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I CORTI 2014 - Sull'orlo del buco - (19-25/ Maggio)

Re: I CORTI 2014 - Sull'orlo del buco - (19-25/ Maggio)

EGO ha scritto:

C'è stato un disguido di comunicazione tra i giudici. Come conseguenza, al momento non sono disponibili il commento e il voto di Rygar.

Chiedo scusa per il ritardo. Ovviamente è solo colpa mia. Ho appena inviato il mio voto con commento.

"Se non volete sentir ragioni, sentirete il filo delle nostre spade!"

Rygar
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Re: I CORTI 2014 - Sull'orlo del buco - (19-25/ Maggio)

Tra elezioni e fatti personali non ho fatto in tempo a votare.
Non avevo del resto esplorato a sufficienza tutto il corto, e per altro rimango molto in dubbio su come valutarlo: ad alcuni aspetti molto buoni ne contrappongo altri che non mi piacciono, sia a livello di struttura sia narrativo.

Ho vinto È un gioco da ragazzi E In cerca d'avventura al primo tentativo.

Charles Petrie-Smith
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Re: I CORTI 2014 - Sull'orlo del buco - (19-25/ Maggio)

Io mi sono astenuto da votare perché non sono riuscito a leggerlo... a me non ha catturato proprio, nonostante le premesse che sembravano incredibili. sad

monpracem
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Re: I CORTI 2014 - Sull'orlo del buco - (19-25/ Maggio)

Siamo pronti!


Commento di Rygar


Questo corto affronta contemporaneamente due temi: l’Italiano e lo svantaggiato. Il protagonista, infatti, è un eroinomane all’ultimo stadio che si muove in una cittadina degli anni ’90. L’atmosfera colpisce fina dal Prologo (magistralmente descritto) e la mente non può non correre a Trainspotting e ad altri libri/film di Welsh. Il lettore potrebbe anche pensare alle atmosfere di Paz, soprattutto per quanto riguarda il degrado sociale dei peronaggi. Il tema della droga è affrontato in maniera cruda e realistica, sia per quanto riguarda la descrizione del protagonista che per gli effetti in ambito di gioco. È anche evidente che l’autore si sia documentato sui termini “tecnici”: rota, schizzo, quartino e altri. Anche i tipi di droghe che compaiono sono ben descritti.

La difficoltà del gioco è elevata e, se non si può parlare di “true path”, è pur vero che l’autore ha inserito molti vicoli ciechi e scelte che, senza troppe motivazioni logiche, conducono alla morte. Si parla di un tossico che rischia la vita ogni giorno, d’accordo, ma mi pare eccessivo far finire l’avventura solo perché i luoghi dell’indagine vengono visitati nell’ordine sbagliato o perché non si ha un dato oggetto che non sembrava utile al momento in cui ne veniva proposta l’acquisizione. Molto apprezzabile, invece, è l’idea di inserire ben due indizi “numerici” per impedire di barare.

Purtroppo, ci sono vari elementi che contribuiscono a distruggere il realismo della storia, abbassandone inesorabilmente il voto. Tanto per cominciare, l’intuizione del protagonista nel prologo, per quanto sensata, stona un po’ perché si tratta di un tossico: è credibile che, trascinato all’obitorio dai Carabinieri, si metta a riflettere sul fatto che la sorella era mancina e aveva ancora vene utilizzabili nel braccio destro. Anche Carletto “La Morte” è un personaggio poco plausibile, perché viene presentato come un semplice fattone e poi ci fornisce la soluzione dell’indagine su un piatto d’argento.

Ma la parte “narrativamente” più improbabile è proprio la conclusione. È orrendo lo spiegone finale del “cattivo” che racconta ai propri scagnozzi cose che tutti e tre sanno benissimo, a uso e consumo del protagonista e soprattutto del lettore. Ma, pensandoci meglio, tutta la faccenda dei falsari non sta in piedi: questi tizi stampano soldi falsi in un paesino dove tutti si conoscono e, per di più, lo fanno in un capannone accessibile pressoché a chiunque. C’è poi da spiegare come mai debbano prendersi tanto disturbo per simulare la morte di una tossica, quando basterebbe scavare una fossa e lasciarla lì.

