Ma a livello concettuale il true path ci sta. In fondo, la nostra vita attuale è il risultato di tutte le scelte in cui siamo andati a destra invece che a sinistra, di tutte le volte che siamo entrati in un bar piuttosto che un altro, dell'aver frequentato la scuola X e non la Y, di essere andati o meno al concerto dove abbiamo o non abbiamo conosciuto una persona che ha influenzato altre scelte della nostra esistenza...

Non è quindi sbagliato pensare che, in una storia che deve avere un certo inizio e una certa conclusione, lo svolgimento "giusto" degli eventi possa essere uno e uno soltanto, e che tutte le altre scelte, in merito a quella storia, siano "sbagliate".

Il problema insorge quando ci si deve infilare dentro un gioco. In quel caso, mi diverto di più se il gioco permette di esplorare diverse strade senza che io "perda" per aver fatto una scelta che poteva essere buona quanto un'altra. Anche qui, si fanno delle distinzioni: per esempio, ci sta che in Caccia al drago io entri in una casa qualsiasi del villaggio, e questa mi crolli in testa. Sto esplorando un villaggio abbandonato, non possono esserci bonus o trappole evitabili in ogni luogo. Qualcosa che mi uccide all'istante può benissimo esserci. Ben peggio sarebbe se in ogni casa del villaggio avessi un 50% di probabilità che il soffitto mi crolli in testa, o se ogni casa fosse visitabile una volta sola e quando la visiti puoi esplorare solo la stanza di destra o quella di sinistra...

EGO ha scritto:

: per esempio, ci sta che in Caccia al drago io entri in una casa qualsiasi del villaggio, e questa mi crolli in testa. Sto esplorando un villaggio abbandonato, non possono esserci bonus o trappole evitabili in ogni luogo.

Ma infatti la struttura a mappa tipica di Brennan è l'esatto opposto del true path, è quello che si chiama free roaming, che si è imposto nei videogiochi; anche se alle volte nei LG può produrre una frustrazione analoga.

Charles Petrie-Smith ha scritto:

EGO ha scritto:

: per esempio, ci sta che in Caccia al drago io entri in una casa qualsiasi del villaggio, e questa mi crolli in testa. Sto esplorando un villaggio abbandonato, non possono esserci bonus o trappole evitabili in ogni luogo.

Ma infatti la struttura a mappa tipica di Brennan è l'esatto opposto del true path, è quello che si chiama free roaming, che si è imposto nei videogiochi; anche se alle volte nei LG può produrre una frustrazione analoga.

In realtà, anche in Brennan esiste un true path: vedi per esempio La Tomba degli Incubi.
La differenza: il free roaming ti permette di tornare indietro a cercare l'oggetto con cui superare l'ostacolo. Esistono innumerevoli sezioni "inutili" anche nei libri a free roaming, ma diversamente dai libri di Jackson/Livingstone, puoi esplorare quelle sezioni senza per questo precluderti la vittoria finale.

Se a Mampang visiti la cucina, sei spacciato, perché ti stai perdendo una parte della fortezza da cui devi passare per ottenere informazini vitali.
Se a Stonemarten visiti il giardino pietrificato, rischi di morire e devi affrontare un mostro, ma se sopravvivi potrai sempre tornare alla ricerca delle informazioni e degli oggetti che ti servono per finire il libro.

È un mistero come mai gli autori di FF abbiano quasi tutti preferito il true path alla Livingstone, dato che persino Jackson qualche volta ha fatto degli strappi alla regola (Sortilegio 1 e 3) con eccellenti risultati. Perché precludere la vittoria a chi prende la strada "sbagliata"? Rendimi più difficili alcuni combattimenti, magari, ma non impedirmi di vincere se sono arrivato alla città del deserto a dorso d'aquila (percorso fighissimo!) invece che a piedi...

EGO ha scritto:

È un mistero come mai gli autori di FF abbiano quasi tutti preferito il true path alla Livingstone, dato che persino Jackson qualche volta ha fatto degli strappi alla regola (Sortilegio 1 e 3) con eccellenti risultati. Perché precludere la vittoria a chi prende la strada "sbagliata"? Rendimi più difficili alcuni combattimenti, magari, ma non impedirmi di vincere se sono arrivato alla città del deserto a dorso d'aquila (percorso fighissimo!) invece che a piedi...

Concordo.

EGO ha scritto:

La differenza: il free roaming ti permette di tornare indietro a cercare l'oggetto con cui superare l'ostacolo. Esistono innumerevoli sezioni "inutili" anche nei libri a free roaming, ma diversamente dai libri di Jackson/Livingstone, puoi esplorare quelle sezioni senza per questo precluderti la vittoria finale.

Appunto. L'effetto tue path sta proprio nell'imbuto. Cioè nel fatto che, una volta eseguita la scelta sbagliata (o comunque non valida ai fini del conseguimento del successo) il libro non ti da la possibilità di tornare indietro. Questo, unito al fatto che non ti vengono nemmeno dati degli indizi per capire dove o cosa hai "sbagliato", genera una esperienza di gioco che io reputo non piacevole.

Lo capisci solo alla fine quando il libro ti chiede: "Hai tutti e sette gli Anelli del Potere?". E a quel punto, ma solo a quel punto, capisci che per concludere con successo l'avventura hai bisogno dei sette stramaledetti Anelli.

Alcune volte, la cosa è ancora più frustrante, perché ti viene detta una cosa del tipo: "Conta il numero di Anelli del Potere che hai e va al paragrafo corrispondente". Per cui, a parte il renderti conto che ti servono questi fottuti Anelli, non hai nemmeno una vaga idea di quanti debbano essere, la qual cosa ti può portare a rigiocare il libro n volte.

Ora, per i miei gusti una, due, massimo tre riletture di un LibroGame sono accettabili; dopo subentra la noia. Dopo subentra o che metto il libro da parte e tanti saluti o che inizio a tracciare la sequenza dei paragrafi su un foglio per "scardinare" il libro (ad esempio con Trial of Champions ho fatto proprio così, limitandomi a leggere frettolosamente solo i paragrafi nei quali non ero già stato alla ricerca degli oggetti indispensabili).

Ma, arrivati a quel punto, non sto più giocando un racconto interattivo. Sto solo decifrando una rotta in un miscuglio di paragrafi numerati. Alla fine il libro lo concludo con successo, ma non è che mi sia divertito un granché.