Re: Corto 18 - La deviazione
Di sicuro questo Corto è originale e ben scritto. Non tutto viene svelato fino in fondo (anzi, praticamente niente) ma per me non è un problema, anzi lo rende più affascinante. Il problema è che la dichiarazione d’intenti dell’autore, con tanto di nota da leggere dopo il Corto, lascia trasparire l’impellenza di creare qualcosa che veicolasse il suo pensiero filosofico, cosa di cui non sento la necessità. Partire direttamente senza fare proclami o enunciare manifesti programmatici sarebbe stato meglio, il leggiocatore non si sarebbe fatto alcuna aspettativa né avrebbe avuto lo spoiler sull’impossibilità di “fallire”. Inoltre per un Corto che si basa così tanto sulla scrittura è purtroppo infiorettato di errori di vario genere, sia grammaticali (le virgole tra soggetto e verbo, al 19 “sentii” invece di “sentì”) che di coerenza interna (Aapo che diventa Aalo, sua madre poi cambia nome in continuazione) che semplici disattenzioni come al paragrafo 1: “chissà se in all’inizio”.
Il meccanismo delle lettere è semplice e funzionale, difatti qualcosa di simile si vede già nei librogame, ma per gustarsi appieno il concetto di scelte fatte in un mondo che si riverberano in un altro ci vuole ovviamente più spazio di quello di un Corto. VIA! (Voto Inviato ad Adriano)
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Re: Corto 18 - La deviazione
RECENSIONE
Questa edizione dei Corti è piena di opere-UFO e "La deviazione" è un esempio palese: un sistema di gioco molto semplice, basato su delle lettere che si ottengono nella lettura che sbloccano dei paragrafi.
Questo Corto non mi è piaciuto: non prendertela, amico autore, è che a me piacciono le storie che hanno un inizio e una fine precisa e, se possibile, nello stesso arco spazio-temporale. La lettura è stata difficile e capire il senso della storia è stato come trovare un ago in un pagliaro. Non mi piacciono le storie iniziate millenni fa che trovano la loro fine in un'altra epoca e con un popolo che non c'entra niente e se si mettono le reincarnazioni in mezzo (come nel film francese " La belle histoire", di Claude Lelouch), alzo la bandiera bianca.
Occhio all'ortografia del nome dei personaggi: il bambino cambia nome varie volte durante il tuo Corto. Questo tipo di errore mi è capitato ne "Il destino di Dardleb" (#sceglierenomiimprobabilinonèunabuonaidea)
Quindi, mi dispiace, ma questa tua opera non mi è piaciuta.
Voto inviato a Adriano.
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Re: Corto 18 - La deviazione
Un Corto che… boh. L’autore mette subito le mani avanti con considerazioni che non sono necessarie, e intanto nella prima frase c’è già un errore. Il primo di molti, visto che nemmeno i nomi dei personaggi riescono a mantenersi stabili nel pur brevissimo corso del racconto, che si può leggere più volte senza grandi scossoni: in pratica le scelte con esiti un pochino diversi a livello puramente testuale sono due, e le tante lettere reperibili nel corso della narrazione, con mia sorpresa, si sono rivelate completamente ininfluenti sull’esito finale.
Onestamente non capisco bene come il racconto veicoli in qualsivoglia modo il “filo conduttore” di cui si parla nella prima pagina, se non nella misura in cui, effettivamente, le scelte compiute nel Corto non sono in assoluto giuste o sbagliate: infatti portano tutte alla medesima conclusione, se così la possiamo chiamare (difficile dire se una vicenda è effettivamente iniziata, men che meno se si sia conclusa!).
Forse per ragioni di tempo, è sicuramente mancata la dovuta cura nella realizzazione del Corto, e il miglior testimone di ciò sono i numerosi errori, di battitura o di distrazione che siano.
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Re: Corto 18 - La deviazione
Voti dei Giudici:
Adriano:
Corto stranissimo, questo, che ad un primo approccio mi ha ricordato il film Cloud Atlas.
