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Librogame in versione variant o deluxe: cosa ne pensate?

Intervista a Marco Corradini di Vincent Books

Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books

kai fa oggettivamente schifo... cavaliere kai fa anche peggio. se proprio non se ne può fare a meno allora chiamamelo "kai lord", tanto "lord" è ormai ampiamente assimilato. boh...

poi mi pare che il fulcro della discussione non debba essere se ai tempi fu corretto o meno tradurre kai con ramas (che non c'entra na mazza, ma "cavaliere ramas" suona bene -per l'allitterazione della erre forse?-) ma se è stato giusto ripristinare kai nel 2013: le nuove generazioni se la godranno di più? non credo, solo le vecchie se la godranno di meno (e mi pare che non sono l'unico a pensarla così).
e allora, caro JD, che cavolo ti costava lasciare tutto come prima? cambiare una riga di script del videogioco era così impegnativo? è UNA parola miseriaccia ladra... lasciamo pure stare la vigorilla, ma RAMAS!

almeno rivolgere un pensiero ai fedeli e venerandi sostenitori sarebbe stato cortese, tanto più che, ripeto, lasciare ramas come termine italiano anche nel videogioco avrebbe eliminato la necessità di uniformare i prodotti, senza creare eccessivo disagio ai programmatori o ai traduttori.

bah...

Gran Maresciallo Rygar
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Maestro Ramas
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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books

Gran Maresciallo Rygar ha scritto:


poi mi pare che il fulcro della discussione non debba essere se ai tempi fu corretto o meno tradurre kai con ramas (che non c'entra na mazza, ma "cavaliere ramas" suona bene -per l'allitterazione della erre forse?-) ma se è stato giusto ripristinare kai nel 2013: le nuove generazioni se la godranno di più? non credo, solo le vecchie se la godranno di meno (e mi pare che non sono l'unico a pensarla così)

Esatto!
Sulle nuove generazioni ho dei dubbi anch'io... Sai quando parti da zero magari ti ci affezioni... non saprei dire...

Fa che ciò che ami sia il tuo rifugio

Anima di Lupo
Barone del Sole
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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books

Qui credo che più che un pubblico o una casa editrice, a dettare i gusti sia l'autore: il quale ovviamente spererà che in un'uniformità di linguaggio legato a tutto il materiale con marchio LW, si possa ricercare un interesse comune...

Danilo Baldoni
Cavaliere del Sole
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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books

Anima di Lupo ha scritto:

Al Paragrafo 291 LS 1 Deluxe Edition si parla esplicitamente di Dio Kai simboleggiato con il sole. 

hai ragione, ho detto una mminchiata. Kai era anche il nome del Dio.

"Un velo nero ti impedisce di vedere altro. La tua vita termina qui: nel campo di battaglia, con la mitica Blood Sword tra le mani, felice per la sconfitta dei Veri Maghi." Adriano, Blood Sword PBM
http://www.caponatameccanica.com

Mornon
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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books

EGO ha scritto:

A me lascia solo perplesso il criterio di ri-traduzione.

Per esempio, i nomi delle Discipline Kai sono rimasti gli stessi, sebbene siano figli dello stesso criterio adattativo da cui nacque il nome Ramas.

Su questo non posso che essere d'accordo. Visto che si era iniziato, la rivisitazione avrebbe potuto e dovuto essere decisamente più radicale. Come s'era detto si sarebbe dovuto intervenire anche sui titoli.

lonewolf79 ha scritto:

Aloona ha scritto:

in fondo il problema ce l'abbiamo solo noi, come sempre, per colpa della mania "traduttiva" italiana imperversante anche in molti titoli di film e libri (solitamente tradotti in modo orrendo), spesso ingiustificata. Perchè, al tempo, cambiare il nome Kay in Ramas? Suonavano bene entrambi e a quest'ora non saremmo stati qui a rimpiangere i ricordi.

Altri tempi e visioni diverse.
basti pensare ( per chi è fan della robotica di Go Nagai) che da noi Arrivo prima Goldrake poi mazinga Z e Grande Mazinga.
Quando i 3 hanno un ordine cronologico e il pilota di Mazinga Z (koji kabuto) lo ritroviamo in Goldrake. Tradotto in Italia con il nome di Alcor...
Insomma non mi stupisce che all' epoca venne scelto Ramas.

Infatti. Continuo sinceramente a non capire come ci si possa affezionare ad un errore.

