infine 4)

GGigassi ha scritto:

gabrieleud ha scritto:

Quella cosa degli anni 20 invece non è Lovecraft. È sbagliata e basta.

Beh, ma è un'imbeccata dell'autore, forse didascalica ma non mi pare così grave. Anzi, per me non è affatto un problema. Ma non ho letto il libro e magari stona col resto.

È un'intrusione insensata. La narrazione è in seconda persona, quindi io lettore trovo nel libro i fatti così come li percepisce il protagonista.
In questo caso il narratore salta via dalla mente del protagonista e impone la sua legge per cui "ti ritrovi in un corridoio, non te lo descrivo nemmeno tanto tu che vivi nel 1920 non lo capiresti." - e il lettore si deve fidare.
Magari un geologo potrebbe capirne di più, un panettiere un po' di meno... ma almeno mi vuoi dire se il corridoio è di pietra, di legno, metallico, plastico, un canale digerente di un animale?

E che senso ha dire che "non lo capisci perché vivi nel 1920"?
Quando è stata l'ultima volta che hai pensato "Ah, che materiale strano che ho fra le mani, ma io vivo nel 2018 e non so cosa sia."?

Ubik ha scritto:

gabrieleud ha scritto:

Se tu mi scrivi che "hai visto un quadro dal soggetto orrendo" e non mi dici cosa era raffigurato nel quadro, stai usando lo stile di Lovecraft. Ma stai lasciando al lettore il compito di immaginare ciò che il quadro contiene. E non è mai una buona idea.

Non è una buona idea per te :-), non confondiamo oggettivo e soggettivo.
Uno dei pregi dei libri, che i film non hanno, è proprio questo dire senza mostrare. Si ci può giocare molto e ottenere ottimi effetti.

Non la sto mettendo affatto sul piano soggettivo. Dire senza mostrare è un errore, puntualizzato già da Chekhov a fine 1800.

Non ho ancora letto NULLA che sia oggettivamente migliore narrato piuttosto che mostrato.

gabrieleud ha scritto:

Non la sto mettendo affatto sul piano soggettivo. Dire senza mostrare è un errore, puntualizzato già da Chekhov a fine 1800.

Ma anche la scrittura deve evolversi, altrimenti scriveremmo ancora come si scriveva XXX tempo fa.

Io sono dell'idea che se una cosa funziona, va bene. Le regole servono per raggiungere quell'effetto, se lo raggiungo infrangendole, le infrango senza problemi. Si devono conoscere, chiaro, ma devono essere guide, non paletti. Se non si rompessero le regole del passato non ci sarebbe evoluzione.
Poi ovvio, non si può piacere a tutti, ma qui c'è solo da farsene una ragaione.

gabrieleud ha scritto:

Infatti ho detto che in questo libro, in cui il paragrafo deve rientrare nella dimensione della pagina, è accettato lo stile riassuntivo.

Giusto, i canoni di scrittura devono dipendere dal libro. Ci sono contesti in cui è meglio una scrittura più descrittiva, altri in cui occorre essere più asciutti.

Da "Lucca, tiriamo le somme" si è finiti a parlare di scrittura, sarà OT ma è tutto molto bello :-) !

Ubik ha scritto:

"La guardia giace immobile su un fianco. Il petto si gonfia e si rilassa lentamente. Ad ogni respiro emana una zaffata di alcool."
E la sintesi dove la metti? Con "sembra addormentata" risolvi in maniera elegante sena menate troppo descrittive e procedi oltre, al punto in cui vuoi arrivare.

Con "La guardia dorme" anziché "La guardia sembra addormentata" risolvi ancora meglio il problema della sintesi. Inoltre risolvi i problemi di interpretazione (cioè il lettore non ha più dubbi sul fatto che la guardia sia effettivamente addormentata, piuttosto che morta, piuttosto che paralizzata, piuttosto che intenta a fingersi addormentata ma in realtà pronta a balzarci al collo).

Quindi la scelta dell'autore si ridurrà fra "la guardia dorme" VS le due righe che ho scritto io. A questo punto l'autore sceglierà la versione che rientra meglio nel suo libro.
Sta scrivendo un dungeon crawler, un'avventura di Hero Quest,o sta raccontando ciò che il ladro vede durante una fuga rocambolesca? Sceglie la prima versione.
Sta scrivendo un romanzo? Sceglie la seconda.