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[quote=Anima di Lupo]Buonasera popolo dei Corti! Pubblico i giudizi della Triade in leggero ritardo (come la tradizione vuole che accada almeno una volta per edizione :teach: ) [b]Recensione di LordAxim[/b] Un corto dalle descrizioni evocative, un sapiente uso dei colori e una narrazione onirica caratterizzata da tratti in chiaroscuro molto efficaci. L’atmosfera è cupa, quasi disperata, un incubo dal quale pare non esserci uscita: decisamente ben realizzato dal punto di vista narrativo. L’aderenza al bando è accettabile. Ci sono però delle piccole note dolenti che con un surplus di attenzione avrebbero innalzato ulteriormente l’opera: l’enigma numerico, invero di difficoltà medio alta, non ha un paragrafo di sfogo in caso di mancata soluzione. Si rimane “bloccati sotto terra”. Certe descrizioni sembrano monche, ma questo non ritengo sia un difetto penalizzante perché in una proiezione onirica possiamo ammettere anche questo “mezzo” per il fine ultimo della creazione di una descrizione narrativo-psicologica. Che la via verso il paragrafo finale sia comunque un epilogo ineluttabile è, tuttavia, una nota dolente. L’originalità non manca, certamente le atmosfere possono essere un po’ penalizzanti per chi si approccia con una aspettativa di lettura più leggera. In definitiva il mio voto è…… [b]Recensione di Zakimos[/b] Sotto Terra parte col botto grazie alla sua impaginazione. Troppo spesso sottovalutiamo questo aspetto nella presentazione di un corto e invece è fondamentale: presentare un testo ben formattato, chiaro e strutturato in modo corretto non serve solo dal punto di vista estetico, aiuta anche nella comprensione del testo e in questo caso, trattandosi di un corto "criptico", è doppiamente importante. Rispetto a "Alla fine della terra", altro corto sperimentale di quest'anno, in questo caso però l'atmosfera onirica deriva più dallo stile usato che dagli eventi narrati, anche se l'autore non lesina situazioni "da incubo" che sono probabilmente il piatto forte del tutto, o quanto meno ciò che io ho gradito di più (mi riferisco in particolare all'incontro con la creatura di fango). Le scelte stilistiche portano con loro anche qualche problema di ritmo - nulla che non si potesse risolvere con un po' più di limatura, comunque. L'esperienza insegna che è meglio scrivere poche parole quando il concetto da trasmettere è denso e capita in alcuni frangenti che le parole in "Sotto Terra" siano un po' troppe: è un peccato perché indebolisce un messaggio che colpisce invece come un maglio di ferro arrivati alle fasi finali. Spendo due parole anche sull'uso dell'io passato: l'ho trovata una scelta rinfrescante per staccarsi dalla solita e abusata seconda persona presente e non ho avuto problemi con l'immedesimazione. Il finale è ovviamente l'altro enorme punto di forza del corto: è il migliore letto finora e riesce alla perfezione a essere un cliffhanger efficace ma senza lasciarti la delusione di non sapere come la storia proseguirà dopo - anzi, il bello sta proprio in quell'istante in cui ti chiedi "e ora?". Inutile dire che è anche uno dei corti che meglio ha centrato il tema di quest'anno. La parte gioco è ben strutturata se si esclude alcuni elementi negativi abbastanza marcati, che quindi risaltano con più forza. Li avete citati già tutti: l'enigma con i cerchi è avulso dal resto, quello delle bugie è strutturato male (le persone non "dicono bugie" per rispondere alla nostra domanda) e la sequenza di 8 paragrafi senza bivi alla fine è davvero inaccettabile. È un peccato, ma per quanto si tratti di difetti evidenti il mio giudizio complessivo sull'opera resta assolutamente positivo. [b]Recensione di Anima di Lupo [/b] Leggendo il primo paragrafo, la cosa che ho notato subito di questo Corto è stata la scrittura con il passato remoto, aspetto che forse hanno notato tutti, perché risalta abbastanza ed è insolito per un'avventura a bivi. Apparentemente uno potrebbe pensare "[i]non cambia nulla[/i]" ma secondo me non è così. Il "[i]Tu[/i]" non si batte. L'uso della seconda persona nei LG mette in luce un'immedesimazione da Oscar. "[i]Vuoi[/i] seguire quel sentiero nella foresta?" Oppure "[i]Vuoi[/i] tornare indietro al villaggio e prendere la strada maestra?" "Vuoi [u]tu[/u] fare le cose?" ti porta dentro il libro, c'è poco da fare. E in un LG, l'immedesimazione si piazza al 1° posto nella classifica dell'importanza dei parametri. Qua abbiamo un "[i]mi svegliai[/i]" come se raccontassi a qualcuno una vecchia storia, una vicenda accaduta tempo fa. Tutto ciò è accaduto a me, non ci sono dubbi (non come in Fire*Wolf, dove nemmeno accadono a te le cose perché é appunto questo Fire*Wolf che fa questo e