Anche quelli che erano convinti che la Terra fosse piatta probabilmente erano affezionati a quella visione, sulla quale erano stati scritti ponderosi trattati e vergate mirabili illustrazioni. Peccato che fosse sbagliata. E la necessità, crudele, prosaica quanto si vuole, li ha obbligati a prenderne atto, e ora noi ridiamo di quelli che invece si ostinarono con argomentazioni capziose a tentare di salvare una tradizione indifendibile.

Il fatto che noi siamo innamorati di un'opera non ci conferisce nessun diritto su di essa. Il referente di un frutto dell'ingegno umano, dal cenacolo vinciano al meno pretenzioso dei librogame non può essere il nostro ombelico: io penso che vi sia un imperialismo dell'autore, che va rispettato nelle sue idee e nella sua fatica, ed è il motivo per cui l'adattatore, il traduttore, l'interprete sono figure che debbono maneggiare la materia con più cura di un cardiochirurgo. Nel caso di Goldrake/Grendizer ci troviamo di fronte al caso paradossale di un fenomeno che ha segnato un'epoca ma che, di fatto, è stato brutalizzato da un adattamento approssimativo e, soprattutto, arbitrario. Intendiamoci: nessuno mette in dubbio la bravura, la professionalità di grandi voci che hanno segnato la storia del doppiaggio in Italia, in primis Romano Malaspina, ma qui il problema è diverso: la traduzione di Grendizer, e di molti degli anime importati successivamente, è frutto di una serie di invenzioni che - tanto per dire - hanno fatto perdere nei fatti la continuità dell'opera originale di Go Nagai. Quante persone della nostra generazione sanno che le serie di Mazinger Z, Great Mazinger e Grendizer hanno un'ambientazione e un fondo di trama comune? E, soprattutto, che l'ordine cronologico corretto è quello con cui li ho elencati io? Quanti sanno che il fil rouge che le lega è la presenza dei medesimi protagonisti, a partire da Kabuto Koji/Ryo Kabuto/Alcor, che molti non sanno neppure trattarsi dello stesso personaggio?

Il problema è che il ricordo, spesso, non è negoziabile, ed è questo il motivo per cui editori e case distributrici di multimedia si lanciano in operazioni assurde come quella della D/Visual che qualche anno fa, per proporre una nuova edizione di Goldrake/Grendizer, ha riesumato il nonno di Romano Malaspina - all'alba dei settantadue anni! - per doppiare un personaggio, Actarus/Duke Fleed, che nella narrazione è appena più che adolescente. Il fatto che non sia negoziabile, però, non legittima in nulla il fatto che possa essere imposta agli altri fruitori.

Allo stesso modo, "Kai": siamo qui a discutere se "suona bene" o "suona male", se ci piace o no. Perfetto, de gustibus non disputandum, ma se dovessimo considerare solo questo la discussione finirebbe con un semplice giro di alzate di mano: "Io voto sì", "Io voto no". Ma qualcuno può dire di avere realmente approfondito il motivo per cui Dever scelse questo nome? Confesso la mia ignoranza e su questo sospendo il giudizio: se è stato fatto, chiedo a chi sa la cortesia di riportarmi la citazione o l'intervista in cui viene dichiarato. Da lì poi si può partire a fare considerazioni. Può essere per il semplice fatto che gli suonasse bene o che, scrivendolo, pensasse a chissà quale saga orecchiata in gioventù e perduta nella sua memoria.

Cambiare, modificare, adattare non è proibito, se questo serve a rendere più famigliare un personaggio, un luogo o una circostanza al lettore che legge in un'altra lingua, ma il dovere - il dovere! - del traduttore è cercare di capire e interpretare tutti i presupposti (linguistici, fonetici, culturali, personali) che hanno motivato un autore ad una scelta. Inventare una cosa perché "ci piace" è proibito quando si sta traducendo. Noi lo sappiamo, questo sì, che Giulio Lughi "Ramas" l'ha inventato di sana pianta, senza nessun'altra considerazione, senza rispetto - fatemelo dire - per l'autore e l'opera. Gloria eterna a Giulio Lughi per aver scoperto e lanciato con tanta cura i Librogame, ma questo è stato uno sbaglio.

