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Re: Corto 03 - BlueScreens
Il tema della vita e della morte nei giochi e nei racconti è un tema sempre affascinante e attuale. Il Corto i questione ne fa un uso, a mio parere, più che convincente. Ci risvegliamo in uno strano ambiente, circondati da monitor e con un corridoio e due porte misteriose. Interagendo con i monitor scopriamo che abbiamo la facoltà di osservare eventi particolari della nostra esistenza e possiamo addirittura comunicare con i nostri cari passati a miglior vita. I monitor rappresentano, infatti, una porta del mondo con l'aldilà ed è proprio grazie agli indizi lasciati da essi che potremmo uscire dal "limbo" in cui ci siamo risvegliati. Questo semplice, ma efficacie incipit apre a una serie di possibilità di immaginare l'inferno e il paradiso (e, ovviamente, il purgatorio), qui rappresentati in una chiave tecnologica (i monitor..). La scrittura è semplice (ma non essenziale) e abbastanza chiara, il Corto è.. corto! Il tutto si riduce a trovare
il "magic number" che ci permetterà di uscire attraverso la porta della vita.
Mi sarebbe piaciuto che il tutto fosse un po' più approfondito. Inoltre anche qui, come in altri lavori, la longevità è ridotta dal momento che si arriva all'epilogo positivo attraverso un'unica strada. L'idea generale, però, è più che buona. L'originalità, l'assenza di un vero e proprio regolamento, qui sostituito da una semplice, non banale, ricerca delle date importanti, e l'atmosfera che si respira giocando per me sono assolutamente da premiare con un voto medio-alto.
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Re: Corto 03 - BlueScreens
Voti dei Giudici:
Adriano:
Un bel corto questo Blue Screen, a tratti estremamente interessante, che secondo me avrebbe però potuto dare molto di più.
Praticamente un corto che avvicina il mondo dei vivi a quello dei morti, contornandolo di quell’esperienza pre-morte nella quale si svolge l’azione.
Un corto che, forse più degli altri, dev’essere apprezzato alla prima lettura, perché nelle successive perde molto del suo fascino: dei vari piccoli enigmi che si devono affrontare per avanzare, quelli di cui si scova la soluzione non offrono più alcuna sfida, mentre quelli per i quali non si riesce a trovare la soluzione diventano un ostacolo insormontabile che rischia più volte di far mollare la presa e far abbandonare (seppur momentaneamente) la lettura.
Ma andiamo con ordine:
REGOLAMENTO: Una buona introduzione narrativa. Ma, come successo per altri corti, spazio ce n’era per proporre dell’altro... Ok, due pagine intere di Wall of text sarebbero state troppe, e allora perché non arricchire con un piccolo aspetto di regolamento tecnico? Avrebbe sicuramente dato al corto qualcosa in più rispetto al già apprezzabile risultato che vediamo.
Sui contenuti dell’introduzione: mi è piaciuta. Sarà che mi ci rivedo molto, ma hai saputo dosare le parole giuste al posto giusto.
TRAMA: è qui che, secondo me, questo corto diventa un piccolo gioiello! La storia diventa mano mano sempre più malinconica, triste, cupa. Sembra quasi che, passo dopo passo, si stia entrando in un incubo! Quando il protagonista si toglie l’anello, la scena è molto comunicativa: la sofferenza che c’è dietro mi ha fatto ricordare quando mi sono sfilato il mio. Autore, bravo, se ci penso mi viene ancora la pelle d’oca!
STRUTTURA: personalmente non ho trovato la struttura come “ingiocabile”: fortunatamente anche per i meno avvezzi agli enigmi ci sono le Soluzioni.
PARTE LUDICA:
In definitiva è un buon escape book, a tratti molto guidato (cito come esempio la scena del paragrafo 0, dove nonostante sembra ci sia una parvenza di scelta, in realtà la scelta non c’è ed esaminare la zone in cui eravamo seduti è praticamente obbligatorio...), a tratti praticamente un true path (la seconda sezione, dove per proseguire occorre indovinare sempre il paragrafo di uscita, praticamente se si salta un passaggio si perde del tutto il filo del corto).
Nonostante mi sia divertito molto a giocarlo (e in alcuni tratti la difficoltà sia medio-alta), purtroppo la rigiocabilità di questo titolo è minima, nel senso che fatta una partita e giunti alla conclusione non ci sono spunti necessari per riprenderlo e giocarlo di nuovo, se non la curiosità di capire il resto dei bivi della prima sezione.
Il corto gioca sulla gestione di numeri e date, ma non nascondo che ci sono passaggi in cui i numeri, le date e i riferimenti sono un po’ troppi, quindi si è quasi travolti da una quantità di informazioni che si fa fatica a filtrare per capire quali sono indizi e quali no, quali utilizzare e quali no. Più che altro all’inizio non è molto chiaro cosa sommare o sottrarre, quindi è difficile entrare nel mood del corto.
L’ultimo enigma della data di matrimonio l’ho trovato infine un po’ illogico anche conoscendo la soluzione e andando a ritroso: non vedo come possa venirmi in mente di andare al 13 dopo aver letto il paragrafo 47, né tantomeno dopo aver letto la data del paragrafo 23 (3/4/1994), cioè in che modo questi numeri andrebbero sommati, sottratti o moltiplicati per ottenere 13. Il problema è che quando ci sono tante informazioni di questo tipo, è davvero una sfida oltre l’estremo calcolare un numero, per quanto si intuisca che occorra farlo… Cioè, come devo considerare 3/4/1994? 3+4+1+9+9+4=30? E perché non 3+4+1994=2001, da cui 20+01=21? Insomma, le possibilità sono infinite...
