@E.A. Coockhob: tranquillo, arriverà il "mattone" con 100 domande anche a te.

Per me non ci sono limiti di spazio, non l'ho specificato all'inizio perchè lo davo per scontato. Certo, è esagerato anche scrivere 100 risposte da 30 righe ciascuna, ma io parto da due presupposti:
1) se qualcuno legge l'intervista è perchè gli interessa, quindi la lunghezza non dovrebbe essere un problema;
2) se durante la lettura qualcuno si scoccia di leggere risposte troppo lunghe, credo possa tranquillamente saltare alla domanda successiva.

Di certo sono più belle le interviste complesse che quelle semplici.

Questa è una bella idea!
Ci penseremo non appena le interviste saranno finite.
Se mai finiranno...
Beh, potremo anche ipotizzare un LN alla fine del 1° giro.

A Maresus la palma d'oro per la migliore risposta alla domanda: Dopo aver scritto un librogame di 500 pagine ti accorgi di averlo cancellato per errore: descrivi la scena:

Maresus: Gelo nella stanza, rimango in silenzio davanti al monitor per 5 minuti (forse anche mezz'ora), prendo la tastiera e me la sbatto in testa fino a che non riesco con questo gesto a riscrivere tutto il librogame...

   

"Hai mai barato in un librogame?
Si
Descrivi la situazione.
bg_fan: Ho comprato un librogame, che era una commedia, ma non ho riso"

     
Battuta dell'anno: GENIO!

Aloona ha scritto:

Scusa, sarà che sono le 5 di mattina e sono appena rientrata, ma... EH???

Da parecchi anni ho fatto mio il pensiero di Ron Gilbert (per chi non lo conoscesse, è l'autore di molte adventure su computer famose, tra le quali il ciclo di Monkey Island), il quale sostiene che la narrazione in un adventure (ma vale anche per i LG) è "drammaturgica" -- ovvero, è qualcosa che si allontana dal realismo poiché si basa sulla sospensione della credulità.

Vediamo se riesco a spiegarmi con alcuni esempi pratici... hai mai letto un romanzo dove il protagonista moriva con evento causale, a metà del libro? Hai mai visto una pellicola in cui il protagonista perdeva la vita a ridosso della fine del primo tempo, perché magari veniva messo sotto da un autobus?

Ecco, le instant death nei libri gioco hanno la medesima consistenza.

Sono pura cattiveria (o pessima progettazione) perché è chiaro che non si può sbagliare se si è protagonisti della storia. Qualcuno le eleva a forma di apprendimento (per errori), così il giocatore impara la strada giusta a forza di morire con le scelte sbagliate. Come scrivevo nell'intervista, come si fa ad imparare se, in teoria, il personaggio ricomincia ogni volta con la memoria vuota? Ovviamente parlo del personaggio e non del giocatore!

Volendo puoi leggere qui un approfondimento sul tema, che ho scritto proprio a seguito delle riflessioni emerse durante l'intervista (peraltro condivise anche sul forum). ;-)

Aloona ha scritto:

Che ti ha fatto "la città proibita"? Mi spezzi il cuore! 

Mah... sarà lo stile narrativo sintetico... saranno i paragrafi brevi... sarà l'esigenza di ritoccare continuamente i valori sulla scheda del personaggio... sarà che sbagliare è più facile che imbroccare la scelta giusta... sarà che a me piacciono più i racconti a bivi... non saprei!