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Librogame in versione variant o deluxe: cosa ne pensate?

fantasy?

Re: fantasy?

Io l'ho letto ma non sono proprio d'accordo, nel senso non del tutto. Se ti vien l'idea di scrivere un fantasy poliziesco bene, quello è lo spunto, DOPO ti può o no venire l'ispirazione, e puoi fare l'arte o più probabilmente un processo artistico, l'arte è una parola con cui troppe volte ci si riempie la bocca. E anche io parlo da diretto interessato poichè
poco e male
ma anch'io son scrittore

ilsaggio79
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Re: fantasy?

Lamello ha scritto:

Hai mai letto Narciso e Boccadoro di Hesse?

l'ho letto e mi ha convinto a non leggere mai più nella vita un libro di hesse, neppure sotto tortura! smile

il discorso ingredienti non va preso troppo alla lettera. o, se vuoi prenderlo alla lettera, anche cucinare può essere un'arte. dai gli stessi ingredienti a me e a mia moglie, e probabilmente otterrai una torta da leccarti i baffi da lei, una ciofeca indescrivibile da me. mio nonno faceva uno strudel irripetibile senza misurare, ma gli ingredienti dello strudel (fantasy) sono quelli: la farina (magia), le mele (razze immaginarie più o meno stereotipate), l'uvetta (l'eroe senza macchia) e così via. poi puoi decidere di mettere più o meno farina, di non mettere l'uvetta, di mettere oppure no la marmellata, ma rimani all'interno della ricetta dello strudel. non puoi dirmi che esistono "i cibi fatti bene e i cibi fatti male", esistono i dolci e i salati, i gelati e le torte, e così via. e in letteratura, piacciano o no, esistono i generi. i confini potranno essere labili, sarà possibile mescolarli, ma esistono. "il mastino dei baskerville" è tutt'altro da "la compagnia dell'anello" ed entrambi sono altro da "sentinella". poi, ripeto, l'ispirazione fa tanto, ma non fa tutto. uno può avere ispirazione e scrivere da cani. un altro può scrivere un libro a tavolino o scopiazzando e fare un capolavoro mondiale (pratchett prende deliberatamente tutti i possibili clichè fantasy e li capovolge, e il risultato secondo me è straordinario. se non hai mai letto nulla di suo pesca un suo libro a caso - io trovo eccezionali "il colore della magia" ed "eric" - e divertiti!). quello che secondo me manca a chi scrive fantasy, secondo me, è la voglia di rinnovarsi e di rinfrescare il genere. sempre sia lodato pratchett, sempre sia lodata la rowling! solo che ora i nuovi autori non si dovranno appiattire su questi due nomi facendone i nuovi tolkien, altrimenti saremo punto e a capo.

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SkarnTasKai
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Re: fantasy?

Per me esistono le opere che hanno un'identità a sé come le persone. Non riesco a classificare le persone dentro dei "generi": sesso, la razza, luogo di nascita, etc. Sono elementi importanti che "fanno" la persona, ma cmq questa rimane trascendente a tutto. Così un'opera. E' una cosa viva. Non si può paragonare lo Hobbit al Signore degli Anelli o al Silmarillion solo perché li ha fatti Tolkien e hanno gli stessi ingredienti. Tua mamma con i soliti ingredienti può fare la stessa torta pressoché identica (anche se a volte viene meglio e a volte peggio). Nella scrittura e nell'arte non è così. Le opere sono come dei figli, come si fanno a catalogare? E' chiaro che non si può basare tutto sull'ispirazione, ci vuole anche un duro lavoro di lima, come ho detto. Ed è anche chiaro che non si deve scrivere solo se viene fuori un capolavoro oppure si deve buttare nel cesso. Ed è anche giusto che uno abbia voglia di seguire degli stilemi, dei limiti, delle ricette (pensando ai Corti dove devi stare dentro a delle regole si aguzza l'ingegno su come fare; ad esempio per far entrare tutto in 40 paragrafi). Ma se si parte dall'idea fatta a tavolino che una cosa deve essere così precostituita, a mio avviso, viene fuori poca roba buona. Uno può leggere un poliziesco e questo gli fa balenare in testa un'immagine di un goblin che investiga. Allora comincia e scrive. Ma non può arrivare e dire: nessuno ha scritto questo, bene, lo scrivo io. Si può fare come Tolkien e Zappa e dire che non c'è niente in giro che ci soddisfa e si tira fuori noi qualcosa che ci piaccia veramente, allora si ascolta il nostro bisogno interiore e lo si sfama noi stessi e magari si scrive un capolavoro senza essercene accorti. O magari no. Poco importa.