Un altro punto dolente sono i tre finali, che pure rispettando le condizioni imposte dal bando. In pratica solo quello “negativo”(par. 49) è coerente con il personaggio e l’atmosfera cupa del racconto: un perdente deve perdere. Nel finale “agrodolce”, la Speed diventa una sorta di pozione di Asterix (o spinaci di Braccio di Ferro) e non so quanto ciò sia realistico. Ma ancora meno credibile è l’epilogo “buono”, in cui il “Baba” guarisce Annibale con un discorsetto degno dei Baci Perugina, come se farsi di eroina fosse un vizietto tipo mangiarsi le unghie.

Per concludere, “Sull’orlo del buco” è un racconto scritto molto bene dal punto di vista dell’atmosfera e della ricerca delle fonti, che purtroppo risente di una struttura ludica non molto solida e di alcune ingenuità narrative troppo “naif”, soprattutto se inserite in questo contesto. È un vero peccato, perché avrebbe potuto essere un capolavoro. Stando così le cose, rimane solo la speranza che l’autore scriva ancora

Voto: 8

EGO
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Re: I CORTI 2014 - Sull'orlo del buco - (19-25/ Maggio)

Commento di gpet74



Aspetto "Libro"

(In questa sezione esamino l'aspetto letterario dell'opera e la storia in se).


Sull'Orlo del Buco, a parte il titolo davvero bruttino, è un gran bel racconto con poche sbavature.

L'idea di interpretare un tossico eroinomane impegnato in una inutile e disperata indagine sulla morte della sorella è davvero interessante. Perché inutile e disperata? Ma perché, quale che sia l'esito dell'indagine, essa non dovrebbe cambiare i due fattori alla base delle vicende, ossia che 1) la sorella l'ha ammazzata il protagonista, trascinandola nella dipendenza prima e rifiutandosi di aprirle la porta poi e 2) che comunque vada, il protagonista è condannato al di là di ogni possibile redenzione.

Anche per questo ho trovato molto stonato uno dei finali e la presenza di alcuni personaggi. Ma di questo riparlo tra un attimo.

Ho trovato davvero curata l'ambientazione, sia per quanto riguarda la ricostruzione temporale dell'Italia di provincia anni '90, che per quanto concerne la vita, le ossessioni e il modo di pensare del tossico che siamo chiamati a interpretare. Roccabandita e dintorni sono un'ambientazione crepuscolare, torbida e avvolta dalle nebbie, dove la gente "normale" evita di uscire la sera e rimane sempre sullo sfondo, come se fosse ormai al di là dell'interesse e delle percezioni del protagonista.

Insomma l'ambientazione è perfetta, il protagonista pure. Peccato per quelle sbavature di cui accennavo prima.

Ho trovato alcuni comprimari decisamente fuori luogo, quasi caricaturali e, per tanto, poco credibili. Essi stonano dentro ad una ambientazione altrimenti così curata. Primo tra tutti quel Carletto la Morte che sembra quasi offrire uno spunto fantasy o sovrannaturale alla vicenda. Spunto che, invece di rendere la storia più interessante, stona, riattivando quell'incredulità che tanto efficacemente era stata sospesa fino ad ora. Anche il Venerabile, per quanto prima di uno dei finali, faccia appena una comparsata, ha il medesimo difetto e non parliamo dei tre criminali che mi hanno ricordato, come modo di comportarsi e, soprattutto, di parlare i cattivi di Topolino & Co. Insomma rileggete il paragrafo in cui il protagonista origlia le loro confessioni e immaginate che a parlare siano Gambadilegno o i Bassotti. Inoltre il fatto che il protagonista arrivi proprio in tempo per sentire lo spiegone che i cattivi si fanno l'un l'altro (nonostante essi sappiano già tutto, quindi sia sommamente illogico che stiano lì a rispiegarsi tutto) è stata davvero una grossa caduta di stile.

Ho trovato molto più calati nel contesto e verosimili personaggi come Donnola e la Principessa Fulvia.

