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[quote=Prodo]Corto difficile da giudicare. Da un lato abbiamo un'ottima introduzione, delle premesse intriganti, un'ambientazione piuttosto curata (mi è piaciuto molto lo sforzo profuso per dettagliare la situazione italiana dopo l'apocalisse, e l'idea di costituire alcune città che si sono affiliate al nuovo gruppo di resistenza e riconquista canadese, caratterizzate dal prefisso New, differenziandole da quelle invece ancora abbandonate a loro stesse che mantengono il nome nostrano) e una costruzione del protagonista adeguata, in grado di farci sia immedesimare nella sua vicenda che percepire le particolarità che lo contraddistinguono, come l'efficienza letale e la totale assenza di sentimenti. Mi è piaciuto anche l'approccio pulp-paradossale, con i clown assassini che devastano il mondo (l'idea dell'infezione pandemica che tramuta in pagliacci è micidiale) e la strizzata d'occhio a un filone di opere assurde e distruttive che da sempre stuzzica la mia fantasia. E ho gradito alcuni tocchi di classe legati all'ideazione degli enigmi: la trovata di inserire per esempio i numeri del lotto e i simboli ad essi collegati nella smorfia è geniale, così come l'accesso al paragrafo nascosto 17, un tocco di classe tanto evidente quanto diabolicamente celato. Mi ha ricordato la lettera esposta-nascosta di Edgar Allan Poe. Ho apprezzato infine la varietà dei percorsi (ben tre) che possono condurci all'epilogo vincente, tutti caratterizzati da una sequenza di oggetti e azioni da compiere ben precisa. Una sorta di true-path ma ad ampio respiro, che consente al lettore di personalizzare la propria strategia di gioco (e almeno uno di questi percorsi, quello che coinvolge Draghetti, è piuttosto semplice da scovare). Detto questo proseguendo con la lettura scopro che: 1) L'approccio "demenziale" di cui sopra non viene portato avanti fino in fondo: il racconto nel prosieguo si adagia su linee molto più classiche, e alla fine rimane un ibrido a metà tra un'opera di narrativa canonica e una più non-sense. Questa tendenza a non prendere una posizione alla fine destabilizza e diminuisce la godibilità della vicenda. 2) Come già fatto notare da altri gli enigmi non sono sempre a prova di bomba (vedi quello dei semi delle carte) e allo stesso modo, anche se si riesce a risolverli abbastanza facilmente, non si ha sempre la certezza che la soluzione trovata sia quella effettivamente giusta da utilizzare in un dato momento dell'avventura. Ci sarebbero voluti degli agganci più netti e specifici, perché questo approccio, soprattutto durante le prime letture, risulta estremamente confusionario, e scoraggia un po'. Ma quel che è peggio induce a sprecare tempo ed energie in operazioni incrociate di verifica a scapito del divertimento e dell'immedesimazione nella storia, un difetto questo a mio parere piuttosto pesante. 3) Abbondano errorini di vario tipo: alle già citate (da Still) virgole mancanti o casuali, si aggiungono errori di battitura, qualche errore sintattico (parecchi gli ed e gli ad eufonici usati a sproposito), e un paragrafo irraggiungibile, presumibilmente per un link saltato (il 32). Tutti questi elementi sommati tra di loro fanno pensare che il beta-testing successivo alla stesura finale dell'opera sia stato frettoloso, e questa considerazione si sposa bene anche con la confusionaria gestione degli enigmi e dei paragrafi a essi correlati. 4)Il racconto promette tanto per poi alla resa dei conti regalare poco. Probabilmente la decisione di dividere la progressione del protagonista nella città in differenti filoni ha obbligato l'autore a concentrarsi su tre o quattro diverse micro-storie parallele. Questa scelta, visto l'esiguo spazio a disposizione, l'ha costretto poi ad approfondire molto poco i vari percorsi, e quindi a non poter sviscerare adeguatamente la moltitudine di elementi introdotti. Alla fine si rimane con un po' di amaro in bocca per le potenzialità intraviste ma che di fatto non si ha mai avuto veramente modo di toccare con mano. La struttura regolamentare al contrario l'ho trovata adeguata, così come la gestione dei punteggi e dei combattimenti. Ce ne sono alcuni ostici, ma si concretizzano solo dopo check di precisione falliti. Quello finale con Monna Lisa poi è durissimo se la affrontiamo di petto, ma diventa più che abbordabile se agiamo con un minimo di intelligenza e strategia. Anche il loop 52-21 io non l'ho interpretato come un vero difetto: arrivati a quel punto dell'avventura ci sta che, se non abbiamo scovato gli adeguati codici, possiamo rimanere incastrati. Magari l'autore avrebbe dovuto avere l'accortezza di aggiungere due righe in cui specificava che, se non eravamo in grado di aprire le due porte, venivamo scoperti e assaltati da un numero abnorme di clown che poneva fine alla nostra ricerca. Complessivamente secondo me il racconto va premiato con la sufficienza per l'appassionato lavoro che è alla base della narrazione e per la gran quantità di elementi intelligenti e stuzzicanti introdotti. Alla fine dei conti però per una serie di motivi, che ho dettagliato precedentemente, sul più bello si perde e non riesce a fare il salto di qualità. Sarei curioso di vedere questo canovaccio, adeguatamente ampliato e oliato, convertito in un'opera di più massiccio respiro, magari un LibroNostro. Sono sicuro che la qualità complessiva di Fermate Monna Lisa ne guadagnerebbe molto. [b]Voto inviato a Babacampione[/b][/quote]
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