Il numero di pecorelle scannate dai pastori è di gran lunga superiore al numero di pecorelle mangiate dai lupi. Per cui, se qualcuno si proponesse di essere il vostro pastore per salvarvi dai lupi, pensateci bene

Lamello
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Re: fantasy?

Lamello ha scritto:

Aloona ha scritto:


Dici a me? Hai mai letto: Donne che corrono con i lupi, di Clarissa Pinkola Estés? Se non l'avessi fatto te lo consiglio vivamente

Certo che l'ho letto! Che domande! Tra l'altro trovo "La donna scheletro" una delle fiabe più belle e metaforiche che conosca.... ma il nesso? Deve essermi sfuggito un passaggio...

ilsaggio79 ha scritto:

ma anch'io son scrittore

Non vorrei ci restassi male... ma la lista della spesa NON conta, Saggio.

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Aloona
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Re: fantasy?

Aloona ha scritto:

Lamello ha scritto:


Dici a me? Hai mai letto: Donne che corrono con i lupi, di Clarissa Pinkola Estés? Se non l'avessi fatto te lo consiglio vivamente

Certo che l'ho letto! Che domande! Tra l'altro trovo "La donna scheletro" una delle fiabe più belle e metaforiche che conosca.... ma il nesso? Deve essermi sfuggito un passaggio...

Non so bene il perché tu mi abbia detto che ti sei sentita tirata una batosta da me, forse per il discorso della paura del proprio intimo (così ho supposto e non so se la supposta è giusta). Così ho pensato a quel libro che è un buon viaggio verso il proprio intimo.
Conosci "Scrivere Zen" di Natalie Goldberg? Secondo me un altro libro eccezionale, questa volta proprio sullo scrivere. Un MUST, a mio avviso, per chiunque voglia scrivere

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Lamello
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Re: fantasy?

Lamello ha scritto:

Si può fare come Tolkien e Zappa e dire che non c'è niente in giro che ci soddisfa e si tira fuori noi qualcosa che ci piaccia veramente, allora si ascolta il nostro bisogno interiore e lo si sfama noi stessi e magari si scrive un capolavoro senza essercene accorti. O magari no. Poco importa.

che poi è un modo più "nobile" di dire "questo non esiste, quindi lo scrivo io"... smile

ripeto, potremo avere a noia finchè vogliamo le etichette, ma questo non significa che non esistano. e allora ragioniamoci su, cerchiamo di capirle e di capire perchè alcune (come la fantasicenza) riescono a rinnovarsi continuamente, mentre altre (come il fantasy) sembrano appagate di se stesse e per questo sempre uguali a se stesse. dire "c'è letteratura buona e letteratura cattiva, non generi" o "devi essere ispirato per fare arte" secondo me non aiuta ad approfondire, o aiuta molto limitatamente.

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SkarnTasKai
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Re: fantasy?

Lamello@  No, veramente col mio "intimo" ci discuto anche troppo. E adoro quel libro, ma oggettivamente l'atteggiamento di lei mi sembra un po' troppo "immerso" per essere quello obiettivo di una studiosa antropologa. Comunque è pur vero che scrive dalla foresta, qualche funghetto deve esserselo fatto per scrivere alcune delle frasi che elabora.

Mi riferivo al discorso "la colpa della merda che gira è degli studi a tavolino". Ti spiego: io sono una sostenitrice di un certo studio a tavolino. Nella narrativa, mi piace sviscerare gli elementi forti e deboli utilizzati e tipici di un genere, chiaramente con le sue varianti e originalità...serve a capire ANCHE dove qualcuno lo sia stato e altri no originale! Copiare non serve a "vendere", serve a capire, digerire e ripartire. Parecchi dei migliori artisti hanno iniziato copiando, copiando, copiando: anche nel disegno si parte così, prima che tutto quel copiare non ti fasccia acquisire tali basi da sviluppare un TUO stile.

Non approvo né un eccesso né un altro, quindi dire che le cose ben riuscite sono solo quelle spontanee e non pensate è rinnegare la valenza dell'editing nello scritto, degli arrangiamenti nella musica, ecc. e gli studi che sono dietro alcuni "apparenti" fenomeni del campo. Gli studi CI SONO, magari sono anche spontanei, nella misura in cui anche mettersi a scrivere qualcosa con nell'orecchio o nelle dita i propri "maestri" è equivalso a "studiarne i canoni". Da lì li rielabori, imiti e lavori più o meno originalmente, a seconda del tuo talento personale. Per fare un esempio banale e sempre musicale: il bolero di Ravel è un capolavoro, EPPURE contiene in sé dei canoni classici e comuni del genere "orchestrale", anche tipico delle colonne sonore. Certo, anche queste ultime ce ne sono di diverse, ma esistono dei "capolavori" costruiti su quei canoni.
O equivale a dire che studiare musica, letteratura e altro non serve a NULLA, sarebbe meglio lasciar perdere e mettersi così a scrivere solo quel che ci passa per la testa. Peccato che, salvo eccezioni (ma i geni ci sono ovunque), chi "studia" poco, cioè legge poco, ascolta poco, ecc, solitamente ha esiti molto scarsi e limitati. Vedesi quella con cui ce l'abbiamo tanto, che va dichiarando di non aver mai letto una ceppa di fantasy... altrimenti avrebbe "appreso" ed immagazzinato dei cliché e si sarebbe anche resa conto che "sono triti".