Parlando dell'indagine, quindi della storia in se. Essa è ben strutturata, con due indizi da trovare e da mettere insieme per arrivare a risolvere la faccenda. Qualche vicolo cieco, ma facilmente evitabile, ma soprattutto lo spettro sempre presente e ingombrante dell'astinenza che domina ogni scelta del protagonista, arrivando ad essere la vera protagonista della vicenda, molto più dell'indagine stessa.

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Aspetto "Game"

(In questa sezione esamino le meccaniche dell'opera e, se presente, il regolamento).


Mentre leggevo il regolamento mi sono trovato a pensare: "Ma dai, come pretende l'Autore di gestire tutta sta roba in un Corto?"

Infatti, a dispetto di un regolamento apparentemente light, il sistema di questo Corto è complesso. Stando al regolamento il Corto dovrebbe gestire in autonomia il passare del tempo, la posizione dei NPC che si spostano indipendentemente dal protagonista, l'astinenza del protagonista, la possibilità di venire braccato dalla polizia, la possibilità di rubare oggetti e poi portarli da un ricettatore per commutarli in denaro, l'acquisto di eroina e/o di altre droghe di vario tipo e genere. E non dimentichiamoci la raccolta di indizi sul caso che si sta seguendo.

Invece ho potuto constatare che la meccanica del gioco riesce a gestire decentemente tutti questi aspetti, mantenendo in gran parte le promesse fatte. Ok, alcuni degli aspetti di cui sopra vengono poco sviluppati e molto semplificati (e vorrei vedere!) ma li ho trovato tutti presenti e ben implementati nel Corto.

La cosa più complessa da gestire mi è parsa il passare del tempo in relazione all'astinenza e alla posizione dei personaggi secondari, in particolar modo Fulvia, la quale, a seconda di quando ci si reca a casa sua possiamo non trovarla, perché sta passeggiando il cane, quindi possiamo trovarla o prima al parco o più tardi a casa. Davvero un tocco di classe, peccato non averlo potuto applicare a tutti i personaggi... ma il limite dei 50 paragrafi e 15.000 parole era pressante.

La concatenazione dei paragrafi mi è parsa perfetta con varie strade possibili che conducono ai tre possibili finali (che invece non ho apprezzato, ma ne parlo poi). Ci sono delle istant death legate all'astinenza che ho trovato fastidiose, soprattutto perché non viene detto al lettore quali sono i tempi della rota.

Voglio dire: nel prologo è sera e noi ci stiamo facendo con un quartino ed è chiaro che è l'unico a nostra disposizione. L'effetto dura agevolmente per tutta la notte e per il mattino seguente, quando i carabinieri ci portano in centrale per il riconoscimento di nostra sorella. A quel punto quanto sarà passato? Otto ore, come minimo, ma volendo anche di più, eppure non siamo in rota, altrimenti non avremmo potuto osservare tutte le stranezza sul cadavere di Margherita che poi avviano la storia. A quel punto abbiamo ancora tempo di andare al mercato, borseggiare una casalinga e poi comprarci due dosi. Quindi? Quindi un quartino ci è durato tra le otto e le dodici ore, prima di essere arrivati al limite.

A quel punto ci facciamo due schizzi, prima uno, seguito da dormita e poi un'altro nel primo pomeriggio. Cosa saranno? le 13.00, le 14.00? Ergo questo secondo schizzo dovrebbe sostenerci almeno fino 21/24 della sera. Invece seguendo alcune strade si va in rota molto ma molto prima, senza una spiegazione, né la possibilità di cercare altre dosi anche avendo i soldi per comprarsele.

Personalmente avrei gestito in maniera meno "narrativa" l'acquisto delle dosi e lo smercio della refurtiva. Il risultato sarebbe stato meno elegante ma avrei avuto più spazio per gestire meglio i tempi dell'astinenza.

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Aspetto emozionale

(In questa sezione esamino l'impressione profonda che il Corto mi ha lasciato).


Come ho già avuto modo di dire il corto mi è piaciuto e mi ha coinvolto, nonostante qualche sbavatura qua e là. Fino alla fine pensavo di dargli un voto altissimo (Per la media di Gpet, intendo, insomma comunque veleggiavo sul nove) ma poi sono arrivato ai tre finali.

