Due anni fa un amico mi ha consigliato di leggere “Jakyll e Hyde” di Zamanni/Corso. È stata la postilla che parlava di LGL a farmi scoprire questo posto.
Quando avevo dieci anni sfogliavo e risfogliavo le poche copie di Lupo Solitario in mio possesso. Dovevo contare i soldi della paghetta prima di pensare di potermi comprare un nuovo libro. La scelta non poteva che ricadere su quelli che avevano la copertina più evocativa, la libraia mi cacciava fuori se mi attardavo troppo tra gli scaffali EL. Con gli amici ci si scambiava qualche copia e si sperava sempre di scovare qualcosa di mai visto nelle biblioteche. Insomma i librogame erano cosa preziosa, fin quando l’età e il progresso li hanno sepelliti nei ricordi. Scoprire a quarant’anni che c’è un cosidetto “rinascimento dei librogame” mi ha fatto saltare un battito di cuore. Soprattutto ora che la mia “paghetta” è diventata più consistente.
Dopo essermi fatto una scorpacciata di gran parte delle uscite italiane, ho avuto il desiderio di esprimere il mio punto di vista: scrivere un librogame. Non sono nuovo nell’ambito della creatività e quindi è stato abbastanza inevitabile che succedesse. Mauro Longo consiglia: allenarsi con cose piccole e partecipare ai concorsi. E così ho fatto. L’Odore della Pioggia nasce come un racconto di 100 paragrafi, scritti durante la famigerata quarantena—che altro c’era da fare in quel periodo? Avevo bisogno di feedback: aveva senso quello che avevo scritto? Quanto era ingarbugliata la meccanica che avevo messo in piedi? La risposta me l’hanno data Stefano Rossini e Francesco Mattioli, curatori della collana Dedalo per Vincent Books: «Riusciresti a farne un libro?»
Non avevo mai scritto un libro. Mi sono preso una settimana di tempo per rispondere, ho riunito gli amici (un mago, uno stregone e un paladino) e ho chiesto il loro parere. La spinta decisiva è arrivata dalle parole della sorella dello stregone: che c’è da pensare? Fallo.
L’Odore della Pioggia conta più di 400 paragrafi, scritti all’alba, con la pioggia, e se non c’era la pioggia con una playlist di pioggia che usciva dalle casse. Ci si immerge tra i fumi di una Città e si interpretano due protagonisti avversari, per la precisione un agente e una agente. Non si deve scegliere con chi giocare: la storia è unica e si salta da un punto di vista all’altro in continuazione, con lo scopo di mettersi i bastoni tra le ruote e portare a termine la propria missione. Si gioca contro sé stessi dunque, e il modo migliore è farlo nella maniera più equilibrata possibile. Il sistema è diceless. Parole chiave, oggetti e altri espedienti tengono traccia delle scelte, con conseguenze che si protraggono non solo nello spazio e nel tempo, ma anche nella storia dell’altro personaggio. Nel progettarlo ho fatto un passo in avanti nella via della follia? Sì.
Illustrazioni di Francesco Mattioli, editing di Ersilia Rappazzo, revisioni di Enrico Menara e Valentina Paggi. Libro in pre-order, acquistabile a Lucca!