REGOLAMENTO: Mi ha subito colpito il concetto espresso all’inizio della prima pagina (non esistono scelte giuste o sbagliate), facendomi pensare a un corto con i controfiocchi! È un concetto che io stesso ho espresso in passato, e che condivido in pieno. L’autore ci preannuncia che alcune scelte potranno essere controintuitive, se non deleterie. Massima curiosità per quest’incipit!
Il regolamento tecnico è praticamente inesistente, ma questo non è un male a prescindere.
Ho trovato invece abbastanza pesante il Prologo, in cui notiamo i primi esempi di come nomi così particolari possano dare origine a errori (gli errori ortografici dei nomi saranno ancora più evidenti nei paragrafi successivi).
Interessante, invece, notare come l’autore abbia integrato un corto scritto per altri scopi con sezioni che, di fatto, lo hanno reso adatto al tema del concorso: se di “salto mortale” si è trattato, per me è stato un salto mortale multiplo particolarmente riuscito!
TRAMA: dalla penisola dello Yucatan nel 615 A.C., veniamo catapultati a Firenze nel 2014! Il salto è si interessante, e mi ha incuriosito davvero tanto, poi però gli eventi narrati nella seconda linea temporale si sono rivelati molto meno interessanti rispetto a quanto avveniva nel 615 A.C.: due persone che parlano di fronte ad un artista di strada e, in 3 paragrafi, si avvicinano a lui chiacchierando. Ok, capisco che questa scena va in qualche modo ad integrarsi con Colel ed Aapo (si scrivono così?), però 3 paragrafi per descrivermi una scena statica e dei dialoghi, fanno praticamente due pagine intere (su 8!!!) di poco o niente... Dopo altri due salti temporali, alla fine capiamo che i protagonisti del presente non sono più a Firenze: perché le realtà si sono “fuse”, o in base a quale principio è avvenuto il salto dei due? Ecco, ci sarebbe stato alla perfezione un Epilogo in cui veniva spiegato qualcosa, in cui si capiva cosa avrebbero fatto i due, come avrebbero reagito Aapo (e/o la madre) alla vista di due sconosciuti vestiti così diversamente da loro… O anche un epilogo da un punto di vista esterno, o di una voce narrante, o di un classico narratore onniscente... Insomma, qualcosa ci doveva stare: il corto non può finire così! È per questo che prima accennavo alla questione “Spazio”: lo spazio c’era per fare di tutto e di più, vederlo utilizzato per dei dialoghi è davvero un’occasione persa secondo me!
STRUTTURA: il racconto potenzialmente poteva essere una vera bomba: i salti temporali davano tantissime opportunità sia “in game” che al termine della storia, e le lettere hanno permesso all’autore di gestire al meglio i vari intrecci. Peccato davvero che lo spazio sia stato gestito così!
PARTE LUDICA: a parte prendere nota delle lettere non c’è molto altro, ma la struttura del racconto e le due realtà così diverse tra loro a confronto danno al lettore la voglia di conoscere tutti i meandri di questa storia, e ciò si traduce in una buona rigiocabilità, almeno fino a che non si sono letti tutti i paragrafi.
NARRAZIONE: un po’ strana la narrazione interza persona rispetto agli standard a cui siamo abituati... Probabilmente qualcuno potrà storcere il naso, ma a me non è dispiaciuta affatto.
Lo stile di scrittura, poi, l’ho trovato adeguato alle varie situazioni descritte. Insomma: bravo autore.
Per chiudere il corto aveva grandissime potenzialità!
Mi spiace molto in questi casi, perché ho provato sulla mia stessa pelle di scrittore cosa vuol dire recuperare una riga! Anzi, in alcuni casi diventa importante recuperare persino un singolo spazio per fare entrare una parola, possibile caro autore che non hai pensato a comprimere il tuo corto per dargli una chiusura degna di questo bel racconto?
