Apocalisse! secondo me ha il grande problema di essere troppo “di nicchia”: non tutti apprezzano questa quantità di enigmi. Ma ero consapevole fin dall’inizio che una a buona fetta di voi non sarebbe piaciuto.
Ho deciso comunque di scriverlo nonostante tutto: era un esperimento troppo ghiotto, un’idea troppo particolare per non essere provata... Immaginavo sarebbero piovuti almeno due o tre 4, ma i voti non sono tutto: i librogame sono anche sperimentazione, se non si sperimenta non ci si evolve.
“La nebbia”, in questo senso, è stato un maestro magnifico di sperimentazione, anche se a suo tempo non sono riuscito ad apprezzarlo come meritava.
Butto giù qualche riga per provare a spiegare l’idea che sta dietro ad Apocalisse!.
L’intero corto ruota intorno ad un concetto: l’accanimento.
Troppo spesso, nella vita, capita di accanirci nei confronti di qualcosa/qualcuno, e il mondo dei librogame ne è un ottimo esempio.
Lanci di dadi su lanci di dadi, rigiocare un librogame infinite volte per finirlo, i grafi, le guide strategiche... E’ tutto accanimento. I grafi, soprattutto, sono l’esempio più eclatante. Non si riesce a finire un libro? Molti di noi fanno un grafo in cui indicare i guadagni, le perdite, i nemici, le armi, gli oggetti... si mappa tutto e alla fine si riesce a risolvere il groviglio. E’ accanimento (nel senso positivo del temine, eh...).
In Apocalisse! ho voluto provare a fare questo: scrivere un corto che rendesse nella pratica il concetto di accanimento, con una storia/trama che fossero al servizio di questo concetto.
Ecco come penso sia andata la partita per la maggior parte di voi:
partita iniziale: morte;
altre X partite: sempre la morte;
controllo se c’è almeno un’altra conclusione (-> accanimento): c’è;
controllo se c’è una strada per portare a quest’altra conclusione (-> accanimento): non la trovo;
controllo dei check/oggetti/orologi (+ eventuale grafo), per vedere se riesco (-> accanimento): non riesco.
Non riesco a finirlo: frustrazione. Il voto è 6.
In questo accanimento nel cercare la fine, il paragrafo “Caveau” offre una chiave di lettura: non esiste una strada giusta, non c’è un unico percorso, non esiste “la strada”, il true path. Nella vita non c’è mai una strada giusta, ci sono semplicemente tante strade da percorrere, e non c’è un premio se si raggiunge un certo risultato.
A questo punto, ci si accorge che il paragrafo “Evacua”, riconosciuto da tutti come finale positivo, è in realtà un finale troppo amaro e codardo per essere la fine della storia. E ci si accorge che il paragrafo “Caveau” è l’unico vero finale positivo della storia. Quindi, il corto è perfettamente completabile se si ribalta questo punto di vista.
Ecco, in questo corto ho provato a sperimentare questo tipo di approccio: un ribaltamento dei concetti, come una specie di prova comportamentale. Il continuo rimpallo tra Apocalisse! e True Path è stato un espediente per trattare la tematica dell’accanimento.
Capisco che, come fulcro dell’intero corto, è forse un po’ troppo estremo, pretestuoso, assurdo e difficile da interpretare, ma ripeto ho voluto provare ad uscire un po’ dal classico corto, per scrivere qualcosa di un po’ più “al limite” e poco classificabile.
Il corto è venuto esattamente come volevo: la sensazione straniante, a tratti incomprensibile, esasperata, il non capire cosa succede, il ribaltamento dei concetti, ecc. Dal punto di vista tecnico sono molto soddisfatto, anche se, ripeto, sapevo già che un approccio di questo genere non sarebbe piaciuto quasi a nessuno.