, perché riprende ambientazione, regolamento e difficoltà improba da una serie storica come Grecia Antica - e perché è impostato volutamente come il primo di una grande serie fatta per farsi amare. È moderno, perché nella trama, ma soprattutto nella struttura e nel gameplay, adotta tutti i trucchi del mestiere distillati da decenni di librogiochi e sviscerati da un certo Mauro Longo. È un libro innanzitutto divertente, fluido, molto difficile ma senza essere frustrante o punitivo come invece tanti titoli del passato. Il regolamento è lo stesso di Grecia Antica, ma la genialità degli autori è stata nell’adattarlo a un gameplay che premia la scaltrezza del giocatore, come d’altronde c’era da aspettarselo quando l’eroe è il re dei ladri. Le meccaniche ruotano attorno al guadagnare punti Astuzia compiendo azioni astute per poi spenderli nei combattimenti più difficili. Oltre che nello scegliere l’ordine giusto delle fatiche da affrontare. E non potremo farlo se non per prove ed errori, incappando in morti a volte ingloriose, a volte tragiche, tutte interessanti, che rendono il fallire meno doloroso. Anche perché da ogni fallimento impariamo qualcosa, fino al punto in cui siamo in grado di cavarcela. Nonostante all’inizio sembri che il caso giochi un ruolo importante, più diventiamo esperti e bravi, più capiamo che la nostra scaltrezza è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per trionfare, con i tiri di dado che servono giusto a rimescolare ogni tanto le carte in tavola e a rendere tutto meno monotono. Con un termine abusato, questo si può dire davvero il Dark Souls dei librogiochi, dove si muore e si muore tanto, ma poi si diventa bravi. Altra chicca del regolamento è la possibilità di chiamare le ninfe, nostri passati amori. Chiamare la ninfa giusta nella situazione giusta è vitale, così come evitare di chiamare quella sbagliata! Quale miglior modo per integrare il fatto che Autolico è un seduttore? La scrittura è fluida, simpatica, scanzonata, che fa calare nell’ambientazione e nel personaggio. Le Fatiche di Autolico è un grande librogioco del Rinascimento che ha aperto la strada a tanti altri, forse non dello stesso genere, ma che ha fatto capire le potenzialità del settore. E a ragione.
Longevità 9:
Moriremo molte volte prima di capire una delle possibili strade giuste. Ma il fatto che la morte non sia mai punitiva e sempre frutto della nostra inesperienza o dabbenaggine, rende più gradevole giocare e rigiocare per scoprire qualcosa di più di questo libro. E potrebbe anche venirci la voglia di provare una strada alternativa una volta azzeccata quella giusta.
Difficoltà 9:
Il libro è difficile, ma mai punitivo e frustrante. È anzi un esempio di come creare un libro molto difficile, ma che non faccia perdere la voglia di giocarci, anzi!
Giocabilità 9.5:
Usare lo stesso regolamento di Grecia Antica può essere facile, ma renderlo perfetto per questa avventura così diversa dagli originali e perfetto per un gameplay basato su tatticità e astuzia, pur dando spazio al caso per mantenere le cose interessanti, è un colpo da maestro da cui imparare.
Chicca:
Nel nostro viaggio per la Grecia avremo modo di toccare la traiettoria di molti miti classici… in cui complicheremo ogni volta le cose. Ci divertiremo a scoprire tutte le situazioni dove Autolico mette lo zampino.
Totale 9.5:
Un capolavoro da cui imparare. I punti extra sono per personaggio e ambientazione, entrambi sfruttati alla perfezione. Da leggere per ogni appassionato di librogame.ÂÂ
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