Aloona:
Curioso racconto, che ha più il sapore dell’esercizio di stile, ma che in questo senso risulta perfettamente riuscito. Non potevo non apprezzare l’ambientazione in due dei luoghi che preferisco al mondo, ma devo ammettere che ad affascinarmi è stato il connubio tra distanza geografica e storica, tanto ampia da riuscire a comunicare straniamento nell’arco di un evento narrativamente così breve. La scrittura è ottima e ciò è quasi sempre un elemento fondamentale nel mio giudizio, le coppie di personaggi tratteggiate con tinte molto credibili. Il paradosso volutamente insoluto può lasciare amareggiati, come tremendamente intrigati. Nel mio caso, la seconda, anche se la curiosità è tanta. Il cliffhanger fa ben sperare in una versione estesa, dove il motivo del salto temporale e molti altri misteri vengano svelati. Non mi sento di esagerare col voto per la quasi totale assenza di una storia, ma riesce ad essere quel che voleva in maniera perfetta.
FinalFabbiX:
Ho adorato questo corto. La perfetta scrittura cinematografica e le ambientazioni realistiche e particolareggiate basterebbero a rendere “La deviazione” un capolavoro, ma l’autore non si accontenta e inserisce altri due colpi di genio.
Il primo è la giustificazione metanarrativa dei due mondi. Un geniale vaffanculo al lettore, ma fatto col cuore. Diciamo stop ai corti con meccaniche bislacche che fanno il possibile per farli rientrare a tema! Stop al inflazionato mondo dei demoni/dell’oscurità!
Qui i due mondi ci sono “perché sì”. E in questo corto va benissimo, soprattutto considerando il secondo colpo di genio nel corto: l’assoluta ininfluenza delle scelte sul finale.
Un librogame, di solito, viene considerato un buon librogame se le scelte compiute dal lettore portano a cambiamenti nella trama. Chiunque legge un librogame, si aspetta questo patto e, pertanto, rimane deluso se non ottiene conseguenze in risposta alle proprie azioni.
Qui il paradigma viene capovolto: fin dall’inizio il lettore sa che non ha potere di cambiare realmente il corso degli eventi e che quindi le sue azioni non possono avere conseguenze negative permanenti. È una consapevolezza liberatoria.
Mi ha ricordato molto un certo filone del teatro dell’assurdo, che ho sempre apprezzato molto.
L’unico vero difetto del corto, a mio parere, è la gestione dello spazio: proprio per questa peculiarità di rendere le scelte egualmente valide, mi sarei aspettato un maggior approfondimento del finale, con scene più diversificate e che fossero maggiormente riconoscibili le une dalle altre. Poco male, il risultato complessivo non ne risente e riesce comunque a stupire nella sua semplicità.
"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".
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Adriano
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Re: Corto 18 - La deviazione
Due (mondi di) parole sul corto: Il “regolamento” di questo corto mi ha lasciato con la bocca aperta. Apprezzo da sempre le opere che regalano diverse prospettive in base alle scelte, trascendendo il concetto di giusto/sbagliato, percorso migliore/peggiore. Questo, abbinato a un regolamento snello, mi faceva pregustare un’opera che poteva finire in cima alla mia personale classifica. Purtroppo, l’opera finisce per essere niente più che due storie, ben scritte, che si intrecciano alla fine con un colpo di scena.
La prima cosa bella: Mi è piaciuta la prosa, soprattutto nella parte relativa all’antico Messico. L’ho trovata evocativa e introspettiva il giusto per farmi riflettere sulle scelte della madre.
Un pelo nell’uovo: Dopo la seconda lettura, constatando che la storia era cambiata in maniera impercettibile nonostante le scelte (e lettere) completamente diverse, leggo la nota. Rimango affascinato dal concetto proposto, mi porta alla mente Bandersnatch e ricomincio il corto con rinnovato entusiasmo. Mi accorgo pure che i nomi della mamma e del figlio messicani cambiano, tra i paragrafi e anche all’interno degli stessi e mi scatta la scintilla. Purtroppo si tratta di apofenia, perché il corto è tutto lì, o forse non l’ho capito io.
Mi ricorderò questo corto per… il climax decrescente.
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Periodonikes
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