Innanzitutto l'impressione è che essi siano stati messi lì, perché il bando lo richiedeva, ma per nessun altro motivo. Infatti mi sembrano ad ogni buon conto assai poco risolutivi. E se posso accettare i primi due finali, in cui comunque dopo la furia vendicatrice (nel primo) o la fuga a rotta di collo(il secondo) resta chiaro quel che dicevo in apertura della recensione: l'inutilità delle azioni compiute e la disperazione di una vita senza vie d'uscite. Qui il protagonista è e resta un tossico la cui vita vale meno della pera che lo ucciderà.

Ma il terzo finale con l'apparizione angelica di Baba che, con due parole, dona speranza al protagonista, l'ho trovata davvero pessima. Posticcia è dire poco! Questo finale, che poi avrebbe dovuto essere quello migliore, il più ambito, è raggiungibile al pari di tutti gli altri (anzi è più semplice da raggiungere che non il finale in cui è richiesto di avere l'anfetamina), presenta un personaggio inverosimile e quasi magico (quindi un cazzotto in un occhio in questa ambientazione) che si rivela essere il peggior deus ex machina letterario che si possa immaginare, risolvendo con una manciata di parole, per altro banali, una situazione non risolvibile.

Oh, non dico che un tossico, allo stadio del nostro protagonista non possa, matematicamente, disintossicarsi. Ma per provarci, se non altro, dovrebbe aver svolto un percorso interiore che invece io non ho visto nella lettura di questo Corto, né ne ho avuto sentore nell'introduzione. Insomma, questo paragrafo 50, da solo, riesce a farmi togliere un punto ad un Corto altrimenti splendido


Il mio voto per questo Corto è dunque un 8

EGO
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Re: I CORTI 2014 - Sull'orlo del buco - (19-25/ Maggio)

Commento di EGO


Sarò strano io, ma per me la fiction "dura" è molto più impressionante in terza persona, quando sono un osservatore, che in prima persona, quando assumo il controllo del personaggio. È molto raro che, per esempio, in un videogioco io possa provare rimorso o repulsione verso le azioni che faccio compiere al mio avatar (posto che la scelta di compierle sia mia, e non, per esempio, decisa dai designer attraverso un filmato su cui non ho alcun controllo). Ecco perché non ho nessun problema a "impersonare" un drogato in un racconto-game.

Con quest'ottica, ho apprezzato moltissimo Sull'orlo del buco. Il Corto rispetta appieno il regolamento: il personaggio è svantaggiato e ciò si riflette negli eventi narrati. D'accordo, è in grado di compiere furti senza farsi beccare, ma chi ha fatto questa osservazione forse non conosce le eccezionali capacità di un uomo disperato, specie se a guidarlo è la disperazione dell'astinenza. Così come il nostro Annibale è sì in grado di prevalere in una rissa di strada, ma solo se aiutato da una sniffata di speedball. Tutto ciò è realistico, come lo è lo svantaggio vero e proprio, ovvero la 'rota' (non sapevo si chiamasse così!). L'autore dimostra notevoli conoscenze sull'argomento; conoscenze derivate da amici o familiari caduti nel giro, spero (o meglio: no, spero che non sia nemmeno per questo, sebbene molti di noi ne abbiano conosciuto da vicino almeno un caso).
Non deve nemmeno sfuggire l'italianità dell'ambientazione: anche se una vicenda simile poteva svolgersi - per dire - a Detroit, la provincia italiana, i suoi giri e i suoi personaggi sono unici, e qui è stato tutto molto ben caratterizzato.

Lo svolgimento degli eventi è dunque molto coinvolgente, permeato da una tensione palpabile, sia per la corsa contro il tempo, sia per i continui rischi, ben rappresentati dai "check" per la dose e dalle instant-"death" che ci accolgono se andiamo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Dal mio punto di vista, questi paragrafi di sconfitta non sono ingiusti e imprevedibili come alcuni hanno sottolineato: mi è risultato intuitivo che le ore migliori per visitare luoghi pubblici, o la casa di persone conosciute, fossero quelle diurne, mentre per recarsi in luoghi come i Pescetti, descritti chiaramente come facili ritrovi per gente losca, fossero meglio le ore serali. Così ho condotto la mia indagine, portandola a termine al secondo tentativo (il primo stroncato dal check metadone sì/metadone no). Le pattuglie dei carabinieri sono un po' random, è vero, ma ben più gratuito mi è per esempio parso l'incontro con i capocotti.

