Difficile valutare questo lavoro. Io fondamentalmente credo di non averne compreso tutte le sfaccettature e mi riserverò di chiedere all'autore (che sono sicuro di aver individuato) di spiegarmi tutto ciò che non ho capito a fine concorso.
Provo a dare una mia interpretazione dell'opera.
Prima cosa che ho notato, la cura del comparto narrativo: sicuramente il papà di questo racconto tiene molto alla cura lessicale e all'arricchimento delle sue possibilità espressive. Elemento questo che sottolinea a più riprese, offrendoci un'avventura non solo curata, ma che oserei definire infiorettata. La narrazione mi ricorda quasi quella di qualche racconto epico di altri tempi, per la ricercatezza di alcuni termini e la struttura sintattica di alcune frasi.
Purtroppo il potere letterario del corto è in parte sacrificato alle necessità ludiche dello stesso, che è stato a mio parere concepito come confronto tra più utenti. Tale interpretazione sarebbe confermata dalla struttura a tempo: ci sono 20 minuti in cui puoi cercare di ottenere il miglior risultato possibile, proprio in prospettiva di una sfida con qualche altro lettore.
Siffatta scelta porta a concepire la storia più come un insieme di prove variegate che come un lavoro strutturato nell'ambito di un contesto univoco, da portare avanti in maniera poliedrica ma allo stesso tempo omogenea.
E qui si palesa il difetto sottolineato da Rygar: le ripetizioni. Rileggere per 40 volte lo stesso incipit e la stessa conclusione, anche se è funzionale al progetto ludico sopracitato, è in effetti alla lunga abbastanza noioso.
Anche perché non si capisce esattamente quale sia il risultato da raggiungere: anche reperendo le necessarie chiavi, tutti gli antidoti, la pergamena, che consentono di superare le varie insidie, illusorie o reali che siano, e risolvendo l'indovinello presente, non si arriva a un vero e proprio epilogo (o almeno, io non l'ho colto).
Superando le varie prove si continua a girare indefinitamente per i vari palazzi: ho ipotizzato, visto anche l'incipit che ci spiega come l'opera miri a riportare le trame sottili dell'epopea di Fi'a' za, che l'autore abbia volutamente evitato di completare il plot, regalandoci una conclusione che fosse positiva, negativa e quant'altro.
Il suo obiettivo era infatti descriverci una parte, quella più onirica, del cammino del suo protagonista, sfidandoci a portarlo a termine superando le varie difficoltà presenti in un limitato lasso di tempo, e confrontando il nostro risultato con altri giocatori-lettori.
Tuttavia qualora sia stata questa la scelta effettiva (e non una mia mera speculazione) trovo che in un contesto come questo, quello di una gara con votazioni espresse da singoli giudici (popolari o di merito che siano), optare per una simile struttura abbia poco mordente, proprio perché nel 95% dei casi (e anche nel mio caso) tale sfida non si concretizzerà in alcun confronto effettivo.
E se si toglie questa possibile evoluzione rimangono solo i lati negativi dell'idea: la ripetitività dei paragrafi, la mancanza di un finale che dia maggior senso alle nostre peripezie e che allo stesso tempo ci eviti quella sensazione di smarrimento, e di scarsa comprensione delle dinamiche che regolano il testo, che ci accompagna lungo tutta la lettura.
Io credo che Fi'a'za e il venditore di tappeti proposto in un altro contesto e con altre possibilità di interazione da parte di un gruppo di giocatori ampio, pronto a sfidarsi, e magari con la supervisione dell'autore, in grado di sciogliere eventuali dubbi che può venire a creare la struttura "surrealista" dell'opera (priva anche dei canonici bivi, sacrificati sull'altare di una totale libertà di movimento), e di regalare dinamicità, con il suo intervento, ai passaggi più immobili, sarebbe potuto risultare un ottimo esperimento. Penso per esempio a un gioco da fare una sera tra un gruppo di amici, o a una sfida da lanciare direttamente su di un forum.
Nell'ambito dei corti purtroppo l'opera vede sminuiti i suoi indubbi elementi positivi ed esaltati, oltre i reali demeriti, quelli negativi.
Con dispiacere devo ammettere che tra i lavori in concorso quest'anno questo è quello che mi ha divertito di meno, forse anche perché non sono stato in grado di gestirne correttamente le evoluzioni (e quindi per miei limiti): ed è un vero peccato, perché lo scritto ha grosse potenzialità, espresse in questa occasione solo in piccola parte. Per coerenza però con le altre votazioni (ho dato due 6) sono costretto ad assegnare la mia prima insufficienza del 2012.
Il mio voto, alla luce delle considerazioni riportate, è 5,5.