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V. Corto 2018: Nella bocca del leone

Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone

Prodo ha scritto:

GGigassi ha scritto:

La questione è che "gente" è l'unico soggetto presente nella frase e la concordanza del verbo è univoca: espressioni come "un manipolo di soldati che" potrebbe prevedere l'uso del singolare o del plurale ma, ripeto, non ho nessun riferimento per supportare questa mia tesi basata su vaghi ricordi.

Gig la scelta deve essere concordata caso per caso secondo la valutazione dell'opportunità del caso. Non significa che in qualsiasi caso tu puoi mettere a piacere verbo al singolare o al plurale. La tua premessa è giusta, ma poi tu invece di concordare desumi che puoi usare il verbo a piacimento e non è così. Ora sono in giro e non posso cercare, ma se vai sul sito della Crusca vedrai che trovi questa stessa identica spiegazione. Comunque dai, è una cosa secondaria, ripeto non pesa in alcun modo sulla valutazione.

Ora che mi ci fai pensare è probabile che il caso che ho portato io (un [nome collettivo] di [soggetto al plurale] CHE) prevede la concordanza ambivalente perché il "che" può rimandare a "il quale" come "i quali", e non è questo il caso del Corto.
Comunque, dai: ben vengano queste disquisizioni grammaticali con cui abbiamo fatto arrivare a 10 i commenti al Corto già nella mattina! bigsmile2

GGigassi
Barone del Sole
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone

Corto d'azione dalle scarse velleità narrative ( in questo caso è quasi un bene!). L'ambientazione è propria del classico fantasy tolkeniano. Lo stile è a tratti ingenuo e tirato via, un po come se l'autore avesse scritto il tutto il più in fretta possibile... il che però in fondo non infastidisce data la natura puramente ludica del libro.

monpracem
Scienziato Pazzo
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone

L'Autore desidera rispondere alle osservazioni di Prodo, ed ecco che le riporto:

Autore misterioso ha scritto:

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1- Hai ragione, Prodo. Errore mio.
2-Errore mio durante la re-organizzazione dei paragrafi.
3- Difficoltà voluta, Harko non è un animatore di feste per bambini, ma un vero mago pure bastardo.
4- Si parla di monaci, forse avrei dovuto scrivere "quando leggi la parola monaci in un altro paragrafo".
5- Il 13 non ha un link, leggi con calma e la soluzione apparirà ai tuoi occhi.
6- Per il tuo problema di denti, leggi con calma e avrai la rivelazione!
Dado: C'è in Lupo Solitario, in molte altre serie e giochi di ruolo e nessuno dice niente.

Il modo di parlare del mago: Non siamo in un'opera di Tolkien, pensi davvero che un tipo malvaggio come lui possa parlare in un modo educato? Sarebbe strano il contrario!

Dario III
Inadatto a regnare
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone

Grazie autore per i puntuali chiarimenti. Il punto 5 lo avevo risolto nel frattempo ed eliminato dall'elenco (ma evidentemente avevi letto prima e non ti sei accorto) mentre per il punto 6, che nel frattempo é diventato il 5, sono ancora in cerca di soluzione. Riguardo a Harko, pur rispettando la tua spiegazione non la condivido. Perché il problema non é tanto la difficoltà nell'affrontare Harko, quanto il fatto che quel percorso é ostico e figlio di una serie di scelte non facili. Nel rispetto di quella varietà di strade e di difficoltà che é uno dei punti di forza del tuo corto secondo me avresti dovuto premiare chi riesce a sbloccare quella strada con un epilogo più alla portata. Invece così accade che chi si imbarca su quella via é costretto a un confronto più duro e impegnativo di chi raggiunge l'epilogo attraverso strade più lineari. Questa decisione la trovo poco coerente.

Dario III ha scritto:

Dado: C'è in Lupo Solitario, in molte altre serie e giochi di ruolo e nessuno dice niente.

Il modo di parlare del mago: Non siamo in un'opera di Tolkien, pensi davvero che un tipo malvaggio come lui possa parlare in un modo educato? Sarebbe strano il contrario!

Questione dado: non ho criticato l'uso del dado in sé. Forse hai letto frettolosamente, o non ho saputo spiegarmi bene. Il dado va bene e e ci mancherebbe (anche se in Lupo Solitario c'è la tabella del destino e non il dado, seppur la tabella sia paragonabile a 1d10). La questione è che con la scelta che hai fatto tu appiattisci automaticamente il danno di tutti gli eroi e di tutti gli avversari allo stesso valore, 1d6. Il problema è questo, non l'uso del dado. Avessi messo per esempio degli addizionali per differenziare il danno inferto dai tre personaggi, e lo stesso per quello dei mostri, giustificandolo con l'uso di armi diverse, forza diversa, caratteristiche di attacco diverse mi sarebbe piaciuta molto di più come soluzione.