Inoltre, quando ci si impegola nelle invenzioni che "suonano bene" poi gli inconvenienti accadono a cascata: degli inciampi nella continuità abbiamo già detto (Oberon/Grey Star è il più macroscopico), ma anche la saga di Harry Potter è lì a dimostrare i danni causati da un'immaginazione troppo audace in quello che, prima di diventare un fenomeno culturale mondiale, era considerato un semplice libro per bambini. I nomi della serie sono stati adattati spesso a fantasia del traduttore, semplicemente riproducendo una sonorità o una suggestione, sovente smarrendo i riferimenti che recavano con sé, da Shakespeare in giù, costringendo l'adattamento degli ultimi libri a faticose capriole sintattiche e inventive tese a recuperare il peccato originale di un adattamento impreciso dei primi.

Ripropongo una delle più interessanti riflessioni avanzate da un mio amico in passato su un altro forum di discussione:

Shito ha scritto:

Se siamo ormai d'accordo che il 'maladattamento', per quanto cristallizzato nella nostra nostalgia, è male PER l'opera, possiamo veramente dire di amare un opera senza volere la massima dignità per essa?

Capirei chi mi dicesse: Go Nagai chi? Chissenefrega dei gialli. A me piace un robbottone [con due B] chiamato 'Goldrake'. Viva Romano Malaspina e l'alabarda spaziale.

Ma chi mi dicesse di essere un amante dell'opera Nagaiana, non dovrebbe lui per primo avere inviso ogni adattamento LESIVO dell'integrità di quell'opera?

Non è un controsenso dire di amare l'opera di un autore e poi apprezzarne ancora lo scempio, per quanto lo si sia fatto durante l'età dell'innocenza?

A me è capitato per certi 'amori infantili', come ad esempio [e soprattutto] Maho no Tenshi Creamy Mami. Ovviamente sono 'affezionato' alla vecchia edizione mediaset, avevo otto anni... ma ODIO l'insensatezza di quell'anime, proprio perché lo amo. Lo vorrei ridoppiare tutto. Gli vorrei, come si dice RENDERE GIUSTIZIA, perché penso di poter essere dolcemento nostalgico della mia infanzia, senza dover per questo 'immolare' l'immagine integra di proprio ciò che amai. smile

Allo stesso modo, Guerre Stellari. Io conosco a memoria tutto il copione italiano, sai? Ma è uno scempio comunque. I 'quoti' sono uno scempio. I nomi cambiati sono uno scempio. L'azione contro i remoti è uno scempio, e tanti altri.

Proprio perché amo quella trilogia, la vorrei graziare della dignità che merita, secondo me.

Mi ripeto aggiungendo che il problema è che è inutile cercare in quelli odierni i librogame della nostra infanzia, perché non esistono davvero più, persi come sono in qualche assolato pomeriggio d’estate, dopo l’oratorio o il centro estivo, o d’inverno, nella trepidante attesa del Natale, o i "cartoni animati" trasmessi da quelle che allora si chiamavano "TV libere", magari senza pagare un soldo di diritto d’autore, con la magia di un video sgranato, di un audio rovinato, di un televisore in bianco e nero con quattro grosse manopole regolabili. Il guaio della nostalgia è che quello che abbiamo amato da bambini non torna, perché non torna quell’età, quel disincanto, quel modo fresco e nuovo di stropicciarsi gli occhi e guardare sul mondo.

Canta il Poeta: "…Vola tu dove io vorrei volare, verso un mondo dove è ancora tutto da fare, e dove è ancora tutto – o quasi tutto – da sbagliare".

Heimdall di Bifrost
Langravio di Analand
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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books

Non è che il discorso mi convinca fino in fondo, per quanto appassionato e in molti punti veritiero...
Si potrebbe, a tal proposito, omaggiarsi di questo regalo: divertirsi in un qualsiasi motore di ricerca a vedere in quanti modi sono stati chiamati 'i Puffi' durante il boom del merchandising a loro legato.
L'esempio sarebbe emblematico; io non mi ci divertirò: mi basterà pensare a quell'amica francese che ci disse che da loro i Puffi erano Les Strunfes, o qualcosa del genere...
E non amerei l'adattatore italiano che si concentrasse sulle assonanze del termine originale invece che provare a riproporre lo stesso 'esercizio di pensiero immaginifico' in italiano... ovvero: circoscrivere un termine che indirizzi al buffo e al simpatico in una data lingua. Ma questo è ovviamente un esercizio che si può fare solo all'interno dei confini di una certa lingua, e conoscendola a fondo, inoltre...

