Negli ultimi giorni ho letto il manuale di Apocalypse Word (prestato, io non lo comprerei) la sezione dedicata al maestro di cerimonie, la traduzione in italiano suonerebbe all’incirca così:

“Ci sono milioni di modi per fare il GM in un gioco; Apocalypse World richiede un modo in particolare. Questo capitolo riguarda questo. Segui queste come regole. Il resto del gioco è costruito attorno a tutto questo.”

Il testo prosegue illustrando un agenda in tre punti che il master deve seguire evitando tutto ciò che non riguarda questi punti e arrivando ad INTIMARE di non pianificare in anticipo una linea per la trama.

Al di la che non mi è piaciuto per nulla il modo scurrile in cui il testo è scritto (anche se posso capire che è per creare l’atmosfera dell’ambientazione) personalmente io ritengo che il master abbia il sacrosanto diritto di decidere lui che stile di gioco vuole adottare.

Ora uno dei principali pregi di un gioco dovrebbe essere di essere adattabile a molti stili di gioco, non di richiederne uno in particolare. E qui non sto parlando solo di preferire l’ilare al serio piuttosto che al pulp. Se voglio avere un percorso segnato davanti a me, piuttosto che un albero con varie diramazioni per contemplare gli esiti più probabili, piuttosto che una sandbox devo poterlo fare.

Non mi si può obbligare per forza e comunque a gestire tutto a braccio sempre e comunque, introducendo gli elementi che servono per dare coerenza ex post inventandoli sul momento.

Il concetto per cui fin dalle sue prime incarnazioni nella psicologia il gioco di ruolo richiede un master è che il mondo non è una cosa buona e controllabile, moltissimi degli eventi della vita sfuggono al controllo dei protagonisti ed è servito un attore terzo che potesse simulare questo fatto nel gioco.

Non è che perché ho stabilito una trama e perso un mese a creare dettagli per renderla plausibile questo significa che forzerò i miei giocatori nella delusione, frustrando i loro obbiettivi e desideri e tentando di ucciderli in maniere sadiche e crudeli.