NARRAZIONE: Mi è piaciuta. L’autore, con uno stile semplice, è riuscito a farmi provare diversi tipi di emozione e ha reso piacevole l’intera lettura.
Particolarmente riuscita, poi, la parte finale: in effetti il corto è tutto un “crescendo”.
Un corto sicuramente particolare, che nonostante riesca a divertire e cresca a livello di emozioni di paragrafo in paragrafo, risulta un po’ troppo “usa e getta”, tanto da scoraggiare quasi le letture successive oltre la seconda. Un vero peccato, perché il livello di sfida è adeguato.
Aloona:
L’esordio del racconto è di quelli che l’istante prima mi fa dire “niente male!” e quello dopo mi fa venire voglia di tirare bacchettate con un “mannaggia a te, stavi andando così bene!”: caro autore, perché sottovalutare il tuo pubblico (non siamo così vecchi), cadendo nella tentazione dello “spiegone”, quando eri già riuscito in poche righe a costruire un’atmosfera intrigante? Non sarebbe stato meglio lasciare la rivelazione del dove ci troviamo alle sole deduzioni, tramite la voce dei nostri cari, piuttosto che a una fastidiosa voce narrante, che fin dall’inizio ci spoilera la parte migliore? Specialmente quando si tratta dell’aldilà, dove il mistero conta. Sono sicura che avrebbe elevato il livello del racconto. Il sistema è comunque ben congeniato ed equilibrato quanto a difficoltà; la velata malinconia che permea l’opera è per me la cosa più gradita; peccato per il finale, che come al solito risulta affrettatamente troncato
rispetto al resto. Di nuovo “mannaggia a voi”, specialmente quelli bravi, che viziaccio.
FinalFabbiX:
“BlueScreens” propone una struttura ben nota ai lettori dei Corti, ma che negli anni non ha perso il suo smalto.
Il protagonista, dopo una breve fase esplorativa iniziale, si ritrova in una grossa hub centrale munito di una chiave numerica. Questa chiave lo farà accedere a una stanza, nella quale potrà trovare altre chiavi numeriche con cui accedere ad altre stanze e così via, fino a recuperare il necessario per poter arrivare all’epilogo. È un meccanismo molto efficace, perché consente di creare dungeon intricati e inserire strutture a mappa ed enigmi in spazi ristretti. In poche parole è perfetto per i cortissimi.
Qui non c’è solo la saggezza di aver scelto una struttura consona al medium, ma anche una grande fantasia nel reinterpretare il modello e nell’adattarlo perfettamente alla storia narrata: le “chiavi numeriche” vengono rappresentate da date, mentre le stanze sono filmati all’interno dei BlueScreens. Queste soluzioni non sono puramente estetiche, ma hanno anche un valore all’interno della narrativa del gioco: utilizzando giorni/anni l’autore è riuscito a dare un senso numerico a tutte le codewords del gioco in modo naturale, cosa per nulla scontata e che in molti librogame non accade. Inoltre, siccome il protagonista è di fronte a scene registrate all’interno di un monitor (per quanto interagibili in maniera sovrannaturale) si giustifica con più facilità che le scene si possano ripetere in maniera identica.
La stessa maestria, purtroppo, non è presente nella sezione esplorativa antecedente agli schermi, che al contrario è organizzata piuttosto male: presenta infatti percorsi che portano a ripetere le stesse azioni (es: trovare la stessa torcia di cui si è già in possesso), un errore che poteva essere facilmente evitato dall’autore con un po’ di accortezza.
Ho letto dalle recensioni che molti hanno trovato difficile giungere al finale. Francamente, mi sembrano critiche ingiuste: il corto richiede di districarsi all’interno dei paragrafi e di leggere con molta attenzione, ma non presenta particolari picchi di difficoltà per il lettore che si prende il suo tempo.
Purtroppo, se la parte game è una roccia, la parte libro è, a mio parere, insufficiente.
La storia è il solito mockbuster hollywoodiano di un uomo in coma che, nel limbo fra vita e morte, ripensa agli errori della sua vita. È una storia vista e rivista e che oltretutto è narrata con una prosa piatta e poco coinvolgente. I personaggi, al di fuori di qualche paragrafo (come in quello dedicato al nonno), risultano piuttosto dimenticabili, così come risulta dimenticabile la trama nel suo complesso. Ulteriore punto di demerito è che questa trama, così superflua e con cui si fatica ad empatizzare, occupa uno spazio considerevole e che quindi i suoi difetti non sono imputabili ai limiti imposti dai cortissimi. Le condizioni per fare di meglio c’erano tutte.
Male anche l’impaginazione (lo dico per l’autore, visto che non ne terrò conto nel giudizio), che nel file word originale spezzava inutilmente i paragrafi. Mi sembrava un dettaglio irrilevante, così sono intervenuto direttamente io.
Bene invece l’uso del tema, i due mondi ci sono, anche se sono elementi più di trama che di struttura e quindi la loro importanza è ridimensionata per via della scrittura non eccelsa.
"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".
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Adriano
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