Uno dei problemi a mio avviso è che per capire un librogame devi saper leggere... e credo che molti "giovani d'oggi" avrebbero problemi a capirli... :-DDDD

purpe ha scritto:

ruppi talmente le giandole riproduttive alla prof di italiano che mi obbligò a scriverlo un libro game come compito, mi divertì un mondo, e non c'erano strumenti informatici atti a tale scopo all'epoca, mi toccò farlo a mano, su un quadernino numerando ogni pagina in stile "scegli la tua avventura", purtroppo questo manoscritto di rara bellezza (viva la modestia) è andato perso...

Il tuo prof era un genio illuminato. Secondo me compiti del genere oltre ad invogliare i rgazzi a scrivere ed esercitarsi nella scrittura stimolane anche altre qualità, come la capacità di organizare una struttura narrativa complessa come quella dei libri-gioco. Al di là del fatto che noi siamo fans di questo genere di narrativa mi sembra un ottimo esercizio: chissà perché tanto ostracismo negli anni verso compiti di questo tipo.

Grazie mille delle citazioni.

Innanzi tutto concordo sul fatto che non sia bene dare "la pappa fatta", ma gli stimoli aiutano e il gioco - quello fatto per giocare, non l'esercizio scolastico mascherato - è uno strumento potente. E in effetti è vero che negli anni '80 i libri-gioco sono serviti ad avvicinare alla lettura molti ragazzi restii, abituandoli all'oggetto-libro e portandoli in posti come biblioteche e librerie dove poi molti sonop passati a romanzi, libri sulla vita quotidiana nel medio evo... e a quel punto alla lettura in generale. Per questo ne trovate ancora tanti di quell'epoca in biblioteca, per questro molti comuni e biblioteche hanno fatto in passato attività sui libri-gioco.

D'altro canto molto potenziale è in materie non letterarie. Libri come "I misteri delle catacombe", "Il gobbo maledetto", "Avventure al campo" ti mettono nei panni di un ragazzino dell'antichità, un pilota della seconda guerra mondiale, uno scout e ti fanno vedere il loro mondo con i loro occhi. Si imparano molte cose. Io poi li ho corredati di riquadri fuori testo per approfondire: non devi studiarli prima per poter giocare (in fondo ho scelto di farti essere un ragazzino, un pilota alla prima missione, un lupetto al primo campo - non hai bisogno di molte nozioni per partire), ma rispondono a curiosità sollevate dal gioco. Non sono libri didattici nel senso che non nascono per insegnare ma per far divertire. Comunque, qualcosa si impara. Non a caso i coautori sono un'archeologa, uno storico professonista e professore di storia dell'aeronautica, un capo scout di grande esperienza.

Stesso effetto per i giochi di ruolo, ovviamente.

Poi concordo che la miglior esperienza per i ragazzi è scriverli. Per la scrittura collettiva, una storia a bivi è meglio di una lineare perché può recepire le idee sulla trama di molti anziché costringere a selezionarne una sola. Inoltre, se coinvolgiamo una materia (storia, scienza, letteratura...) scegliendo un'ambientazione che vogliamo far approfondire, per fare un libro-gioco occore studiarla ben più a fondo che per fare una storia lineare. Un'esterienza fra le tante, per me la più ampia, è stato fare un concorso in scuole elementari e medie romane per far scrivere libri-gioco in cui i ragazzi sensiobilizzavano i coetanei sul tema del vandalismo grafico (scritte su muri e monumenti): hanno partecipato decine di classi e l'Assessorato alle Politiche Giovanili che lo aveva organizzato è rimasto colpito dalla profondità con cui i ragazzi avevano sviscerato l'argomento per scriverne, assai maggiore che nelle precedenti edizoni in cui avevano creatio manifesti e storie a fumetti.

Stesso effetto per i giochi di ruolo, ovviamente.

Ho raccolto molte esperienze e metodi di uso didattico del libro-gioco, soprattutto di scrittura collettiva con classi dalla seconda/terza elementare in su, in "Costruire i libri-gioco - Come scriverli e utilizzarli per la didattica, la scrittura collettiva e il teatro interattivo", edizioni Sonda 2004, non a caso nella collana "Manuali Educativi". Lo consiglio ai curiosi e soprattutto a chi volesse provare a utilizzare i libri-gioco in classi, biblioteche, gruppi di ragazzi di vario tipo.

Per i giochi di ruolo, li abbiamo giocati in scuole e biblioteche con ragazzini dalla seconda elementare in su e ne abbiamo scritti con ragazzini direi dalla quarta elementare in su (con quelli delle elementari proponendo noi il regolamento "nudo" e facendo scrivere a loro l'ambientazione). Anche qua vi consiglio un libro che raccoglie esperienze da tutta Italia, modi e materiali: Angiolino Giuliano Sidoti, "Inventare destini - I giochi di ruolo per l'educazione", La Meridiana 2003.

Scusate le autocitazioni ma credo molto nel fatto che sia bene raccogliere e condividere esperienze per evitare che poi chi viene dopo debba ogni volta ripartire da zero, quando invece si può... ricominciare da tre.

Se qualcuno vuole, sarò a Lucca Games in Sala Ingellis venerdì 1° novembre alle 13.45 per parlare di libri-gioco tecnologici, magari se interessa si potranno sfiorare anche questi temi. Grazie dell'attenzione.

Segnalo che tra I librigame che quest'anno concorrono per il Windhammer Prize http://www.arborell.com/windhammer_prize.html ce n'e' uno (The Lindembaum Memory Palace, di Stuart Lloyd) che e' un librogame didattico (riguardante la vita dei vegetali e come convertono cio' di cui si nutrono): molto interessante!