L'indagine, benché si possa finire seguendo più percorsi, è condotta secondo le regole di Steve Jackson: una scelta apparentemente sensata può nascondere la sorpresa fatale, ed è necessario trovare degli indizi-chiave accompagnati da modificatore numerico. Il fatto che i due modificatori si dovessero usare in rapida successione mi ha ricordato soprattutto La creatura del male, ma lo svolgimento dell'avventura in generale ha il gusto di Appuntamento con la M.O.R.T.E..

Dal punto di vista strutturale, solo una cosa mi ha deluso: il fatto che tutti e tre i finali scaturiscano dal penultimo paragrafo. Ci sarebbe stato bene un finale "nascosto". Narrativamente, però, la soluzione adottata dall'autore ha senso: quelle tre scelte sono tutte verosimili nella situazione presentata nel finale. Diciamo quindi che la mia delusione deriva dal fatto che mi piacerebbe vedere un tocco di varietà e di complessità in più in Corti che prevedono finali multipli, magari con un path ben nascosto e rigidissimo che porta ad un finale a sorpresa. Ma non faccio un biasimo all'autore, che ha fatto una scelta corretta e formalmente inappuntabile. Lo spazio è poco, e lui ha privilegiato la struttura a mappa e a tappe, e l'intreccio delle varie situazioni, portando a un imbuto finale che le riallaccia tutte. Non penalizzo dunque il Corto per questo motivo.

Meno accettabile è l'incongruenza temporale tra alcuni "check" delle dosi di eroina, chiaramente dettata dal desiderio di far quadrare il path a scapito del realismo. Soprattutto le due dosi mattutine del paragrafo 20 non hanno senso, visti poi gli intervalli tra una dose e l'altra nel corso della giornata; paragrafo ancora più problematico per via del "aggiorna il registro" e "cancella le dosi dal registro" nel giro di poche righe. Questi sono classici esempi di bisticcio tra la parte "libro" e la parte "game" di questo genere di narrativa; esistono anche in opere molto più classiche e blasonate, e anche qui non ne voglio particolarmente all'autore, però si nota.

Quello che invece mi fa restringere il voto, è l'aspetto stilistico e narrativo. Il prologo è di straordinario impatto, ma fa già intravedere una tendenza al florilegio e all'esagerazione. La frase di apertura rimanda più a scenari apocalittici alla Robocop 2, che alla situazione a cui effettivamente guardiamo oggi col senno di poi (ma va detto che, all'epoca, la sensazione generale sull'argomento droga era sicuramente delle stesse fosche tinte usate in questo prologo).
Nel seguito del testo, l'autore si perde talvolta in dettagli di troppo, lasciando poco all'immaginazione: un esempio è nel Regolamento, quando ci viene spiegata la situazione economica del protagonista. Vedi anche il paragrafo 21, dove ci si poteva risparmiare il commento di un eroinomane sulla vita lavorativa di altre persone: ci starebbe se il protagonista fosse un illuminato santone o un sedicente tale, magari con intenti parodistici, ma qui si sfiora il ridicolo e il cattivo gusto.

C'è poi un uso talvolta smodato di aggettivi: vedi il paragrafo 20 (pingui e infagottati, stentoree e sguaiate) o il 33 (anziana signora, penoso tragitto). E poi i dialoghi: in confronto alle descrizioni, che nonostante quanto già detto sono decisamente di buona qualità, i dialoghi proprio non reggono. E non parlo di Carletto la Morte, strafatto di allucinogeni, quanto piuttosto di Fulvia (specialmente al 43: troppi dettagli per un dialogo realistico, e poi: "Non voglio fomentarti"? Mai sentito, nemmeno da persone nate con la puzza sotto il naso), di Donnola, e ovviamente degli assassini di Margherita.
Un po' un peccato anche il finale "buono": non è del tutto fuori posto, ma suona goffo. Ci sta, ma potrebbe starci meglio.

