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Recensione

Dragowolf 2: La Città degli Antichi
Edizione Librogame's Land 2017
autore/i Marco Zamanni
Recensore spadadelsole

Continuano le avventure di Wolf, energetiche come quelle di Lupo Solitario, parodistiche come Alla Corte di Re Artù, con il regolamento alla Steve Jackson, a tratti deliranti come Squilibrio (seppur senza ombra di volgarità) e che, dato che tutto questo blasonato parterre di "ispirazioni" non basta, in questo volume ripropone anche qualche elemento mutuato da Bloodsword.

Una sorta di hellzapoppin librogiochistica ma …andiamo con ordine.

Il nostro alter ego, superati i regni dell’est, deve affrontare la seconda tappa del suo viaggio, ma come fare? Per raggiungere il malvagio re dell’ovest fuggito nella propria capitale avrà due possibilità. La prima consiste nell' affrontare una lunga e interminabile scarpinata di settimane attraversando terre selvagge; le seconda, invece é data da una via breve, ma difficilissima, che prevede il passaggio all'interno della Città degli Antichi.

Una scelta che ricorda il tipico bivio  deveriano tipico dell'inizio di tanti volumi scritti da Joe, ma che di fatto si rivelerà una scelta obbligata. Wolf non avrà alterbative: dovrà seguire il nano Bain (notata la citazione tolkeniana?) nella Città degli Antichi. In essa si nascondono infatti  i misteriosi portali che ci trasporteranno nell’ovest, direttamente nella roccaforte del nemico.

Dal modo in cui è strutturato il dungeon le allusioni alla planimetria del primo e del quinto volume di Bloodsword risulteranno subito evidenti.

L'interattività della serie, già alta di suo, raggiungerà davvero l'eccellenza, in quanto ci caleremo davvero nei panni di Wolf e ci sentiremo come se fossimo noi a vivere le sue bizzarre avventure: il classico espediente di lasciare un personaggio senza nome per intensificare l'interattività in questa serie viene davvero superato dall'ottima caratterizzazione che l'autore è riuscito a costruire sopra il suo personaggio, nonostante lo stesso abbia nome e cognome.

Altra perla dello stile di scrittura é il fatto che la serie, pur essendo umoristica, mantiene comunque una maggiore serietà rispetto a opere ironiche come quelle di Brennan, finendo, paradossalmente, col risultare per certi versi ancora più comica. Il percorso del dungeon si rivelerà in perfetto equilibrio tra una struttura lineare alla Dever e uno schema molto libero alla Brennan, così da soddisfare tutti i palati.

Tra combattimenti , tranelli, situazioni esilaranti a profusione,l'avventura scorrerà via piuttosto rapida, ma, come capiremo dalla perla finale, le sessioni di lettura non saranno brevissime e il fatto di poter riprendere in mano il libro più volte garantirà una grande longevità. Alla fine, infatti, come a parodiare certi passaggi di Realtà Virtuale o il check a fine libro de I Sette Serpenti, ci verranno richieste le parole d'ordine ottenute.

Ognuna vale punti e.. magia; avremo un vero bilancio psicologico di come ci saremo comportati e relativi consigli sulla prossima avventura. La godibilità sarà aumentata anche dal basso numero di paragrafi che garantiscono una lettura snella (sono appena 235) e dalle esilaranti battute di cui il testo è pieno. Lo stile é chiaramente più maturo del volume precedente, anche se un pò dispiace che si sia persa per strada l'idea di servirsi delle armi in maniera particolare, dando cioé la possibilità di scegliere tra molte, ognuna con i suoi bonus e malus. Di armi nuove, infatti, ne avremo pochine.

Simpatica la possibilità di rifare il personaggio all'inzio della storia nel caso in cui quello utilizzato per affrontare il primo volume non ci fosse piaciuto. Qui infatti i personaggi sono solo tre: uno forte in combattimento ma con poca resistenza, uno al contrario debole ma con molti più punti vita e uno intermedio. Date le varie perdite di energia che saranno inevitabili nel corso dell'avventura non é facile scegliere e decidere quale possa essere il migliore. La difficoltà è ben calibrata e la giocabilità adeguata, forse un po' più di lunghezza avrebbe giovato: tuttavia La Città degli Antichi può essere considerato tranquillamente come un volume ben congegnato e ricco di spunti.

Longevità 7.5: 

Alta, c'è da leggere e rileggere se si vuole evitare di perdersi qualcosa. Esplorare il libro a fondo è fondamentale per gustarsi tutti gli elementi ideati dall'autore e cogliere i risvolti più reconditi della vicenda.

Difficoltà 7: 

Complessivamente ben calibrata, con l'eccezione di una griglia di numeri decisamente irritante , che mi ricorda tanto una soluzione analoga, molto complicata, adottata alla fine de Il Ritorno di Vashna nella collana Lupo Solitario.

Giocabilità 8: 

La possibilità di interagire con personaggi, oggetti, ambienti e avversari, lo stile di scrittura piacevole, ironico e frizzante, le molteplici possibilità di proseguire con la storia, la grande varietà di situazioni. Tutti elementi che contribuiscono a rendere il libro gradevole e a spingere il lettore a riprenderlo in mano più volte.

Chicca: 

/

Totale 7.5: 

Un ottimo lavoro, divertente e ben pensato. Al netto di alcuni difetti minori, il suo principale limite sta nell'eccessiva brevità. Fosse stato più lungo e completo sarebbe potuto essere un vero gioiello.