Penso il contrario. O quasi.
Il Rat-Man comico a tutti i costi era un personaggio destinato a inflazionarsi velocemente. Non sarebbe mai arrivato a 100 numeri. Andava benissimo per le prime storielle brevi e di intenzione parodistica (del resto il personaggio è nato come parodia e Panini/Marvel lo ha pubblicato con storie comiche comprendenti i supereroi Marvel), ma non avrebbe mai potuto reggere storie da 30 tavole e oltre, figuriamoci le varie quadrilogie ed esalogie. Lo dimostrano gli ultimi albi speciali, dedicati alle parodie di film come Avatar e Alien, che sono sì divertenti, ma non riescono a tenere il ritmo per tutta la storia. Oggi come oggi, l'Ortolani 100% comico è più efficace quando racconta storie e opinioni della sua vita reale, come fa nel suo blog Come non detto.
Che poi a qualcuno non piaccia la deriva metafumettistica, "filosofica", "esistenziale" e talvolta perfino "religiosa" (tutti termini da prendere con le molle) di alcune storie degli ultimi 5 anni, ci sta. Però secondo me è un bene che le battute siano diventate sì un marchio di fabbrica del Ratto, ma non la sua unica arma. C'è spazio per altro, e io le storie le trovo avvincenti. Non mi piacciono tutte incondizionatamente, ma la maggior parte sì.
Teniamo conto che Ortolani è riuscito a raccontare un gran numero di storie pur riutilizzando sempre la stessa manciata di personaggi, e con molta meno varietà geografica dei personaggi Disney (per dire), senza per questo mai snaturarli. È riuscito a creare un cast poliedrico come pochi altri. Inoltre Ortolani è incredibilmente bravo nell'imitare i fumetti altrui, mentre si è dimostrato difficilissimo per chiunque altro imitare bene Rat-Man (e c'è un numero di Rat-Man con 4 storie scritte e disegnate da altri autori che lo dimostra benissimo. Alcuni "esperti" hanno sbavato sulla storia di Massimo Bonfatti: per me è un pastrocchio illeggibile, anche se penso che Ortolani stesso l'abbia apprezzata). La sua bravura gli permette di inserire Rat-Man in contesti che sembrerebbero inadatti a lui, e riuscendo sempre a fare "una storia di Rat-Man", non "una storia di qualcun altro con dentro Rat-Man".
Alcune battute ormai sono prevedibili, ma del resto, quale fumetto, arrivato a un certo numero, non lo è? Dipende sempre tutto da come racconti la storia. Il recente numero 103 contiene una magnifica storia sul rapporto padre-figlio, che io farei leggere a chiunque abbia un figlio "con problemi". E in altri casi Ortolani, tra una battuta folgorante e l'altra, ha saputo far commuovere (vedi Camera 9). Senza contare l'eccellente Venerdì 12, una storia (non di Rat-Man) insieme comica, demenziale, romantica, autobiografica e didattica, dove emerge che Ortolani non è uno scribacchino qualunque, ma uno che sa provare emozioni e metterle sul foglio. Si presenterà, e verrà presentato, come fumettista "comico", ma non è solo questo. E il fatto che riesca ad offrire altro pur rimanendo soprattutto comico, secondo me è un caso raro.