Infine: dal punto di vista grammaticale, mi ha mandato in bestia l'errore sistematico dell'articolo 'un' senza apostrofo davanti alle parole femminili. Si verifica praticamente in tutte le occorrenze, salvo un paio già evidenziate da altri lettori. Per il resto, a parte "lo Ciao" che nessuno ha perdonato, ci sono altri errorucci, magari meno evidenti ma che è giusto segnalare: in particolare, la lettera maiuscola dopo le virgolette che chiudono un discorso diretto (vedi per esempio dopo il primo dialogo di Fulvia al 25).
Poi ancora:
- Regolamento: "non possedendo un lavoro ne alcuna fonte di reddito..."
- Regolamento: "facendo si che qualsiasi incontro con i carabinieri..."
- 1: "e che questo gli abbia promesso della roba..."
- 5: "le persone sono costrette a giragli intorno" (è un'edicola)
- 13: "si fa consegnare un paio di valige" (accettabile, ma 'valigie' è più corretto)
- 24: "un alfa 75" (e manca l'apostrofo!)
- 29: "sanno bene in che condizioni disastrosa ti trovi"
- 33: "qualcun'altro"
- 41: "la città sembra che stia quasi per intero dormendo"
- 43: "protetta da delle sbarre" (un po' troppo colloquiale)

Sull'orlo del buco è un corto ottimo, a cui inizialmente pensavo di dare un voto altissimo. Mi trattengo per via degli aspetti stilistici che ho evidenziato, e per quella scelta tripla nel finale che toglie un po' di esplorazione e di interattività in più che avrebbero reso il Corto veramente speciale (sebbene, narrativamente, ci fossero poche alternative).

Il voto è 8. Gran lavoro!

EGO
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Re: I CORTI 2014 - Sull'orlo del buco - (19-25/ Maggio)

Ed ecco il riepilogo di Votanti, voti e medie. Come al solito, segnalate se ho dimenticato qualcosa!

Mornon: 9,5
Aloona: 7,5
E.A. Coockhob: 9
gabrieleud: 9,5
Adriano: 8,5
LordAxim: 8,5
abeas: 7,5
Anima di Lupo: 7,5
Heimdall di Bifrost: 8,5
Yaztromo: 9
suaimondi: 8,5
babacampione: 9,5
Apologeta: 8
lonewolf79: 8,5
ilsaggio79purelui: 9
Rygar: 8
gpet74: 8
EGO: 8


Totale votanti: 18
Punteggio totale: 152,5

Media: 8,472

EGO
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Re: I CORTI 2014 - Sull'orlo del buco - (19-25/ Maggio)

Purelui lol

Il buongiorno si vede dal mattino.
E' la giornata di merda che ti coglie completamente impreparato...

suaimondi
Miracle Blade
Grande Maestro Ramas
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Re: I CORTI 2014 - Sull'orlo del buco - (19-25/ Maggio)

suaimondi ha scritto:

Purelui

e bravo suinimondi, fai lo spiritosone fai... smile2  'stardo...

ilsaggio79
Principe del Sole
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Re: I CORTI 2014 - Sull'orlo del buco - (19-25/ Maggio)

Io a causa dei problemi del sito sono arrivato in ritardo, comunque lascio il mio voto per i posteri!
Corto ben scritto e dal protagonista insolito. I personaggi, pur rientrando in cliche, sono ben definiti, per quanto lo permette la brevità del lavoro: simpatica anche l'idea di dare ad ognuno di loro un soprannome, che rende bene l'ambiente della piccola città di provincia in cui si muovono. Il true path è ben nascosto, ma non troppo complicato, anche se non tutte le scelte si sottraggono all'arbitro dell'autore. Interessante il fatto che vada tenuto conto anche del tempo trascorso, ma sarebbe stato meglio l'aspetto fosse più ampliato (anche se ci viene spiegato bene nel prologo di prestare attenzione). Il sistema di gioco è semplice quanto basta. Ben fatta l'approfondimenteo sulle droghe, ed i loro effetti. Note dolenti: lo Ciao, ripetuto spesso durante il Corto, ed il finale positivo, che è veramente troppo positivo, soprattutto se confrontato con l'incipit apocalittico.
In conclusione do un 7,5.

firebead_elvenhair
Ultimo Vero Eroe
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