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Recensione priva di spoiler La casa degli Automi di Michele Buonanno inaugura una nuova collana di librogame di Aristea. Dal colore giallo e dal nome “Chi è stato?” si possono dedurre in modo inequivocabile le intenzioni dell’editore: il nostro compito sarà fare luce su un murder mystery.
L’edizione si presenta con un cofanetto contenente il librogame (225 paragrafi), il diario del protagonista, il foglio degli indizi ed un enigmatico biglietto di cartoncino piegato e sigillato che andrà aperto solo quando il testo ne farà esplicita menzione. Il diario rappresenta la nostra scheda del personaggio, dove potremo prendere appunti o consultare l’avanzamento del gioco. In più contiene delle illustrazioni che ci permetteranno di visualizzare tutti i protagonisti della storia e, perché no, trarre informazioni non scritte. Sul foglio degli indizi, invece, sono riportate sinteticamente tutte le osservazioni che potremo trovare durante l’investigazione, ciascuna identificata da un numero e una frase riepilogativa che potremo (e dovremo) consultare. Durante la lettura, capiterà infatti di passare continuamente dal libro al diario e al foglio degli indizi e viceversa. Personalmente non sono sicuro di avere trovato ergonomico questo passaggio tra oggetti distinti e avrei preferito che diario e indizi fossero integrati nelle pagine del libro. Il pregio è di non richiedere l’utilizzo di più segnalibri.
La scrittura di Buonanno è di qualità, scorrevole, senza refusi e riesce a trasmettere la tensione della situazione in cui si trova il protagonista e le emozioni che prova. Scrivere un giallo, oltretutto interattivo, è un mestiere difficile in cui bisogna saper dosare le informazioni in modo che la consapevolezza del protagonista e del lettore viaggino di pari passo e Michele ci è riuscito.
A livello di meccaniche, si possono individuare diverse fasi di gioco. Non c’è un regolamento ed il lettore viene subito messo di fronte ad una storia divisa in capitoli, venendo istruito mano a mano che le componenti ludiche entrano in scena. Il nostro obiettivo - risolvere il mistero dietro ad un delitto a porte chiuse - si concretizzerà nella raccolta di indizi che potranno essere a loro volta utilizzati per trovarne di altri. Gli indizi si ottengono in funzione delle nostre scelte sia durante le fasi di esplorazione che quelle di interrogatorio, fino ad arrivare all’ultima fase, in stile “treno delle deduzioni”, in cui la storia raggiunge il suo climax e, a seconda degli indizi raccolti, potremo raggiungere uno di quattro diversi finali, dal più fallimentare a quello in cui sveleremo ogni mistero. Tutti gli indizi ottenibili sono integrali alla storia e non sono presenti depistaggi o indizi inutili come può avvenire in altre indagini interattive.
Durante le fasi di interrogatorio, gli indizi raccolti ci permetteranno di “sbloccare” le domande possibili. Durante quella di esplorazione e quella deduttiva, li utilizzeremo come “passaggi segreti” da un paragrafo all’altro aggiungendo il valore dell’indizio al paragrafo corrente.
La difficoltà del gioco è espressa mediante un vincolo temporale che limita il numero di domande durante gli interrogatori e di spostamenti durante l’esplorazione (su mappa, in stile Buonanno). La stringenza del tempo che scorre costituisce anche il meccanismo di rigiocabilità, dal momento che è particolarmente difficile riuscire a giungere alla conclusione alla prima lettura. Un po’ giustificazione narrativa, un po’ finalizzata alla rigiocabilità, questa scelta potrà essere apprezzata dai puristi del librogame interessati al dogma della rigiocabilità, ma potrà infastidire i puristi dei murder mystery che vorrebbero poter raggiungere direttamente la soluzione completa per meriti deduttivi.
In conclusione, La Casa degli Automi è un ottimo albo di esordio per la nuova collana “Chi è stato?” di Aristea di cui spero ne escano altri.
Longevità 7:
Per giungere alla piena soluzione del mistero, è necessario leggere una alta percentuale di paragrafi. Resta poi vero che, caratteristica intrinseca di tutti i gialli, difficilmente verrà riletto a breve una volta risolto interamente il mistero.
Difficoltà 6.5:
La prima fase di interrogatori è quella che soffre di più del vincolo temporale, comportando la necessità di più giocate, difetto per un purista dei murder mystery (come è il recensore). La difficoltà nella giusta associazione degli indizi è ben bilanciata e sempre logica tranne un'unica scelta che l’autore ha dedicato al pubblico dei “completisti” poiché non inficia il raggiungimento dell’ultimo finale.
Giocabilità 8:
L’ottima scrittura, la suspance e il mistero via via sempre più sfaccettato catturano l’attenzione del lettore portandolo a voler raggiungere l’epilogo. L’ergonomia del dover maneggiare tre diversi oggetti è lasciata al giudizio personale.
Chicca:
Il cartoncino piegato e sigillato, da aprire solo quando il testo ne farà esplicita menzione…
Totale 8:
Un ottimo lavoro, consigliato agli amanti delle storie del mistero o a chi predilige i librogame narrativi a quelli ricchi di regolamenti e tiri di dado.
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