Idem il contrario: la logica dello studiare a tavolino IN BASE alle vendite presunte di un artista precedente è ridicola. Purtroppo ha anche i suoi riscontri, ma... bisogna vedere cosa si vuole ottenere, se soldi o essere ricordati.

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Aloona
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Re: fantasy?

SkarnTasKai ha scritto:

Lamello ha scritto:

Si può fare come Tolkien e Zappa e dire che non c'è niente in giro che ci soddisfa e si tira fuori noi qualcosa che ci piaccia veramente, allora si ascolta il nostro bisogno interiore e lo si sfama noi stessi e magari si scrive un capolavoro senza essercene accorti. O magari no. Poco importa.

che poi è un modo più "nobile" di dire "questo non esiste, quindi lo scrivo io"... smile

ripeto, potremo avere a noia finchè vogliamo le etichette, ma questo non significa che non esistano. e allora ragioniamoci su, cerchiamo di capirle e di capire perchè alcune (come la fantasicenza) riescono a rinnovarsi continuamente, mentre altre (come il fantasy) sembrano appagate di se stesse e per questo sempre uguali a se stesse. dire "c'è letteratura buona e letteratura cattiva, non generi" o "devi essere ispirato per fare arte" secondo me non aiuta ad approfondire, o aiuta molto limitatamente.

Il problema del fantasy non è gli scrittori, ma le case editrici. Queste pubblicano autori di cliché perché sono sicuri che qualche stronzo gli compra i libri (come effettivamente avviene). Chi scrive roba originale non lo cagano nemmeno. E questo perché? Perché la gente crede ancora nei generi.

Il discorso sull'ispirazione non serve ad approfondire, ma a scrivere. A che ci serve vivisezionare la merda? Per capire cosa mangiano gli autori? Piuttosto scriviamo e buonanotte.

Il discorso di Zappa e di Tolkien parte da un sentimento: l'insoddisfazione. Questo sentimento li ha spinti a cercare, ascoltarsi e tirare fuori. Non hanno fatto statistiche e studi, gli bastavano i loro orecchi. Non si sono messi a un tavolo a dire: guardiamo cosa non c'è.

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Re: fantasy?

Se vuoi essere "estremo" ok. Però ci sono degli elementi per identificare un "genere", certo che è "rischioso" impantanarsi in questo, ma non è sbagliato IN SE'! Come fa notare qualcuno sopra, io posso mettermi lì e dire "ora voglio fare un fantasy" e poi mi esce una storia bellissima dove un'indagine poliziesca è condotta da un Goblin! Cosa "identifica" lo steampunk, che lo rende diverso dalla fantascienza classica? L'epoca, l'ispirazione a Verne, il "colore", il "vapore" nel senso della tecnologia. Perché qualcuno ha usato il termine "dieselpunk" per quelli di periodo nazista? Beh, in effetti è connotativo di molti racconti ambientati in quel periodo, perché la "tecnologia" è alimentata a benzina e quindi distingue tutti questi da quelli ambientati magari nel vecchio west dove i cattivi usano armi mosse dal VAPORE. Punto. POI non è che se ci voglio infilare i conigli rosa me lo vieta qualcuno.

Io capisco cosa vuoi dire, ma ho chiarito il MIO studiare a tavolino. Non è guardare "cosa non c'è", ma studiare semmai alcune linee e quel che fa FUNZIONARE quel ha funzionato.
E questo serve.

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Aloona
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Re: fantasy?

Aloona ha scritto:

Lamello@  No, veramente col mio "intimo" ci discuto anche troppo. E adoro quel libro, ma oggettivamente l'atteggiamento di lei mi sembra un po' troppo "immerso" per essere quello obiettivo di una studiosa antropologa. Comunque è pur vero che scrive dalla foresta, qualche funghetto deve esserselo fatto per scrivere alcune delle frasi che elabora.

