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Il secondo librogame della serie mi ha lasciato un pochino (ma solo un pochino) perplesso, rispetto al primo. L'autore Daniele ha dimenticato come si scrive? No, non è questo. L'illustratrice Melissa è stata colta da crampo alla spalla? No, nemmeno.
Ma la fretta... la meschina e barbara – appunto – fretta di finire, per consegnare un volume pronto al 98%, con parecchi refusi e frasi dalla costruzione sbagliata. Pazienza. Niente che non si possa correggere con una ristampa. La necessità di apparire a Lucca ha evidentemente tagliato qualche oretta di lavoro che sarebbe stato meglio portare a termine.
Fatta questa doverosa tara – a proposito di tara: 12 euro per 220 paragrafi, contro i 350 del volume 1 allo stesso prezzo – la storia del nostro Barbaro Grigio riprende dopo una sbornia e una scazzottata da osteria. Si risveglia in cella, pronto per la forca del'indomani: specchio, specchio delle mie brame, la bisboccia è punita con la morte, in questo reame.
Ma il Barbaro Senza Nome (o ce l'ha? c'è un percorso nascosto, nel libro 1, che...) riceve aiuto da parte di una milfona rossa di nome Fulva. Vi disturba il fatto che sia in perizoma per tutto il libro? Fatevene una ragione: anche il Barbaro è stato in perizoma per tutto il libro 1 e nessuno si è lamentato.
Comunque sia, una volta fatto fuggire il Barbaro dalla prigione, l'accattivante Fulva spiega il motivo del gesto: ha bisogno dell'aiuto del Barbaro per una missione di vitale importanza. Solo che mentre Fulva spiega la missione, il nostro eroe è distratto dalle di lei natiche, e tutto ciò che il suo cervello registra è qualche accenno ad una certa "Ferita del Mondo" che va risanata, altrimenti succederanno non specificate Brutte Cose.
Ciò è riassunto in una riga confusa, poiché il movimento sussultorio/ondulatorio delle chiappe rende difficile al protagonista la comprensione del linguaggio parlato. Alla faccia delle Introduzioni di sette pagine di Lupo Solitario... "Barbaro, segui il mio didietro e andiamo a rischiare le vite per una cosa che non ho tempo di spiegarti" "Signorasì, signora."
Se dalla copertina e da quanto letto finora vi è venuto in mente che la missione consista nel tamponare le mestruazioni del pianeta Terra, sappiate che non siete molto lontani dal vero; ciò è reso palese dall'autore stesso con nitide descrizioni di ciò che accade durante il Gran Finale. D'altronde, cosa vi aspettavate che fosse Il Segno Rosso?
E così fra fuga dai sotterranei, esplorazione di piramidi e momenti di pura provoloneria, l'arrugginito Barbaro si ritroverà ad inzuppare lo spadon... insomma, leggetevelo se avete passione per il genere fantasy/scifi che andava tanto negli anni 70, quello alla Flash Gordon, alla Conan il Barbaro, alla Golden Axe, con le principesse guerriere vestite il meno possibile, solitamente con bikini dorati. E io ci includo anche la principessa Leila di Star Wars (come è doveroso che sia N.D. Prodo).
Nemmeno in questo volume Daniele resiste alla tentazione di sfondare la quarta parete: sapendo della propensione che i lettori hanno per leggere fra le pagine, ne ricava una vera e propria "feature". In molti dei bivi sarà presente l'opzione "guarda fra le pagine", grazie alla quale si viene reindirizzati ai paragrafi di commento di Daniele stesso, che ci consigliano sulla mossa da compiere. E magari ci deridono perché non sappiamo bene cosa fare, (e in certi casi ci sta, ve lo sarete meritato).
Longevità 8:
Va riletto. Ci sono diverse sezioni di storia che si possono affrontare in momenti diversi, ma cambiando l'ordine degli addendi cambia anche il risultato.
Difficoltà 5:
Il libro si concentra sulla storia, non sulle sfide.
Giocabilità 7:
Hai tirato il D12 o hai fatto finta di tirarlo? È uguale. L'autore ci ride sopra, e a fine libro dispensa consigli su come imbrogliare meglio.
Chicca:
Se incontrate di persona Daniele, fatevi autografare la copia. Non è un gesto fine a sé stesso, l'autografo di Daniele racchiude un segreto per sbloccare alcuni paragrafi! E già che ci siete, fatevi autografare l'illustrazione al paragrafo 122 dalla Furibionda.
Totale 6.5:
Un pochino meno del primo. Questo libro parte con una premessa surreale, ma se si accetta il fantasy (e non solo perché è fantasy) si può accettare di sospendere l'incredulità e seguire Fulva nella sua iperbolica missione. Certo, come libro è molto breve.
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