Questo è un esempio che può essere ricondotto altrove: Grendizer... è questo il nome corretto? Ma quanto è meglio Mazzinga... e non lo dico da nostalgico, lo direi anche semplicemente da italiano.
Coloro che amano ricercare nella propria nostalgia un mondo da approfondire, sono certamente liberi di andare ad esplorare tutte le origini di quella nostalgia, ma non ho la sensazione che traduttori e adattatori siano stati gente da mettere al rogo.

Né credo che bisogni davvero indagare su quale principio abbia mosso un autore a proferire una certa parola a dispetto d'un'altra: una parola è un'invenzione, un sapore... e se non è comunicabile, se non è sensorialmente palatabile, allora ha fallito nella sua ragion d'essere.
Non ha verità scientifiche, così come non l'ha la foresta di Fangorn, ad esempio...
Indubbiamente ci possono essere delle ragioni a priori, ma queste ragioni in seconda istanza debbono cadere a favore di un suono e una piacevolezza nell'ascolto. Non mi interessa più sapere se Theoden sta a dire Re in lingua scandinava -o qualcosa del genere; ma mi pare fosse proprio la scandinava- ma se si confà a quel personaggio.
Apparenza e sostanza nei nomi sono un tutt'uno.

A tal proposito, non scordiamoci che il dio sole per gli egizi è Ra, e che il nome Ramas contiene questa radice e anzi: il nome per intero...
Semmai ci si chieda se questa sostituzione mutili un mondo come quello giapponese, annesso per via delle arti... stando ai colpi, pare di sì, poi non saprei...

Danilo Baldoni
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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books

In sostanza, Danilo, il tuo discorso è riassumibile con un semplice concetto: è giusto quello che piace a me. smile

Se non stabiliamo un criterio a monte, sulla base di cosa si può affermare che "Goldrake" o "Mazinga" sono meglio, rispettivamente, di "Grendizer" o "Mazinger"; su quale scala misuriamo che "Cavaliere Ramas" è oggettivamente meglio di "Cavaliere Kai"? A te piace, a me non piace: uno a uno, palla al centro, e quindi? Come ci regoliamo? Lasciamo all'improvvisazione del momento?

È abbastanza inutile almanaccare sui significati reconditi di "Ramas": andando per semplice associazione di idee possiamo iniziare ora e terminare domattina. Può essere il dio Ra, o magari anche il dio Rama del pantheon induista, o derivare dal greco "orao", "vedo", a significarne l'onniscenza, può aver pensato ai ramen giapponesi, di cui Lughi era particolarmente ghiotto, o al titolo italiano del "Golden Bough" di Frazer, testo basilare per gli studiosi di storia delle religioni. Possiamo ma non servirebbe a niente perché: 1. Sappiamo che Lughi - lo ha dichiarato lui stesso in un'intervista - se l'è inventato di sana pianta perché ha provato a pronunciare ad alta voce una serie di parole e ha scelto quella che gli suonava meglio; 2. Dever non l'ha mai pensata e, se non sappiamo quello lui aveva in testa è inutile formulare ipotesi basate solo sulle nostre impressioni che, in quanto tali, sono personali, arbitrarie e, soprattutto, discutibili.

Poi vi sono giochi di parole intraducibili o non riproducibili se non a prezzo di cacofonie, tipo gli elfi Kagonesti? Bene, qui ci fermeremo o troveremo una qualche astuta deviazione, ma lo dovremo dichiarare. Si fa fatica? Sì, ma si fa così. A determinati lettori non importa? Pazienza, ve ne sono altri che invece sono molto attenti a queste cose.
Non vi saranno verità scientifiche, ma se una traduzione non è basata su un solido metodo, ossìa sull'onesto tentativo di interpretare il pensiero dell'autore mi spiace ma per me non vale nulla.

Heimdall di Bifrost
Langravio di Analand
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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books