Questione linguaggio: non ho capito la tua risposta. Non è il mago malvagio a dire "tu non voglia fregarmi": siamo noi. Poi per te può essere il linguaggio perfetto da usare in quella situazione, e rispetto la tua valutazione (peraltro se non la pensassi così avresti scritto in modo differente, è evidente), ma a me non piace e trovo questa soluzione poco adatta al momento e in generale all'avventura. Non pretendo che tutti ragionino così, magari gli altri loderanno questa tua decisione. Ho semplicemente valutato il passaggio secondo il mio gusto e le mie opinioni.

Prodo
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone

Ok, ho capito il rimando al paragrafo trenta. Se non mi ci fossi messo un'ora di buzzo buono sapendo che il risultato da ricercare era 30 non ci sarei mai arrivato né ci avrei neanche lontanamente pensato. Gli altri enigmi che hai disseminato caro autore mi sono piaciuti: sono intelligenti e non banali, senza essere frustranti. Qui hai veramente esagerato!

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 Potevi mettere almeno 2 e 15 in cifre, sarebbe stata un'imbeccata. Anni fa, scrivendo la parte finale dell'ultimo capitolo di Squilbrio, adottammo un enigma simile. Ma l'obiettivo era essere bastardi con il lettore per il solo gusto di esserlo, e anche lì non ci sentimmo così cattivi da non scrivere almeno i numeri in cifre in modo da dare un minimo di speranza ai giocatori di cogliere il rimando smile. Così secondo me le possibilità di venirne a capo sono ridottissime. In ogni caso la cosa non è così grave, trattandosi di una digressione che ci consente di guadagnare un bonus e non di un passaggio fondamentale del racconto
Ho deciso di aumentare di mezzo punto il mio voto finale. La recensione che ho fatto rimane pressoché invariata perché i pregi e i difetti del racconto sono effettivamente, a mio giudizio, quelli che avevo individuato. Però sviscerare più a fondo quel paio di punti su cui avevo dei dubbi mi ha divertito, e questo è un ulteriore elemento di merito che premia l'inventiva dell'autore e la struttura di racconto. Voglio perciò valutarlo meglio di quanto non avessi fatto in prima battuta. Grazie ancora all'autore per i chiarimenti: se dopo il concorso ti va di metterti al lavoro su questo Corto e smussarlo di certi angoli può uscire fuori qualcosa di notevole.

Prodo
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone

GGigassi ha scritto:

Ora che mi ci fai pensare è probabile che il caso che ho portato io (un [nome collettivo] di [soggetto al plurale] CHE) prevede la concordanza ambivalente perché il "che" può rimandare a "il quale" come "i quali"

Non è proprio così.
In italiano correggiuto il verbo si concorda col soggetto. Nell'espressione "Un X di Y" non sono entrambi soggetti, come stai dicendo tu; solo X è il soggetto, mentre Y è un complemento (di specificazione). Quindi se X è singolare anche il verbo è singolare, sempre.
Tuttavia, soprattutto nel parlato, a volte la vicinanza del complemento plurale con il verbo consente di coniugare quest'ultimo al plurale senza che il risultato "suoni" sbagliato. Si chiama concordanza a senso.
Vedi ad es. qui (punto h): http://www.treccani.it/enciclopedia/acc … aliano%29/

A un certo punto esce fori un vecchio che fà dice: “Presto chiamate un’ambulanza”, dico “Ma che chiami? Non lo vedi che questi c’hanno si e no trenta secondi de vita?”. Aò so passati venti secondi, so’ spirati proprio così, all’unisono… Mortacci l£%0%0%0%0%0

¿„ãßꪧ¬
Arkham Lêgãcy ¬
Arcimaestro
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone

Oh, finalmente un bel Buoni contro Cattivi.
Da Pdor figlio di Kmer ne abbiamo fatta di strada, ma qui i nomi fantasy mi ricordano le tessere dello Scarabeo. Comunque, bene così: sono evocativi quanto basta.
Vale ancora la regola per cui inserire una "R" in un nome fantasy lo fa diventare più cazzuto eccetto i demoni (Provateci! Provate a scrivere un nome fantasy senza "R" e un nome di demone con la "R").

Mi unisco al coro a cappella di Prodo. La frase " un esercito di 100.000 soldati di tutti i Regni Liberi attaccheranno il gigantesco castello d'Iznaar per garantirti di non incontrarlo durante la tua missione" ha un po' troppe concordanze. Incontrare chi, il castello, Iznaar o l'esercito?