fa quello...per carità!) ma è un po' come essere davanti al camino a raccontare la storia alla nipotina. Siamo un po' distanti dall'azione, dalla scena. Fortunatamente, l'autore scrive bene e tampona la falla spazio/temporale con un lessico più che all'altezza e con una costante suspense che mi ha tenuto incollato al Corto dall'inizio alla fine. Ma c'è un'altro aspetto che mi ha colpito al p.1 (il primo paragrafo va sempre molto curato, sia in un Corto che in un LG. Qua non abbiamo a che fare con un romanzo lineare. Qui dobbiamo catturare l'attenzione del lettore subito! Sennò quello si fa una brutta impressione e sono guai): la statuetta deforme e grassa, descritta brevemente ma molto bene, che squarcia le nubi su un'orizzonte fantasy. Leggendo il racconto cammineremo sempre su questo filo sottile chiedendoci: dove siamo realmente? Sì, sembra fantasy, ma lo è? Non ne siamo mai realmente convinti. E perché? Mi sono chiesto. "[i]Perché tutto è troppo astratto e di noi non sappiamo nulla[/i]" ho pensato. Finché non scopro chi sono o cosa sono non posso collocarmi nello spazio e nel tempo. La bravura dell'autore è stata anche quella di tenerlo nascosto fino all'ultimo. Riservandoci quindi qualcosa in più di un colpo di scena. E, badate bene, non sto parlando del personaggio ma di noi lettori. Lui in certi passaggi sembra sapere benissimo chi è. Quello che non sa è dove è. Emblematico il paragrafo 27 nel quale si domanda qual è lo scopo ultimo di quel viaggio, di quella situazione che lui stesso giudica assurda e folle ma non si domanda chi è. Invece al p.12, davanti alla creatura che sembra uscita dalla fervida mente di uno dei saggi creatori dell'età d'oro dei librigame, si apre completamente ammettendo di non ricordare nulla, neanche il proprio nome. C'è sempre, vedete, un certo distacco tra Noi e Lui, che allontana l'immedesimazione totale come fosse un elastico che all'altro capo ha invece la stessa (ottima) penna che cerca in tutti i modi di abbagliarci con la curiosità in ogni angolo del percorso. E questo elastico si allontana da noi quando capiamo che a parlare è Lui, il personaggio, e si avvicina quando palesemente siamo noi a decidere le azioni, anche se le abbiamo fatte tanto tempo fa. Siamo dunque persi in questo Gormenghast senza uscite e dalle mille stanze ma che viene descritto in maniera infinitamente più moderna di Peake (manca quella cadenza prolissa e ridondante, infatti). Anche qua si può gustare ogni parola come nella trilogia novecentesca, anzi si deve gustare ogni parola. Pena la perdita della bellezza della prosa e del viaggio. La trama diventa quasi secondaria e sono gli eventi particolari di ogni paragrafo che ci incuriosiscono e vorremmo davvero saperne di più. Dal punto di vista della giocabilità, il Corto è un torrente. Semplice e impetuoso (due esempi: visto l'inganno del tema che potrebbe apparire fantasy, al p.9 è fortissima la tentazione di interagire con le entità esterne, credendo magari che sia importante... Così facendo finiamo invece nell'ID del 22. Nella staffetta p.23/p.48/p.36 invece, oltre all'angoscia che traspare dal testo per la presenza degli arti umani che fuoriescono dalla parete di ossidiana, non abbiamo una scelta semplice perché toccare quella mano tremante porta con sé un abbandono della propria sicurezza. La mano è il primo organo con il quale scopriamo il mondo, quando diamo la mano a un altro gli accordiamo la nostra fiducia e se non lo stimiamo gliela stringiamo di certo mal volentieri. Quindi saremmo più propensi a non toccare nulla questa volta. Invece come sappiamo la ricompensa sarà la Lacrima trasparente.) fino al suo delta dove si adagia fin troppo, allargandosi in una serie di paragrafi lineari che magari hanno un senso come pathos letterale ma in un contesto tecnico come il nostro risultano eccessivi. Comunque, sono forse l'unica nota stonata in un racconto davvero ben scritto e costruito. Si poteva fare qualcosa? Sì. Si [i]doveva[/i] fare qualcosa. Lo spazio c'era. Ottima invece la gestione degli oggetti. Chiudo con un passaggio che mi ha colpito al paragrafo 13, mentre "camminiamo" lungo la scogliera: "[i]avevo la sensazione di essere l'unico vivo in un mondo morto[/i]" si legge. Ed è così. Spesso la prima sensazione che abbiamo è quella più giusta. Poi veniamo fuorviati da mille tesi e altrettante congetture, nostre e di altri che bramiamo di seguire perché nella vita serve una guida. Ma spesso la primissima sensazione che abbiamo dentro è quella giusta. Questo passaggio non mi ha comunque permesso di capire il "segreto" del Corto, davvero ben nascosto. Complimenti all'autore! Per me, una delle opere migliori quest'anno.[/quote]
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