Ma infatti bada bene che non esistono verità a monte nell'arte... né l'arte ha a fare con concetti democratici del tipo 'contentiamo tutti'; e se così sarà da qui in poi per crisi economiche, l'arte verrà certamente meno a dei principi che sono intrinsechi alla sua natura.
I meccanismi che ruotano intorno ad una traduzione, sono meccanismi legati alla restituzione di invenzioni linguistiche per le quali si teme (e specificare: si teme) che non siano godute fino in fondo come avviene in un dato paese per l'originale.
Se Mazzinga è rimasto nell'immaginario collettivo per molti anni, non possiamo credere che abbiano svolto, questi traduttori, un lavoro denigratorio nei confronti dell'originale, ma semmai che ne abbiano esaltato i veri sapori.
Facciamo il procedimento inverso: davvero pensi che se fossi cresciuto con Grendizer invece che Mazzinga avrei avuto tanti amici che condividevano questo ricordo...?
Il convalidamento di questo nome avrebbe decretato lo stesso successo?
Io ho i miei dubbi; almeno da un punto di vista di fissazione nella memoria, Mazzinga ha certamente potenzialità maggiori. Potrei procedere con un'analisi del nome ma evito.
In italiano a mio avviso inciampa, non funziona proprio.
Sono altresì convinto che quando una traduzione è pacchiana, eh beh, lo si nota e resta per quel che è... facciamo l'esempio di Nembo Kid al posto di Super Man: ancora viene usato a Roma per indicare persone di dubbio coraggio o di dubbio valore (me pari Nembo Kid).
In merito al termine Ramas, facevo un'analisi a priori senza dire sono qui o sono lì: anche perché non si capisce bene se il termine Kai riguardi l'Oriente, e così facendo Dever abbia tradito questo scenario, descrivendolo pochissimo, o se Lughi abbia tenuto fede allo scenario tradendo però le arti di cui il personaggio è capace.

Danilo Baldoni
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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books

È chiaro che la pensiamo in maniera diversa: per te la traduzione è essenzialmente arte, io ritengo che sia sopratutto tecnica o, meglio: arte educata dalla tecnica. Senza prescindere dall'arte ma, mentre una è slegata da qualunque considerazione ed è frutto - quella sì - dell'arbitrio dell'artista, l'altra è arte che deve muoversi entro limiti dati. E, attenzione, non è che per questo si tratti di un'arte monca o minore.
Vi sono stati artisti che sparavano le palle di colore contro la tela, e bene così; un musicista che componeva una "sonata a tre" o un pittore che dipingeva una pala d'altare bizantina avevano sicuramente maggiori vincoli.
La storia dell'arte è fatta da coloro che hanno superato tali vincoli, ma solo dopo essere stati in grado di maneggiarli alla perfezione. Chi si fosse affacciato sulla scena artistica nel XIII secolo dipingendo come Picasso sarebbe stato un impostore incapace di disegnare.

[Un appunto: "Grendizer" è Goldrake, e "Mazinga" si scrive con una zeta sola tongue]
Mi chiedi se Grendizer avrebbe avuto lo stesso successo continuando a chiamarsi Grendizer; personalmente penso di sì: a te piace "Goldrake" semplicemente perché sei abituato a sentirlo; se un giorno di aprile del 1978 alla tua vita si fosse affacciato Grendizer lo avresti guardato lo stesso. Ma il vero punto, per quello che sto dicendo, è che non mi interessa affatto sapere se avrebbe o non avrebbe successo. O, meglio, visto che ormai ciò che è fatto è fatto ma ora sappiamo che quei nomi sono inventati, sarebbe criminale volerli mantenere con l'unica giustificazione della nostalgia. Errare humanum sed autem diabolicum perseverare.

Heimdall di Bifrost
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Re: Intervista a Marco Corradini di Vincent Books

Perdonami, ma non credo che sia una questione di pensiero; io m'attengo a ciò che credo professionalmente venga fatto per ovviare a degli incidenti di gusto.
Tu sei convinto che insomma non vi siano mai necessità di traduzione... finiresti per credere che noi occidentali siamo truffaldini di idee che illegittimamente facciamo nostre; quando è ben ovvio che tutti i cartoni giapponesi prima degli '80 erano coniati con chiaro scopo d'esportazione: vendere il prodotto a quante più televisioni era possibile... altrimenti perché ci siamo cresciuti?
E credi che costoro la subissero come uno sfregio, come un torto ricevuto, la traduzione? Ma erano ben coscienti che i nomi si sarebbero mutati, e non per nulla le loro invenzioni erano rette fino in fondo dai nomi.
Credo proprio che abbiano dato man forte...
Oggi è diverso perché il mondo orientale è ormai largamente assorbito, e poi perché la sostituzione di un nome non è più cosa vitale... a parte che in molti casi viene presa a modello la stessa vita giapponese, cosa che non si faceva trent'anni fa con la stessa prepotenza di oggi...
Comunque non credo che gli altri paesi si comportino in maniera diversa: Don Peppone e Don Camillo hanno sempre questi nomi, qualsiasi traduzione abbiano? Il Commissario Montalbano non subirà mai variazioni?

Danilo Baldoni
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