Caro autore, forse non ti sei reso conto che il "flusso" di combattimento è sbagliato. Ma consolati, non se ne accorgerà nessuno. Scrivere i regolamenti non è facile, tantomeno lo è leggerli: sono certo che il 99% dei lettori sbaglierà a seguire le tue istruzioni, e DI CONSEGUENZA completerà i combattimenti esattamente come tu avevi pensato che si dovessero svolgere.
Persino io, che sono un precisino della fungia, mi adeguerò al tuo pensiero senza discutere.

E ora largo all'avventuriero! Prendo il Nano, figlio di Nanos. Storicamente i Nani sopravvivono meglio sui tabelloni di Hero Quest.

Pronti v... e muoio masticato.

Riparto...

Ehi!
Bella l'avventura. Bel dungeon crawler. Ben fatto, ben articolato... SANO. Bella l'idea di inserire oggetti che non aiutano: degno di uno stregone malvagio.
Complimentissimi per la struttura e l'ideazione. Non ci troviamo di fronte ad una serie di arzigogolati enigmi, ma di un bell'EUMATE, puro e immediato.
Quello che avrebbe dovuto essere Rupert il Selvaggio (impara, Thraves!).

Voto inviato a Dario III

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone

gabrieleud ha scritto:

il "flusso" di combattimento è sbagliato. Ma consolati, non se ne accorgerà nessuno.

smile  Forse ¿„ãßꪧ¬ ci ha fatto caso.

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone

Come abbiamo già detto, la parte letteraria è quella più debole del Corto, con errori, refusi, lessico e sintassi un po’ discutibili (“italico” per il corsivo lo useranno solo i tipografi, e forse nemmeno loro, ma capisco che venga naturale farlo perché il nome del carattere in inglese a cui siamo abituati è “italics” e viene spontaneo tradurlo). Chiaramente il Corto punta tutto sulla struttura e sulla parte ludica, ma comunque un minimo devo tenere conto di queste cose perché hanno influito sul piacere della lettura.

La storia è classicissima (mi verrebbe da dire banale, ma gli stereotipi sono il sale di questo tipo di racconti, quindi ben vengano!) ma tutto sommato ben sviluppata. L’autore ha congegnato bene i percorsi ed è apprezzabile che si arrivi alla fine da varie strade diverse, però questo inizialmente mi ha dato l’impressione che mi fossi perso qualcosa: il primo esito positivo, ad esempio, l’ho raggiunto senza

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 usare la chiave +37 né capire il codice della statua
. Così ho pensato che ci fosse un altro epilogo più “lieto” di quello che ho raggiunto io, che invece è l’unico!

Oltretutto mi pare che la chiave non abbia nemmeno la funzione corretta, perché si dovrebbe usare
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 al 12 ma il 49 non ha senso in relazione con quel paragrafo. In realtà, come già riportato, avrebbe dovuto essere +34 e non +37.
Quello che ho apprezzato di più di questo Corto sono le instant death introdotte dagli oggetti che portano ai paragrafi “segreti”: uno si aspetta di sbloccare chissà quali strade più vantaggiose e invece muore come un cane! Un tocco di genialità! smile2

C’è “poca biblioteca”, però: se non venisse ricordato nell’introduzione, l’ambientazione potrebbe essere quella generica della torre di un mago, o anche di un semplice dungeon. Certi particolari come la statua che regge un libro o gli amanuensi non sono bastati a togliermi questa impressione di “ambientazione fantasy generica”.

Dalla mia esperienza di gioco evinco inoltre che i personaggi non sono calibrati bene (in realtà sono morto con tutti almeno una volta, ma dove c’è di mezzo l’alea – o le perle bianche – è quasi inevitabile). L’elfo è veramente scarso, io lo avrei fatto partire con una pergamena per dargli qualche possibilità in più. Tanto, anche quelle che eventualmente dovesse trovare nel dungeon sono comunque oggetti one shot che può usare in un solo combattimento.
Per contro, la pergamena che permette di togliere 2d6 alla Combattività dell’avversario mi sembra eccessivamente potente, per quanto usabile appunto solo una volta.

In definitiva un Corto che non ha nessuna velleità sperimentale e che vuole percorrere i sentieri più classici, che ho trovato piacevole pur se perfettibile.
Gli do un voto un po’ più alto di quello che secondo me meriterebbe per incentivare l’autore a partecipare ancora al concorso. Sennò anche il prossimo anno mi aspettano solo true path. sad2

VOTO INVIATO AD ADRIANO

GGigassi
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone

GGigassi ha scritto:


VOTO INVIATO AD ADRIANO

O almeno così credo: la messaggeria interna del forum non funziona (clicco su "Messages" ma non mi si apre nulla, se non sbaglio di solito compare un menu a tendina).
Gliel'ho mandato dal profilo, sempre che ci sia riuscito hmm

GGigassi
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