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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books
io sono ok sulle nuove traduzioni, visto anche che ci sono stati tali e tanti revisori!
"Un velo nero ti impedisce di vedere altro. La tua vita termina qui: nel campo di battaglia, con la mitica Blood Sword tra le mani, felice per la sconfitta dei Veri Maghi." Adriano, Blood Sword PBM http://www.caponatameccanica.com
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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books
È giusto proporre "Kai", e non è una questione di gusti personali.
Io ho frequentato a lungo e frequento tutt'ora un ambiente di appassionati di anime giapponesi e lì le discussioni sul merito delle traduzioni sono all'ordine del giorno. Vi è più di un appassionato che ricorda con orrore i famosi nomi italianizzati di serie come "Kimagure Orange Road" (in Italia "È quasi magia, Johnny"): eppure, gli stessi fan pronti a sputare su "Sabrina" e "Tinetta" in luogo di "Madoka" e "Hikaru", sono pronti a spellarsi le mani di applausi a fronte di "Actarus", "Goldrake" e dell'"alabarda spaziale", che sono esistiti solo nella testa degli adattatori italiani e, di conseguenza, nelle orecchie degli spettatori di casa nostra.
Può darsi che "Ramas" e tutti gli altri scostamenti dall'opera originale siano serviti all'uopo, così come "Goldrake" in luogo di "Grendizer". Può darsi che una sonorità più famigliare al nostro orecchio abbia garantito o aumentato il successo di un prodotto ma ora dobbiamo abbandonare quei remoti pomeriggi con la Nutella e, se dobbiamo puntare ad avere un adattamento consono, non possiamo che invocare la massima fedeltà all'originale, e l'originale è "Kai", punto. Joe Dever ha pensato "Kai", non "Ramas". Se amiamo quell'opera dobbiamo pretenderne la massima dignità, e la massima dignità non può che coincidere nella più larga parte col pensiero e le intenzioni dell'autore. "Ramas" siamo abituati a sentirlo, e non c'è cosa più difficile che abbandonare le proprie abitudini, ma dobbiamo convincerci che quel nome è semplicemente cristallizzato nella nostra nostalgia, e non ha nessun altro referente, nessun altro valore.
Tra l'altro, questo ha portato con sé anche delle conseguenze spiacevoli: i ventotto volumi, più gli spin-off di Grey Star/Oberon e i romanzi di LS, sono passati dalle mani di diversi traduttori, che hanno spesso trascurato le scelte di adattamento arbitrario fatte dai traduttori precedenti, mandando a farsi benedire la continuità dell'opera di Dever e l'unitarietà del suo universo narrativo. Direi che, sinché invochiamo l'arbitraria traduzione "Ramas", poi ci dobbiamo accollare necessariamente anche queste conseguenze.
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hdibifrost
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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books
hdibifrost ha scritto:È giusto proporre "Kai", e non è una questione di gusti personali.
Io ho frequentato a lungo e frequento tutt'ora un ambiente di appassionati di anime giapponesi e lì le discussioni sul merito delle traduzioni sono all'ordine del giorno. Vi è più di un appassionato che ricorda con orrore i famosi nomi italianizzati di serie come "Kimagure Orange Road" (in Italia "È quasi magia, Johnny"): eppure, gli stessi fan pronti a sputare su "Sabrina" e "Tinetta" in luogo di "Madoka" e "Hikaru", sono pronti a spellarsi le mani di applausi a fronte di "Actarus", "Goldrake" e dell'"alabarda spaziale", che sono esistiti solo nella testa degli adattatori italiani e, di conseguenza, nelle orecchie degli spettatori di casa nostra.
Può darsi che "Ramas" e tutti gli altri scostamenti dall'opera originale siano serviti all'uopo, così come "Goldrake" in luogo di "Grendizer". Può darsi che una sonorità più famigliare al nostro orecchio abbia garantito o aumentato il successo di un prodotto ma ora dobbiamo abbandonare quei remoti pomeriggi con la Nutella e, se dobbiamo puntare ad avere un adattamento consono, non possiamo che invocare la massima fedeltà all'originale, e l'originale è "Kai", punto. Joe Dever ha pensato "Kai", non "Ramas". Se amiamo quell'opera dobbiamo pretenderne la massima dignità, e la massima dignità non può che coincidere nella più larga parte col pensiero e le intenzioni dell'autore. "Ramas" siamo abituati a sentirlo, e non c'è cosa più difficile che abbandonare le proprie abitudini, ma dobbiamo convincerci che quel nome è semplicemente cristallizzato nella nostra nostalgia, e non ha nessun altro referente, nessun altro valore.
Tra l'altro, questo ha portato con sé anche delle conseguenze spiacevoli: i ventotto volumi, più gli spin-off di Grey Star/Oberon e i romanzi di LS, sono passati dalle mani di diversi traduttori, che hanno spesso trascurato le scelte di adattamento arbitrario fatte dai traduttori precedenti, mandando a farsi benedire la continuità dell'opera di Dever e l'unitarietà del suo universo narrativo. Direi che, sinché invochiamo l'arbitraria traduzione "Ramas", poi ci dobbiamo accollare necessariamente anche queste conseguenze.
Mi sembra una questione molto delicata... è difficile spendersi adeguatamente su cosa sia giusto italianizzare in una traduzione e cosa no; in un'opera come ISdA, ad esempio, mi aspetto che molti concetti e nomi siano adeguatamente italianizzati -alcune vie ironicamente coniate per la Contea, e tutto l'universo di nomi che gli riguarda direttamente- mi aspetto anche però che non vi siano dei Vagabondi ma dei Troll perché è giusto che l'opera non si 'finga' italiana ma che anzi metta bene in evidenza i sapori d'una mitologia lontana, che magari motiva il mio acquisto.
Alcune fantasie possono essere rese in italiano per attenersi ad un mondo italiano che comunque andiamo a ricomporre, ma... chissà se i traduttori di prima erano disposti a cedere -sbaglio? In fondo si tratta di diritti anche lì...
Solo che, ad esser seri, non mi sembra cosa troppo vitale; Kai mi sa un po' di nipponico, ma comunque entrambi i nomi riescono molto bene a caratterizzare il mondo costruito da JD.
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Danilo Baldoni
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