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[quote=gabrieleud]Il viaggio di questa settimana si svolge tutto nella mente del protagonista, ad eccezione del paragrafo finale. Premetto che non sono mai stato amante delle ambientazioni oniriche. Perché? Perché l'ambientazione onirica è fatta di voli pindarici e costrutti illogici ai quali viene dato un senso "perché sì, è un sogno, può accadere". In poche parole, spesso ho la sensazione che l'autore scelga di descrivere un sogno così non ha bisogno di concentrarsi sulla coerenza (c'è un passaggio illogico? Ma sì, è un sogno.) [b]Ma non è questo il giorno![/b] Nella prima parte del libro un'accozzaglia di situazioni improbabili - ma ben descritte - conduceva a tormentate instant death in cui il protagonista finiva inevitabilmente ingoiato dal fango. Uno penserebbe, alla quinta partita, che sarebbe rimasto intrappolato sotto terra per sempre. [b]Ma non è questo il giorno![/b] Qualche informazione sibillina suggerisce che il protagonista, di cui nulla ancora si sa, vive in un sogno. Dài e dài si trova la via per raggiungere il fatidico p.33, porta di confine fra il regno degli incubi e la realtà. Ben pensato l'enigma, che mi ha tratto in inganno fino all'ultima rivelazione di Ggigassi. Dove ritenevo ci fosse un errore, ero invece stato gabbato dal pensatore, che si sarà fatto sane e meritate risate. Purtroppo lo stratagemma di rimuovere una delle curve non è ben sfruttata: la soluzione dà comunque il risultato 21 tanto a chi cade nel tranello quanto a chi ne scioglie il nodo. Con un pizzico di malizia in più, ci saremo trovati oggi a discutere di un signor indovinello. [b]Ma non è questo il giorno![/b] Superato lo scoglio della parete intarsiata, game over. I sette paragrafi che ne derivano sono in realtà un unico paragrafo (ma a questo punto, perché non accorparne un paio e concludere al p.50?) Dal 33 all'epilogo, la scena è confusa, raccontata distrattamente. Si sente un rumore, un ululato, e il protagonista corre nell'oscurità - non abbiamo una descrizione di ciò che avviene attorno a noi, è tutto buio - e si arriva al p.6 che rappresenta il kleenex ascendente dell'incubo. Un essere con tre facce (di cui uno è il nostro riflesso) solleva da terra il dreamwalker. Le bocche potrebbero divorarlo. [b]Ma non è questo il giorno![/b] Ed ecco che il nostro eroe si risveglia, e l'arcano viene rivelato, e viene il bello. Rileggendo la storia (ad un livello più profondo, per rimanere in tema) si può ripercorrere il viaggio di questo sventurato che è rimasto bloccato da una frana. La lotta mentale per riguadagnare la coscienza è resa in un clima claustrofobico, si comprendono e si perdonano le irrealtà. Tanta terra da sentirne il sapore. Come siano andate le cose, però, ancora non si sa. In conclusione, dove a prima vista c'era inconsistenza, c'era invece concretezza. Ciò che appariva astratto era proiezione di realtà. La seconda lettura, dopo aver letto l'epilogo, svela più cose di quante non se ne apprendano percorrendo per cento volte i cunicoli a mo' di anellide. Rimane l'interrogativo di che cosa rappresenti l'essere opalescente che si incontra a fine storia. Purtroppo non posso non tenere conto anche di certi aspetti negativi, già analizzati nel pagellone. La sezione finale del libro non offre alcuno spazio di "gioco" né di scelta, e per un concorso di narrativa a bivi, ciò è penalizzante. PS: a voler essere proprio bastardi[spoiler] ma davvero bastardi[spoiler], è sbagliato anche l'indovinello del p.28. Il testo dice che gli abitanti della Città della Verità dicono sempre il vero, quelli della Città della Menzogna mentono sempre. Perciò per raggiungere la Città della Verità, non possiamo limitarci a dire "Portami alla città dove vivi" perché questa richiesta non prevede che l'uomo parli. L'interlocutore menzognero potrebbe condurmi alla sua città senza dire una parola. La risposta migliore è "Dimmi se quella è la tua città." Se risponde di no, vado nell'altra città. Se risponde sì, vado in quella che ho indicato.[/spoiler][/spoiler][/quote]
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