Raggiunto l'accampamento, Constantine si lascia cadere pesantemente attorno ad un falò. Il suo sguardo è fisso a terra, e gli occhi guizzano da un lato all'altro come se tentassero inutilmente di seguire il filo dei suoi pensieri. Il crociato fa girare distrattamente il suo nuovo scudo fra le mani e, così facendo, la luce del sole si rifrange contro la sua superficie. La luce improvvisa distoglie Constantine dai suoi pensieri, facendo balzare in piedi il crociato, che ora rivolge verso il sole che sta sorgendo, tingendo di rosso le pianure circostanti. Il crociato si erge immobile, quasi come un genio del posto, mentre la brezza del mattino sferza i suoi abiti laceri e macchiati dagli orrori della notte che ha appena trascorso. Constantine ora volge lo sguardo verso sud, stingendo gli occhi, come se in questo modo potesse vedere le alte guglie e le cupole dorate della natia Selentium: frammenti di Alara (uno scooby snack a chi coglie la citazione), nell'abito che indossava la prima volta che l'ha conosciuta, e di Jacob, sorridente il giorno della sua investitura a crociato gli si imprimono nella mente. Il crociato si passa una mano sul volto, come per scacciare i dolorosi ricordi, per poi volgere lo sguardo a nord ed alle terre brulle che lo circondano. Constantine rimane così diversi minuti, come sospeso fra un passato felice ma perduto per sempre, ed un futuro pieno di incertezze, insicuro su quale direzione prendere... Ma si tratta di una decisione che dovrà comunque prendere.

Senza dire nulla, a sua volta, Lorelai osserva Ketharr aiutarla, rilassando il volto per il sollievo.
Accenna un sorriso alle sue parole, annuendo, per poi lasciarlo riposare accanto a sé. La sua mano carezza fugacemente i capelli del cacciatore addormentato, i suoi occhi lo scrutano a lungo, poi con rapido gesto ne stacca uno e lo mette via di nascosto.

Lorelai risponde qualcosa a Ketharr con voce bassa, perché solo lui senta.

Vallorch si siede ai piedi di una quercia: osserva l'orizzonte con sguardo cupo, vuoto, come se in quel sotterraneo avesse lasciato una parte di sè, come se gli eventi vissuti lì sotto lo avessero cambiato per sempre.
Le sue pupille si muovono vivacemente in tutte le direzioni, espressione del suo animo triste e ferito.
Osserva gli altri con distacco. Compagni? Nemici? Estranei?
In questo momento c'è un'atmosfera rilassata, ma cosa accadrà un giorno?
Un gruppo di persone che hanno collaborato oggi potranno mai affrontarsi nei Labirinti un domani?
Dorfus è rimasto in quei sotterranei: quanti altri del gruppo dovranno essere lasciati indietro?

Vallorch si porta una mano sul petto: sotto i vestiti può sentire i freddi dettagli del medaglione d'opale che porta al collo. Lo stringe tra le sue mani... con rabbia.

Il vostro riposo dura solo pochi minuti.
Un'ora dopo l'alba, le guardie della carovana danno l'ordine di smantellare il campo e di rimettersi in cammino. Vi rialzate dai vostri giacigli e vi cercate l'un l'altro con lo sguardo. Dorfus e Zagrabal mancano all'appello. Damas esce nudo dalla tenda di Regina, avanza borioso fino al fuoco più vicino e poi, ostentando le sue cicatrici, prende una tazza di brodaglia calda dalle mani di una guardia e inizia a bere rumorosamente il liquido scuro. Poi si veste di tutto punto, indossa i cinturoni delle sue armi e si avvia lungo la strada. Cassandra si è ritirata in un angolo e sta rimuginando qualcosa, fissa lo sguardo su Constantine, ma il Crociato è perso nei suoi pensieri e l'Amazzone rimane nell'ombra, in disparte.
Ketharr, Lorelai e il Rosso sono vicini, una terna di eroi che non vogliono ammettere di essere ormai legati, attraverso le invisibili catene forgiate dagli eventi che hanno vissuto assieme.
Vallorch è l'ultimo a partire, mentre la carovana è ormai a cento passi davanti a lui. Tra tutta quella gente in festa, eccitata, pronta a combattere ci sono numerosi campioni, truffatori, santi ed eremiti. Quanti di essi saranno ancora vivi alla fine dell'Estate?
E voi? cosa sarà di voi tutti? Di certo ora non siete più sconosciuti, non siete più estranei...

Finalmente, dopo aver camminato alcuni altri giorni, di fronte a voi appare la nera fortezza dove regna Mago Kalugen. Sperate di arrivare alle porte prima che cada la notte, ma attorno alla fortezza si accalca una enorme folla di contadini e mercanti, giunti da carovane come la vostra, che vi impediscono di camminare.

Vi congedate dalle guardie e dai vostri compagni di viaggio e faticosamente riuscite a farvi largo e a dirigervi verso la fortezza. Per fortuna avete ancora tre giorni di tempo per trovare il vostro padrino tra i maghi di Krarth, in modo da poter partecipare alla gara che si svolgerà nel Labirinto della fortezza.
Se non troverete un Mago disposto a farvi da padrino dovrete aspettare un lungo anno per la prossima contesa. Un anno durante il quale l'acqua della palude salirà sommergendo il paese.

Vincete la paura e passate sotto i massicci blocchi di pietra grigia della porta, le cui inferriate si aprono come fauci di un dio affamato. Le strade sono adorne delle bandiere dei maghi.
Nella piazza centrale vedete una tenda, dove gli assistenti dei Maghi registrano i nomi dei combattenti, man mano che vengono scelti.
Vi accorgete che lo stendardo di Fata Lim giace a terra e nessuno lo regge, mentre i vessillari di Mago Vyl sembrano divertiti dalla cosa e se la ridono. I colori dello stendardo di Vyl, nero e viola, vi sembrano familiari...
A parte quello, altri due vessilli sono già stati presi: quello di Mago Byl e quello di Mago Uru.

Gli assistenti vi guardano con sarcasmo: nel corso degli anni devono aver assunto dozzine di valorosi Avventurieri per i loro padroni, ma quanti di questi sono scesi nel Labirinto senza più uscirne?
Li guardate con aria minacciosa, ma quelli continuano a ghignare: sanno che dovrete scegliere uno stendardo.

Ma quale?