Mi riferivo al discorso "la colpa della merda che gira è degli studi a tavolino". Ti spiego: io sono una sostenitrice di un certo studio a tavolino. Nella narrativa, mi piace sviscerare gli elementi forti e deboli utilizzati e tipici di un genere, chiaramente con le sue varianti e originalità...serve a capire ANCHE dove qualcuno lo sia stato e altri no originale! Copiare non serve a "vendere", serve a capire, digerire e ripartire. Parecchi dei migliori artisti hanno iniziato copiando, copiando, copiando: anche nel disegno si parte così, prima che tutto quel copiare non ti fasccia acquisire tali basi da sviluppare un TUO stile.

Non approvo né un eccesso né un altro, quindi dire che le cose ben riuscite sono solo quelle spontanee e non pensate è rinnegare la valenza dell'editing nello scritto, degli arrangiamenti nella musica, ecc. e gli studi che sono dietro alcuni "apparenti" fenomeni del campo. Gli studi CI SONO, magari sono anche spontanei, nella misura in cui anche mettersi a scrivere qualcosa con nell'orecchio o nelle dita i propri "maestri" è equivalso a "studiarne i canoni". Da lì li rielabori, imiti e lavori più o meno originalmente, a seconda del tuo talento personale. Per fare un esempio banale e sempre musicale: il bolero di Ravel è un capolavoro, EPPURE contiene in sé dei canoni classici e comuni del genere "orchestrale", anche tipico delle colonne sonore. Certo, anche queste ultime ce ne sono di diverse, ma esistono dei "capolavori" costruiti su quei canoni.
O equivale a dire che studiare musica, letteratura e altro non serve a NULLA, sarebbe meglio lasciar perdere e mettersi così a scrivere solo quel che ci passa per la testa. Peccato che, salvo eccezioni (ma i geni ci sono ovunque), chi "studia" poco, cioè legge poco, ascolta poco, ecc, solitamente ha esiti molto scarsi e limitati. Vedesi quella con cui ce l'abbiamo tanto, che va dichiarando di non aver mai letto una ceppa di fantasy... altrimenti avrebbe "appreso" ed immagazzinato dei cliché e si sarebbe anche resa conto che "sono triti".

Idem il contrario: la logica dello studiare a tavolino IN BASE alle vendite presunte di un artista precedente è ridicola. Purtroppo ha anche i suoi riscontri, ma... bisogna vedere cosa si vuole ottenere, se soldi o essere ricordati.

Il discorso che fai è quello diffuso fra la maggior parte della gente, ma io non lo condivido. Quando Tolkien parla della nascita delle sue storie, risponde così: "Dal fertile suolo del buio della mente". Non parla di studi. Anzi ripete spesso nelle lettere che non leggeva molto. Così un compositore famoso (di cui purtroppo non ricordo il nome), dopo lunghi anni di carriera, gli chiedono: "come ha fatto a mantenere uno stile così originale?" Lui ha risposto: "Ho fatto il contrario di quello che fanno gli altri compositori, cioè che si mettono ad ascoltare tutto e a copiare quello che c'è in giro. Mi sono limitato ad ascoltare esclusivamente quello che c'è nel mio intimo più profondo". Quando un poeta ha un'ispirazione, sbarra porte, finestre, stacca il telefono, butta la TV nel cesso e si ascolta. Poi scrive. E qui c'è lo sforzo, il lavoro di lima (ma li leggete i miei interventi? Non ho MAI detto che ci si deve basare su una ispirazione diretta senza lavoro di lima. Che parlo a fare?), la ricerca delle giuste parole e immagini. E' chiaro che per scrivere bisogna sapere la grammatica e per comporre le regole musicali. E' giusto che per iniziare a praticare un'arte si deve studiare, copiare, imitare. Ma questa è un'altra cosa. Noi stiamo parlando della produzione di un artista (o presunto tale), non del suo percorso per imparare le basi della sua arte. Nessuno scrittore si sogno di pubblicare i propri quaderni delle elementari (arriveranno anche a questo). Dopo lo studio personale per padroneggiare le tecniche di base (e quelle che più sentiamo nostre) quello che conta è ascoltarsi e scrivere quello che c'è dentro. Poi c'è il lavoro di lima, lo sforzo, l'editing, il mixing, la revisione, ma per fare ciò occorre leggersi tutti i libri mai scritti, ascoltarsi tutte le musiche composte o vedere tutti i quadri dipinti? Non credo proprio. E' anche vero che un artista si forma nel tempo anche mentre produce. Io non ce l'ho con le tecniche, che sono fondamentali per esprimersi. Ce l'ho con chi pensa solo a quelle. Che è il 90% della produzione artistica, se non di più. A mio avviso voi confondete il lavoro del critico da quello dell'artista.

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